L'Italo-Americano

italoamericano-digital-12-26-2019

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GIOVEDÌ 26 DICEMBRE 2019 www.italoamericano.org 25 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Le condizioni dei pastori sono state sempre miserabili. Chi aveva un orecchio musicale, anche se analfabeta, apprendeva dal padre o dal nonno a suonare la zampogna, dando continuità ad un repertorio tramandato di gene- razione in generazione, coglien- do l'opportunità di integrare le magre entrate con offerte in denaro o in natura. La zampogna era costruita dallo stesso pastore, di cui era malinconica compagna nelle ore di solitudine trascorse nella vigilanza del gregge. Nel Settecento furono in pochi ad avventurarsi nella regio- ne, ma il Romanticismo ottocen- tesco spinse molti a superare paure e pregiudizi con cui era stata diffusa l'immagine dell'Abruzzo, fattori che si tra- sformarono in potenziali motivi di attrazione. Segnaliamo di seguito alcune testimonianze utili per immaginare la civiltà pasto- rale abruzzese e la presenza della zampogna: Edward Lear, cui si deve una delle prime trascrizioni musicali eseguite dopo aver ascoltato i pifferari sulle monta- provengono da quegli antichi suoni, che sono la base di tutte le pastorali" - Hans Geller, in un saggio pubblicato in Germania nel 1954, ricostruisce l'influenza degli zampognari abruzzesi su musicisti e pittori tedeschi; tra i compositori che "presero in pre- stito le melodie dei flauti" lo stu- dioso cita Haendel, Bach, Gluck, Beethooven, Landsberg e Kerll, per i pittori e incisori l'elenco è più lungo, con numerose opere esposte in vari musei tedeschi. Tra i musicisti merita di esse- re ricordato Hector Berlioz. Nell'estate 2012 è stata allestita una mostra in Francia dedicata al viaggio musicale in Italia del grande compositore, che ha posto al centro dell'esposizione la rile- vante influenza esercitata sulla sua opera dalla musica popolare italiana e in particolare dalle sonorità dei pifferari abruzzesi. Il musicista rimase rapito dalla loro musica quando li ascoltò a Roma nel dicembre del 1831, come scrisse nelle sue memorie. Si apprende che nelle escursioni abruzzesi Berlioz fu spesso P er lungo tempo ignorati dalla cultura musicale ita- liana, sono stati spesso esaltati con un alone di leggenda da scrittori, poeti, pittori e musi- cisti stranieri in occasione del loro viaggio o soggiorno in Italia. I viaggiatori del Grand Tour, scendevano in Italia attratti dalle testimonianze storiche, dall'im- menso patrimonio artistico e cul- turale, dai paesaggi, dal clima e dallo stile di vita. Nell'Ottocento sotto la spinta del Romanticismo furono spesso affascinati dalla civiltà pastorale, in Abruzzo come lungo i mille- nari sentieri della transumanza che univano l'Abruzzo alla Puglia e nella campagna romana. Per gli artisti, letterati e musi- cisti che temevano di avventurar- si in Abruzzo, terra percepita come aspra, con montagne sel- vagge e pericolosa per la presen- za di briganti, era possibile imbattersi nei pifferari – come li chiamavano – a Roma, dove arri- vavano da tempo immemorabile nel periodo che precedeva il Natale, come pure a Napoli o in altre città. A loro si devono testimonian- ze significative per ricostruire le tracce degli zampognari e della rilevante influenza esercitata nella cultura europea di ieri e di oggi. Pastori e zampognari, pae- saggi, greggi e costumi divenne- ro – nell'800 - una componente dell'Italia romantica e pittoresca. Ricostruire la presenza dei pastori-musicisti seguendoli negli itinerari del passato, è una sorta di "viaggio nel viaggio" che ritrova pastori, viandanti, viag- giatori e pellegrini. Una presenza molto antica, che riguardava variamente l'intero centro sud, la Basilicata, la Calabria e la Sicilia e soprattutto il Lazio meridionale e il Molise. "Quest'anno sono arrivati dagli Abruzzi più zampognari del solito… Erano di Pescocostanzo e appena arrivati avevano chiesto alla gente dove si trovasse il Papa", scrive nel suo romanzo "Avventura di un povero cristia- no" Ignazio Silone, inserendo il riferimento agli zampognari nel dialogo tra alcuni frati vicini a Celestino V, in quel travagliato dicembre del 1294 che avrebbe portato alle dimissioni del Papa eremita vissuto sulla Maiella- Morrone. Un dettaglio che richia- ma la tradizione degli zampo- gnari