L'Italo-Americano

italoamericano-digital-12-12-2019

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GIOVEDÌ 12 DICEMBRE 2019 www.italoamericano.org 45 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO paiono personaggi della vita quo- tidiana, come la casalinga che cala dal balcone il cestino legato a una corda per prendere la spesa fatta dal marito; il venditore di maccheroni; esponenti politici in vista che si esibiscono nei cosid- detti salotti televisivi. E il più amabile Pulcinella, maschera storica napoletana che fu inter- pretata in teatro anche da Eduardo De Filippo. Nel presepe lombardo sino a qualche tempo fa erano assenti le figure del pescivendolo e del piz- zaiolo: sono comparsi con l'im- migrazione dal Sud, e soprattutto il secondo è diventato assiduo nel '29, quando nel ristorante "Santa Lucia", in via Agnello, frequentato da Eduardo, Totò, Wanda Osiris, Gabriele d'Annunzio…, si accese il forno per fare la prima pizza, che, detto per inciso, non riportò subito il successo degli anni successivi: i primi divoratori furono i poli- ziotti meridionali della questura, che allora era in piazza San nella realtà le voci degli arrotini, degli impagliatori di sedie, degli ombrellai, degli spazzacamini… si sono spente: fanno parte della storia. E della storia fa parte il fondale fatto con il foglio di carta azzurra, poi sostituito da paesaggi dipinti. Nel presepe leccese troviamo anche l'albero della cuccagna, che s'innalzava davvero nelle piazze per la festa del patrono o per le altre ricorrenze; il ficodin- dia; il banco del venditore di angurie, i suonatori, che portava- no le serenate. E come sempre le code di pastori che attraversando mulattiere, viottoli erbosi o inne- vati con contadini al lavoro por- tano ogni sorta di doni. Il presepe popolare, pur non presentando lo sfarzo di quelli patrizi per i pochi mezzi a dispo- sizione, si serviva di ciò che si poteva recuperare, ma il risultato era comunque rilevante. Oggi per i presepisti c'è tutto e tante ricostruzioni della Natività rag- giungono livelli d'arte. Come nel " Che Natale sarebbe senza il presepe?", dice un amico che già quando era un moc- cioso faceva da assistente al nonno, che allestiva presepi così grandi da dover impegnare allo scopo quasi un un'intera stanza. "Quando il caro vecchietto ci lasciò il suo impegno venne assunto da mio padre, che è ancora vivo, ma poi, stanco e malandato, ha affidato l'incarico a me. Si limita a fornirmi sugge- rimenti, e guai se compio un errore di prospettiva. E ha ragio- ne: la prospettiva è importante. Se manca, il presepe è piatto". Per fare un bel presepe occorre talento, arte, immaginazione, esperienza, pazienza. Come ne hanno quelli che in San Gregorio Armeno, a Napoli, via nota in tutto il mondo, realizzano grotte e statuine bellissime e così ben curate da sembrare …viventi. Sotto il Vesuvio la passione del presepe è sempre stata diffusa: nel secolo XVII, molto prolifico da questo punto di vista, persino il re Carlo III, nelle ore di riposo, che dovevano essere tante, tirava su capanne e grotte, alberi e pen- dii, mentre la consorte allestiva con maestria gli abiti di madon- ne, lavandaie, magi e via dicen- do. Nell'affollato Museo del prese- pe di Brembo di Dalmine (Bergamo), accanto a scenogra- fie provenienti da tutto il mondo, sono allineate anche quelle più esemplari provenienti dalla Campania e dalla Puglia. In ogni casa in Italia e altrove si fabbri- cava, e si continua a farlo, il pre- sepe: aristocratici e borghesi non si sottraevano al manufatto. E il popolo neppure. Certo i proletari non disponevano dei mezzi dei signori, ma per quanto riguarda i risultati facevano la loro esaltan- te figura. Non mancavano, e non mancano, i laboratori, visitati da indigeni e turisti, ammirati dalle scenografie suggestive. Elena Sica riferisce che nel primo Ottocento la viaggiatrice tedesca Friedericke Brun (nei suoi viaggi conobbe e strinse amicizia con Goethe, Schiller, Madame de Stael, Herder, Schlegel), dopo aver contempla- to una delle tante rappresentazio- ni plastiche, così si esprimeva: "Attraverso un paesaggio bosco- so e roccioso, attraverso ruscelli e profonde valli si snoda il pom- poso corteo dei re magi, ricco di doni orientali; sono accompagna- ti dalla servitù su dei bei cavalli riccamente bardati e cammelli, dromedari e asini carichi di oggetti preziosi". Nel presepe partenopeo, oltre alle figure canoniche, come il FRANCO PRESICCI un trullo, in un appartamento, nell'androne di uno stabile. Non c'è l'atmosfera tradizionale, il fascino, il calore. Ci sono tanti modi di fare il presepe. C'è chi lo fa con l'argil- la immersa in un secchio d'acqua e chi con il sughero. Mimino Miccoli, uno scultore di grande talento di Statte, in provincia di Taranto, ex dipen- dente dell'Arsenale della bimare, utilizza ogni materiale: dadi, bul- loni, viti con la testa a brugola o a croce, ganci, piastre di giunzio- Esperienza, tradizioni, ar te e creatività: che Natale sarebbe senza il classico presepe italiano? guardastelle, il dormiente, i pastori che portano a spasso il loro gregge, il ciabattino, la lavandaia, il pescatore (l'acqua è uno degli componenti-simboli del presepe, come la fiammella sotto il treppiede; la luce che illumina antri e sentieri), com- Fedele, a due passi dal locale che la serviva. In passato, nei presepi non c'e- rano ortolani con sacchetti di frutta sulle spalle o con esposi- zione di contenitori colmi di pere e arance. Nei presepi milanesi, ben piazzati gli ambulanti, ma Settecento, tra l'altro ricco di sta- tuine ottimamente sagomate, for- temente espressive. Il presepe è magia, favola, incan- to, racconto. Il presepe reca gioia, serenità. Tutto questo, a mio parere, manca nei presepi in cui si fa nascere il Bambinello in ne, tiranti, moschettoni, filo di ferro, molle…, ottenendo opere d'arte vere e proprie, che defini- sce microarcheologia industriale. Fertile, inesauribile, la sua creati- vità. Appena ho visto uno dei suoi presepi, ne sono rimasto colpito e gli ho rivolto domande sui materiali impiegati. "Quello che hai visto è in garza metallica che avvolge cavi coassiali per trasportare le varie frequenze di onde radio. La base, una scheda elettronica, mentre il resto si compone di varie cian- frusaglie con parti di selettori di centralizzate". I presepi e tutti gli altri manu- fatti che Miccoli realizza con elementi saggiamente assembla- ti, ribadisco, sono autentici capo- lavori molto apprezzati, anche nelle mostre. Il presepe è una rappresentazione della nascita di Gesù, che ha avuto origine da tradizioni medievali che poi si sono perfezionate nel Settecento

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