L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-9-2020

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23 GIOVEDÌ 9 GENNAIO 2020 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA C ari lettori, gennaio prende il nome dal dio romano Giano bi- fronte. Il 2020 è una nuova opportunità. Un'occasione per provare qualcosa di nuovo. Un'occasione per portare un sorriso sul viso di qualcuno. La possibilità di far parte di qualcosa di meraviglioso ed emozionante. Un'occasione per ricordare vecchie citazioni in italiano e in inglese e cercare di infondere la loro essenza nella nostra vita quotidiana: "Fa male e pensaci, fa bene e scordati". "Mi aspetto di attraversare questo mondo, ma ogni volta che posso fare una cosa buona, o ogni volta che posso fare una gentilez- za a qualsiasi creatura, lasciate- mela fare; non fatemela rinviare o trascurare perché non passerò di nuovo in questo luogo". *** E' l'equivalente del detto ita- liano che mia madre diceva spes- so: "Nessuno di noi uscirà vivo di qui, quindi godetevi i bei momen- ti e godetevi il vostro viaggio in questa vita". Ha avuto giorni buoni e giorni cattivi, ma non ha mai perso di vista il suo viaggio e la bellezza della vita. *** L'Orologio della Vita è ferito E nessun uomo ha il potere di dire quando le sue mani si fermeranno, A tarda ora, o all'alba. Ora è l'unico momento che possiedi. Vivi, ama e lavora con volontà. Non avere fiducia nel domani, Perchè l'orologio potrà essere fermo. *** L'arcobaleno è più bello del paiolo che c'è alla fine... perché l'arcobaleno è ora... e il paiolo non si svela mai come te lo aspet- tavi... *** I giorni felici sono tornati. Il 1 gennaio 1933 il voto di novem- bre, di vari Stati, aveva assicurato l'abrogazione del Proibizionismo negli USA... Il Proibizionismo, la totale soppressione per legge della ven- dita di bevande alcoliche, era stato attuato con l'obiettivo di impedirne il consumo. Si attuò come esperimento nazionale di controllo degli alcolici e fu in vigore negli Stati Uniti tra il 1920 e il 1933. Nel 1918-19, il 18° Emendamento alla Costituzione, che vietava la produzione, la ven- dita o lo scambio di alcolici ine- brianti, fu ratificato da 46 Stati su 48 per motivi morali ed economi- ci, e il Proibizionismo o "Volstead Act", passò alla Camera dei Rappresentanti e al Senato. Entrambe le Camere convali- darono il veto del presidente Wilson, ognuna con un voto di 3 a 1. Il Proibizionismo produsse un enorme aumento del traffico ille- cito di alcolici, noto come con- trabbando di alcolici. Il controllo decentralizzato si era dimostrato inefficiente, e nel 1927 fu costi- tuito un Ufficio del Proibizionismo per combattere i trasgressori della legge. L'alcool continuò ad essere usato sotto permesso per scopi di produzione e per i medicinali, alcuni dei quali servirono per il consumo interno. Si praticava anche la distillazione illegale di zucchero e cereali, e divenne comune il contrabbando attraverso il confine canadese e con barche a motore veloci da navi al largo. Per motivi morali ed economi- ci, il Proibizionismo generò solo ipocrisia, perdita di entrate, e rese i trasgressori della legge dei sim- patici familiari, come ricordava il defunto Jeno Paulucci nella sua biografia di L.E. Leipold. Lui, Jeno Paulucci, era nato a Hibbing, Minnesota, in una fami- glia povera della Minnesota Iron Range. I suoi genitori erano immigrati italiani che avevano trovato difficile la vita durante gli anni della depressione. Jeno, all'età di sei anni, si aggirava per i cantieri ferroviari alla ricerca di pezzi di carbone abbandonati per riscaldare la casa di famiglia. A metà degli anni Cinquanta, trasformò un prestito di 2500 dol- lari in una fortuna di oltre 100 milioni di dollari vendendo la Chow Mein e Bean Sprouts, dopo aver fondato la Chun King Company e aver costruito un Impero Alimentare Americano Orientale. Dopo aver venduto la Chun King Foods a R.J. Reynolds Tobacco Company per- ché volevano diversificare gloi affari, Jeno (Luigino) si concen- trò completamente sui prodotti italiani, la pizza surgelata, i rotoli di pizza e altri prodotti che pren- devano il nome da sua madre Michelina. "Mio padre lavorava nelle miniere fino a tredici ore al gior- no, sei giorni alla settimana", ricorda Jeno. "La sua paga era pietosamente bassa, circa 4,20 dollari al giorno. Quando i tempi peggioravano, spesso lavorava solo una settimana su sei". La magra rendita di Ettore Paulucci si allungava il più possibile, ma non fu mai sufficiente a soddisfa- re le necessità della vita. Nella disperazione, la famiglia si rivol- se a una nuova fonte. Nella nativa Italia (Belisio Solfare, provincia di Pesaro, regione Marche), il vino era sem- pre disponibile. Nella terra d'ado- zione avevano continuato a pro- durlo per uso personale. Poi ini- ziarono a produrlo in quantità suf- ficiente per venderlo a clienti desiderosi. Il divieto era in vigore e le leggi proibivano la produzio- ne di qualsiasi bevanda alcolica. La violazione di queste leggi era punibile con pesanti multe o con la reclusione. La protezione che cercavano non era mai sicura, e si verificaro- no incursioni. "Abbiamo dovuto trasferirci in tre case diverse perché furono chiuse dallo Stato o dal governo federale", ricorda. "Sulla casa veniva inchiodato un cartello che indicava che i locali erano stati utilizzati per scopi illegali e quin- di erano stati chiusi per legge. La casa veniva sigillata e noi ci tra- sferivamo altrove. Presto sarebbe successa di nuovo la stessa cosa. La mia casa non è mai stata una vera casa. Questo è andato avanti per anni". "Un modo per ridurre questi rischi era di indurre i funzionari a non fare irruzione in casa dando loro un po' del vino prodotto. Questo lo chiamavano "assicura- zione" o "protezione". "Naturalmente c'era più di un meschino funzionario da pagare in questo modo, quindi una buona parte del nostro vino non è mai stata venduta. E' stato dato via per poter rimanere in affari". C'erano funzionari cittadini e di contea, funzionari statali e federa- li che venivano alla nostra porta per la loro libbra di carne: ipocriti e sanguisughe, ognuno di loro". Arrivò però un giorno in cui la famiglia Paulucci decise che non poteva più continuare la sua ille- cita produzione e vendita di vino. Più volte la loro casa era stata saccheggiata e il loro vino confi- scato. Le multe erano costose e potevano rendere l'intera impresa non redditizia. Ma ciò che teme- vano di più era la prospettiva della prigionia per Ettore. Le pene detentive venivano assegnate a coloro che erano stati avvertiti, le sfortunate vittime venivano spesso assegnate a un lontano luogo di reclusione fede- rale. Leavenworth Kansas, diven- ne un nome temuto da molti uomini che si erano fatti coinvol- gere dalla legge, e la famiglia Paulucci non voleva che ciò acca- desse. Come potevano vivere con i pochi dollari che provenivano dal lavoro del padre nelle minie- re? Non lo sapevano, ma nono- stante le difficoltà che ne sarebbe- ro potute derivare, rinunciarono alla pratica della vinificazione e strinsero la cinghia.

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