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www.italoamericano.org 11 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 23 GENNAIO 2020 I mmaginate di svegliare un contadino e di mandare a letto un archeologo: non sarebbe curioso? La verità è che ciò accade nel mondo, spesso bizzarro, spesso misterio- so, delle scoperte storiche. Ho un amico dell'università che lavora come archeologo in Medio Oriente e in Nord Africa, che mi chiede spesso di decodificare e tradurre incisioni di frammenti di pietra; la parte più divertente di tutto ciò è la quantità di volte che questi frammenti vengono ritro- vati dai contadini o dagli appas- sionati di giardinaggio che li tira- no fuori dalla loro terra. L'esempio più popolare? Alzi la mano chi conosce lo Staffordshire Hoard, il più grande tesoro in argento e oro del mondo anglosassone mai scoperto. Indovinate chi l'ha trovato, esat- tamente dieci anni fa...... un uomo del posto di 57 anni, con la passione per le ricerche con i metal detector, chiamato Terry Herbert. Ma sapete una cosa, non c'è bisogno di recarsi nei verdi e magici campi della Gran Bretagna, né nelle profumate e assolate terre del Medio Oriente per incontrare gente comune che porta alla luce la storia. Qui in Italia, abbiamo solo bisogno di fare un breve viaggio in traghetto verso la Sardegna. Marzo era mite e piacevole nel 1974 (temo ci sia qui una licenza poetica: ammetto che non ho controllato le previsioni stori- che!) e il mezzadro Battista Meli si era alzato presto: c'era un grande campo da arare, quel gior- no. Sarebbe stato un lavoro pesante e faticoso, ma non solo, come non lo è per chi prova quel senso di bellezza e comunione con la natura mentre, con il fre- sco profumo della terra umida che si scava, i pensieri tornano ai felici ricordi d'infanzia. Sarebbe stato un lavoro pesante e fatico- so, ma a Battista non importava: gli piaceva farlo. La sua giornata iniziò così, e tutto andava bene fino a quando i suoi pensieri e le sue meditazioni furono bruscamente interrotti da qualcosa che si impigliava nelle lame dell'aratro. "Ma che.....!" deve aver pensato Battista, "dan- nazione a queste pietre!" E pietre erano, quelle che Battista aveva trovato, ma non erano rocce nor- mali, no. Erano dei. I giganti di Mont'e Prama Dopo il ritrovamento di Battista, a Mont'e Prama, nella zona di Sinis di Cabras, sono state rinvenute una trentina di grandi statue di guerrieri, per la precisione arcieri, in pietra arena- ria. Tra il 1975 e il 1979 si sono svolte diverse campagne archeo- logiche, attraverso le quali sono stati rinvenuti 5.178 frammenti scolpiti. Per lungo tempo sono stati conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, poi, 30 anni dopo, sono stati finalmente restaurati presso il Centro di Restauro e Conservazione Li Punti, a Sassari. Grazie all'operazione, finanziata dalla Regione Sardegna e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, sono state composte 28 statue. Anche se nessuna di esse è completa, rappresentano una potente immagine di forza colos- sale, composta da 16 pugili, 6 arcieri e 6 soldati. I dettagli sono sorprendenti: le mani dei pugili sono guantate e tengono un col- tellino, mentre la testa è protetta da uno scudo. Anche i soldati ne hanno uno, finemente decorato. Hanno anche una lancia e indos- sano un casco sulla testa. Gli arcieri, naturalmente, hanno arco e faretra, e le loro braccia sono coperte da una guaina di protezio- ne. Ma quello che colpisce di più, guardando questi giganti enigma- tici - misurano tutti tra i 2 e i 2,5 metri di altezza (circa 6 piedi e mezzo per 8 piedi) - è il loro volto, sono tutti caratterizzati da forti tratti regolari e occhi enormi, definiti da due cerchi concentrici, ammalianti, uno specchio ipnoti- co del mistero che rappresentano. Cosa sappiamo dei giganti? Il primo scavo, noto come Scavo Bedini, è avvenuto nel 1975 e ha portato alla luce dieci tombe, chiaramente collegate nello stile e nell'estetica a quegli altri famosi edifici della Sardegna: i nuraghi. Nel sito ven- nero anche identificati 16 tipi di nuraghi. I kolossoi - il nome che l'ar- cheologo Giovanni Lilliu, il primo a lavorare sul sito, diede alle statue - potrebbero risalire a un periodo compreso tra l'XI e il IX secolo a.C., il che significa che sono più antichi dei kouroi della Grecia. Altre 30 tombe sono state sco- perte tra il 1977 e il 1979, grazie al lavoro del team di Carlo Tronchetti. Una curiosità: i morti venivano sepolti in piedi o ingi- nocchiati piuttosto che in posizio- ne orizzontale. Più si facevano ricerche sui giganti, più diventava chiaro il legame con i nuraghi e la loro civiltà, che noi chiamiamo nura- gica. Oltre alle similitudini archi- tettoniche tra lo stile delle tombe e i nuraghi, vi sono anche molti punti in comune tra i giganti e le statuette nuragiche in bronzo e più piccole rinvenute all'interno dei pozzi sacri del paese: i Giganti di Mont'e Prama riprodu- cono in dettaglio i tratti e le carat- teristiche di questi piccoli guer- rieri, che sembrano essere stati fonte di ispirazione. Nuove scoperte L'avventura dei giganti di Mont'e Prama è tutt'altro che finita. Dopo una lunga pausa durata 40 anni, gli scavi nell'area della scoperta sono ripresi 5 anni fa, nel 2014. La decisione è stata presa dopo che il Dipartimento di Geofisica Applicata dell'Università di Cagliari, che ha condotto una valutazione sotterra- nea dell'area, ha scoperto la pre- senza di numerose anomalie geo- fisiche, segnale della potenziale presenza di ulteriori manufatti. Grazie al lavoro del Dipartimento di Archeologia dell'Università di Sassari, sono stati trovati 3.500 reperti, tra cui due statue intere e due menhir (in sardo betili). Gli scavi sono proseguiti negli ultimi 6 anni, ma sono stati al momento interrotti in attesa del- l'autorizzazione ad ampliare le ricerche al di fuori del sito archeologico dove, molto proba- bilmente, continua la necropoli di Mont'e Prama. I Giganti di Mont'e Prama sono un altro sorprendente tassel- lo da aggiungere alla misteriosa storia della civiltà nuragica sarda. Se non sappiamo ancora per- ché le statue siano state poste accanto alle tombe, e molte domande sui nuraghi e sul loro popolo rimangono senza risposta, Mont'e Prama e la sua necropoli confermano alcuni fatti importan- ti. La Sardegna è stata la patria di una civiltà sviluppata e indipen- dente, antecedente ai fasti del- l'antica Grecia e di Roma, e parallela all'epoca dei grandi faraoni egizi; vi abitava un popo- lo di guerrieri che aveva un siste- ma di credenze sviluppato, segna- to dall'importanza di culti come quelli dell'acqua e della terra; infine, ma non meno importante, si preoccupavano dei loro morti, come ci mostrano le necropoli e i giganti di Mont'e Prama. Il popolo nuragico è misterio- so. Ma noi, a poco a poco, stiamo imparando a conoscerlo meglio. Che cosa racconterebbero i Giganti di Mont'e Prama se solo potessero parlare? (Copyright: Dreamstime) Sardegna: dove mitologia e archeologia si incontrano. I Giganti di Mont'e Prama SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI TERRITORIO TRADIZIONI