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21 GIOVEDÌ 12 DICEMBRE 2019 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA C ari lettori,torniamo ad alcune date di di- cembre che hanno una Connessione Ita- liana.....Il 7 dicembre 1941, data che non dimentiche- remo mai, il Giappone bombardò Pearl Harbor, facendo sì che il Congresso e il Presidente Roose- velt dichiarassero guerra al Giap- pone, alla Germania e all'Italia. Il 15 gennaio 1942, un mese dopo il bombardamento di Pearl Harbor, il mio buon amico Mario Avigi- gnone, orgoglioso piemontese ed editorialista di lunga data di Fra Noi News edito a Chicago, ricor- dava che "dieci amici ed io era- vamo nella Rose Bowl Casino Tavern che discutevamo della guerra e tutti decidemmo di ar- ruolarci il giorno dopo. Nove ven- nero accettati, io fui rifiutato..... sottopeso. Parlai con uno degli uf- ficiali medici e chiesi quanto do- vevo pesare per essere accettato nelle forze armate. Mi guardò e sorrise. 'Sei sottopeso, e nessuno ti vuole. L'Esercito, i Marines, la Marina e l'Aeronautica non ti vo- gliono perché sei troppo sotto- peso'. Quando chiesi all'ufficiale: 'Quanto deve pesare una persona per essere accettata?' Mi rispose: 'Devi pesare almeno 120 libbre'. Ero determinato ad aiutare il no- stro paese e chiesi all'ufficiale: 'Se scendo le scale e mangio 6 libbre di banane il mio peso arriva fino a 118 libbre, così posso essere accettato'. Poi mi mise le braccia intorno alle spalle e mi disse: "Sappiamo quanto ami il nostro paese e vogliamo aiutarti. Ab- biamo deciso di accettarti a 112 libbre e devi promettere di man- giare molto e di aumentare il tuo peso. Ti arruoleremo nell'Army Air Corps" (come si chiamava al- lora). Lo guardai preoccupato e dissi: "Signore, non voglio volare in aereo". Rise di nuovo. 'No', ri- spose, 'per ogni uomo di un equi- paggio aereo, ci sono 8 uomini a terra che devono sostenerlo, come cuochi, K.P., medici, impiegati di ufficio, ecc. Hai buoni precedenti come impiegato d'ufficio e l'Air Corps ha bisogno di buoni impie- gati'. Quel giorno, il 14 gennaio 1942, fui accettato nell'Air Corps". *** Le famose tregue di Natale sono state documentate sul fron- te occidentale tra inglesi, france- si e tedeschi. Nelle profondità invernali della guerra francese, in qualche modo, lo spirito delle feste passò, e interi reggimenti di combattenti smisero di combat- tere, uscirono dalle trincee, e "spezzarono il pane" insieme, condividendo anche le loro razioni. Potete immaginare come reagirono i Grandi Generali! Anche per questo, le tregue sono diventate leggendarie e hanno generato molte storie, libri, opere teatrali e persino un film. Ma, ancora una volta, si trat- tava sempre del Fronte Occidentale. Grazie a Ken Borelli, Vice Presidente e Presidente di IAHF Events and Cultural Activities Chair di San Jose, California (408-293-7122) posso condividere frammenti di una tregua di Natale della prima guerra mondiale da una prospet- tiva italiana, come raccontato da due membri dell'Italian American Heritage Foundation. (Ken Borelli è anche autore di Flavors from a Calabrese Kitchen - California Style, che è stato ristampato più volte). Maria Bandy dice che l'epi- sodio della tregua natalizia è una delle poche storie di guerra di cui parlava suo padre. Francesco Cancilla, nato nel 1890 a Trabia, in Sicilia, servì nell'esercito ita- liano per nove anni e combattè gli Austro-ungarici e i Tedeschi nel nord-est d'Italia. Maria evi- denzia che la famiglia allora sof- frì due volte: suo padre era lon- tano a combattere, mentre intere zone del paese vennero colpite dall'influenza che uccise più persone della guerra stessa. L'unica storia di cui era disposto a parlare era quella in cui il suo reggimento e quello nemico dichiararono una tregua natali- zia. I soldati di entrambe le parti uscirono dalle trincee per incon- trarsi, per condividere razioni e musica. Quando finirono le feste, tutti tornarono ai rispettivi schiera- menti e il massacro ricominciò da capo. Sfida la logica della guerra, ma questo è stato ben documentato sul fronte occiden- tale. Eppure, non è noto che que- sto stesso spirito prevalse nella guerra intorno al Fronte Alpino e dei laghi italiani. Anche un altro membro dell'IAHF, Vita Fota, cita la stessa storia raccontatale dal padre, Giuseppe Montemagno di Palermo, già immigrato negli Stati Uniti quando scoppiò la guerra, e tor- nato in Italia nel 1916 per com- battere per il suo paese natale. *** Frank Sinatra celebrava il compleanno a dicembre. Era nato il 12 dicembre 1915 ed era stato consegnato dalla "cicogna" a Hoboken, New Jersey. Frank ci ha lasciato nel 1998, quando è morto all'età di ottantadue anni. La sua semplice lapide dice: Francis Albert Sinatra. 1915- 1998. "IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE". Speriamo tutti che sia così. *** Richard Nixon è stato il nostro trentasettesimo presidente dal 1969 al 1974, quando si è dimesso. Fu anche il primo californiano ad entrare alla Casa Bianca. Frank Sinatra aveva fan in tutto il mondo. Il presidente Nixon richiese Frank come inter- prete alla White House State Dinner per il primo ministro ita- liano e sua moglie. Frank lasciò con gratitudine la pensione per l'occasione e fu così eccitato dal- l'invito che portò tutti e tre i suoi figli a Washington, in modo che potessero sentire tutte le lodi del Presidente degli Stati Uniti: "Frank Sinatra è per la musica americana ciò che il Washington Monument è per Washington: il massimo". "Questa Casa è onorata di avere un uomo i cui genitori sono nati in Italia, ma che da umili origini è arrivato ai vertici dello spettacolo", disse Nixon. I duecentoventi ospiti dell'East Room si sedettero esta- siati mentre Frank cantava un medley dei suoi classici, tra cui Moon River, I've got the World on a String, One for My Baby, I've got You Under My Skin, e Try a Little Tenderness. "Quando ero un ragazzino nel New Jersey, pensavo che fosse fantastico riuscire a dare un'oc- chiata al sindaco durante una parata", disse Sinatra. "Stasera, qui con il mio presidente, il primo ministro italiano, e i loro ospiti, per me è un grande risul- tato. Sono onorato e ho il privile- gio di essere qui. Amo il mio Paese. Lo amiamo tutti. E' così. La ringrazio, signor Presidente, per avermi invitato qui. È stato meraviglioso esibirsi per il primo ministro del paese di mio padre". Come bis patriottico, Frank cantò "The House I Live In", che portò Nixon a balzare in piedi per gui- dare gli applausi. ***