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SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI TERRITORIO TRADIZIONI I n via Sistina 126, a m e t à s t r a d a d a Piazza di Spagna e a mezzo isolato da Piazza Barberini, un appartamento al secondo piano espone, tra due fine- stre a persiana, una targa in marmo e un rilievo in bron- zo di un ometto curvo con uno straccio di capelli indi- sciplinato e un grande naso a uncino. Qui tra il 1838 e il 1842, proclamano iscrizioni in russo e in italiano, visse il grande scrittore N i c o l a i Gogol. Gogol si trasferì a Roma il 26 marzo 1837, una setti- mana dopo il suo ventottesi- mo compleanno, per ripren- d e r s i d a l f i a s c o d e l l ' I s p e t t o r e G e n e r a l e . Poiché era la domenica di Pasqua, non disfò i bagagli per assistere alle funzioni in Vaticano e per inginocchiar- s i e f a r s i b e n e d i r e d a Gregorio XVI. Sotto il suo respiro, cantava ancora il t r o p a r i o p a s q u a l e d e l l a Chiesa ortodossa: "Cristo è r i s o r t o d a i m o r t i , c a l p e - s t a n d o l a m o r t e c o n l a morte, e su coloro che nelle tombe donano la vita!". Gogol era stato sepolto vivo a San Pietroburgo, nel n o n o c e r c h i o d i f a n g o e ghiaccio. Durante la notte, però, i suoi burocrati e cen- s o r i , i p e d a n t i e i c r i t i c i erano scomparsi come un brutto sogno, e Gogol si era s v e g l i a t o n e l l a T e r r a Promessa. "Bella Italia!", gridò. "Sono nato per te!". Da marzo a giugno, Gogol visse vicino al Monastero di Sant'Isidoro sul Pincio, ma a metà ottobre si trasferì in via Sistina, allora nota come via Felice. La via era giusta- mente chiamata così, e per i quattro anni successivi fu la più felice della tragica breve v i t a d i G o g o l . N o n s o l o s c r i s s e " I l c a p p o t t o " , m a a n c h e l a p r i m a p a r t e d i "Anime Morte". V e n t i l a t o d a d u e a l t e finestre, il nuovo apparta- mento di Gogol era arredato c o n u n a s c r i v a n i a a l t a e un'antica lampada ad olio c o n u n b e c c o a p p u n t i t o come il suo naso. Le tessere del mosaico risuonavano ogni volta che percorreva il pavimento, ma questo eser- cizio non era nulla in con- fronto alle sue passeggiate n e i g i a r d i n i d i V i l l a Borghese. Che fresco! Gogol inspira- v a p r o f o n d a m e n t e . E r a come se settecento angeli gli v o l a s s e r o n e l l e n a r i c i . S e n t i v a u n i r r e s i s t i b i l e impulso a trasformarsi in un naso immenso. Niente più o c c h i , b r a c c i a e g a m b e . N i e n t ' a l t r o c h e u n n a s o gigantesco con narici grandi come secchi per assaporare il profumo della primavera. O l'aroma della cucina. Quando non scriveva, Gogol era a corte nei caffè e nei ristoranti. Un tempo era un mangiatore schizzinoso, il cui stomaco delicato poteva tollerare solo latte bollito e budino di riso, ma a Roma aveva sviluppato un appetito da lupo. Al Caffé Greco, dove faceva colazione tutti i g i o r n i , s i r i m p i n z a v a d i maritozzi e beveva litri di c a p p u c c i n o . L ' a g n e l l o a l Lepre di via dei Condotti superava quello del Caucaso, soprattutto se servito con crostata di ciliegie. Ma la sua trattoria preferita era quella del Falcone, vicino al Pantheon, dove veniva salutato come ser Nicò. I c a m e r i e r i a m a v a n o Gogol. Sembrava una caffet- tiera napoletana che teneva in equilibrio una ciotola di polenta, ma parlava un per- fetto romanesco. Dopo aver assistito ai recital dei sonetti di Giuseppe Belli al salone d e l l a P r i n c i p e s s a Volkònskaja e aver studiato il cartellone di Campo de' Fiori, lo strano ucraino pote- v a f a r e i l p r e p o t e n t e e i l lusingatore come un traste- verino. Mentre Gogol abbaiava le ordinazioni, i camerieri si affrettavano a prendere for- maggio, burro, aceto, sena- pe, broccoli, cipolle e cicoria. Gogol, il suo viso incande- s c e n t e , s t r a p p a v a q u e s t i ingredienti dalle loro mani fino a quando un mucchio di c o n d i m e n t i e v e r d u r e s i alzava per rivaleggiare con la P i r a m i d e d i C e l s o . I l s u o naso tremava all'arrivo di un piatto di maccheroni, dai quali, tolto il coperchio, fuo- riusciva uno spesso vapore. Gogol gettava una noce di b u r r o s u l l e t a g l i a t e l l e , aggiungeva le verdure, spol- verava la montagnola con formaggio e salvia e passava l'aspirapolvere attraverso le narici. Fabrizio, il maître, inco- raggiava questi eccessi. Ogni volta che Gogol mangiava in uno stato di torpore, dava mance abbondanti. Per cita- re il proverbio: "Un cojone che viè, le paga tutte". A volte, però, le opinioni di ser Nicò erano insopportabili. Come la maggior parte dei b o h é m i e n , c o n s i d e r a v a Roma un paradiso per gli indolenti e gli spensierati. Perché Roma è eterna? Chiese Gogol. Perché rifiu- ta il mito del progresso. La città non ha treni e lam- pioni. Nessuno dei suoi oro- logi è d'accordo sull'ora. I d i s c e n d e n t i d e g l i a n t i c h i Quiriteri sono sfuggiti alla febbre della civiltà moderna. La loro fortuna, che non rie- scono ad apprezzare, è quel- la di vivere sotto la dispotica autorità di Papa Gregorio. Dominati da un'amministra- zione pignola, privata dei diritti politici, perseguitati dalla polizia, il loro compen- so va alleggerito dalla tedio- sa ossessione per gli affari pubblici. Cosa c'è di più invi- diabile, in questa frenetica epoca borghese, dell'irre- sponsabilità infantile degli oppressi? A questo punto, Fabrizio prese il piatto di Gogol e gli storse il naso. "E và, Nicò!" disse e sparecchiò il tavolo. Gogol era contento. Essere umiliato da un maitre era s t a t o u n g r a n d e o n o r e . Q u e s t o r i s u l t a t o r e s e p i ù sopportabile il suo inevitabi- le ritorno in Russia. Gogol morì nel 1852, ma i l s u o f a n t a s m a i n f e s t a Roma. Il Bar Sistina, il caffè situato sotto il suo vecchio appartamento, si pubblicizza c o m e C a f f è G o g o l . I l s u o tavolo d'angolo nella Sala Rossa del Caffé Greco è con- servato come un santuario, c o m p l e t o d e l r i t r a t t o i n miniatura e di una lettera a u t o g r a f a t a i n c o r n i c i a t a . Una statua in bronzo, dono d e l l o s c u l t o r e Z u r a b T s e r e t e l , s i t r o v a n e i Giardini di Villa Borghese. Il Bar Sistina ama farsi chiamare anche Caffé Gogol: fu uno dei luoghi Romani dello scrittore Russo (Photo: Dream- stime) GIOVEDÌ 19 MARZO 2020 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | 13 E Và, Nicò! Pasquino tira il naso a Gogol