lontanissima nel tempo, come testimoniato da espressioni artistiche ancora presenti in anti- che chiese abruzzesi. L'antico mondo pastorale abruzzese, di cui la zampogna era espressione, era caratterizzato da grandi numeri di capi ovini e di conseguenza di pastori. Nell'anno 1592 "la provincia dell'Aquila svernava in Puglia 4.471.496 pecore" (cfr. Inchiesta Agraria Jacini, 1877-1887), seguendo gli antichi tratturi della ANTONIO BINI vagabondo mi aveva condotto", scrisse Berlioz nelle sue memorie di viaggio. Tornato a Parigi, Berlioz ripensando ai paesaggi abruzzesi compose la sinfonia "Harold in Italie". La sinfonia comprende "Serenade d'un mon- tagnard des Abruzzes a sa mai- tresse". Era soprattutto durante il periodo natalizio a Roma che la presenza dei pifferari era diven- tata nei secoli una tradizione apprezzata dai romani e anche dai tanti viaggiatori stranieri che facevano della città eterna il rife- rimento fondamentale del Grand Zampognari e Pifferai: la tradizione abruzzese salvata dal Grand Tour romantico transumanza. Il dato non com- prendeva le pecore "rimaste" (greggi con meno di 20 pecore), i capi diretti alla campagna roma- na, all'agro ternano e quelle esi- stenti nelle altre province. Sui pascoli del Tavoliere converge- vano le greggi provenienti dalla stessa Puglia, dal Molise, dalla Balisicata e dalla Campania. Ma tre quarti dei capi al pascolo sul Tavoliere erano provenienti dall'Abruzzo. gne durante i suoi viaggi in Abruzzo nel 1843 e 1844; la scrittrice americana Maud Howe, Augustus J. C. Hare, Waldemar Kaden, Ann Macdonell, Estella Canziani, ecc. Ancor più nume- rosi i pittori e gli incisori. "Pittori e musicisti portano con sé l'immagine ed i suoni, nelle loro anime e lì che li trat- tengono, li modellano e li tra- smettono. Così nascono le sinfo- nie, e tutte queste composizioni accompagnato dal compositore tedesco Felix Mendelssohn. "Ho notato solamente a Roma una musica strumentale popolare che tendo a definire come un resto dell'antichità: parlo dei pif- ferari. Ho sentito in seguito i pif- ferari direttamente nelle loro terre e, se li avevo trovati così notevoli a Roma, l'emozione che ho ricevuto fu molto più viva nelle montagne selvagge dell'Abruzzo, dove il mio umore Tour in Italia. Tra le testimonian- ze sugli zampognari si ricordano Stendhal, Goethe, Dikens. Nel 1870 dopo l'acquisizione dello stato pontificio al Regno d'Italia misure di sicurezza impe- dirono l'accesso a Roma dei pif- ferari, per il rischio che potessero tra loro nascondersi dei briganti. Negli stessi anni venivano sop- presse le leggi che imponevano il pascolo forzato sul Tavoliere. Entrò in crisi l'economia pastora- le dell'Abruzzo e di conseguenza gli zampognari furono costretti ad emigrare, lasciando i loro paesi. Non a caso una zampogna appartenuta ad un emigrante abruzzese si trova da tempo esposta in un museo della città americana di Pittsburgh. Un esodo, che ha decimato le aree interne. Con un pizzico di amarezza, fu l'inglese John A.Spranger, in un articolo del 1922 sul Journal of the Royal Anthropological Institute, ad annotare che "l'uso della zampogna era un tempo molto diffuso in tutto l'Abruzzo". Alla fine dell'800 era stata la visione arcadica di Gabriele D'Annunzio ad esaltare l'Abruzzo pastorale e a rilanciare il mito della zampogna, di cui possedeva un esemplare nella residenza toscana di Settignano. Nella tragedia pastorale "La figlia di Iorio", ambientata sulla Maiella, volle che una cornamu- sa fosse inserita nella grotta di Aligi, ma frequentissimi sono i riferimenti allo strumento in altre sue opere. Recenti studi affermino che S. Alfonso Maria de Liguori scrisse il famoso canto di Natale "Tu scendi dalle stelle" ("You come down from the stars"), utilizzan- do melodie suonate dai pastori abruzzesi, che il santo-musicista napoletano ebbe modo di seguire per oltre due anni (1744/1746) a Deliceto, in Puglia, nel Santuario della Madonna della Consolazione, situato in prossi- mità del tratturo Pescasseroli- Candela. L'antico santuario venne riaperto da Sant'Alfonso che volle assicurare l'assistenza spirituale di quella enorme massa di pastori transumanti di cui nes- suno si occupava. Zampognari a Pietrasecca, minuscolo paese abruzzese dove si conserva l'antica tradizione della musica pastorale

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