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E ccoci qui, inizia la nostra secon- da settimana in isolamento. È strano pensare a q u a n t o s i a c a m b i a t a l a nostra esistenza in un perio- do di tempo così breve. È strano pensare che qualcosa di così minuscolo come un virus possa creare un tale caos. Ma è così, proprio così. In questi giorni, ho un pen- siero ricorrente, che porta la mia memoria e il mio cuore ancora più vicino ai miei n o n n i , l e p e r s o n e c h e m i hanno cresciuto e che mi hanno fatto diventare la per- sona che sono. Apparteneva- no a quella generazione nata d u r a n t e l a p r i m a g u e r r a mondiale, che ha vissuto e combattuto la seconda: pen- s a t e a q u e l l o c h e h a n n o dovuto sopportare in quei cinque anni di conflitto, a quanto è cambiata la loro vita quotidiana, al pericolo, alla paura appesa come una spada di Damocle sopra la loro testa, sempre. Eppure hanno vissuto, hanno conti- n u a t o a v i v e r e . A v e v a n o momenti di incredibile gioia, sorrisi, scherzi e serate pas- s a t e n e i s a l o n i d a b a l l o , anche se non erano certo molte. Hanno passato mesi in isolamento, due, tre fami- glie insieme, in fattorie fuori dalle città e dai villaggi, per evitare i bombardamenti. Hanno visto nascere bambi- ni, si raccontavano barzellet- te, festeggiavano e sbocciava- no le storie d'amore. Sono riusciti a trovare una nuova normalità in una situazione tragica, e con resistenza e coraggio sono andati avan- ti. Ci dicono che contro il C o r o n a v i r u s c ' è u n a g u e r r a , ed è vero, è una situazione davvero grave. Ma per quanto sia grave, non ci troviamo di fronte a niente di così tragico come quello che ha dovuto passare quella generazione. Ho sentito il bisogno di dirlo perché una delle prime cose che sono successe quando è iniziato l'i- solamento lunedì scorso è stata lamentarsi: non posso andare al parco, non posso a n d a r e a l l ' a p e r i t i v o , n o n p o s s o a n d a r e a l b a r , n o n posso andare in palestra, non posso andare a guardare le vetrine dello shopping. Cosa notate in quella lista? Sì, sono tutte cose tutt'altro che essenziali, ma sono state le prime che abbiamo notato quando ce le hanno portate via. Le nostre abitudini quo- tidiane sono state le prime che abbiamo perso, ma ci siamo ripresi in fretta, per- ché la resilienza e l'inventiva hanno avuto la meglio. La virologa italiana Ilaria C a p u a l ' h a d e t t o b e n e : "Viviamo in una bolla dove il tempo e lo spazio si sono fer- mati. Tutto questo tempo libero che ci è stato donato, anche se non l'abbiamo chie- sto, può essere usato per fare tutte quelle cose che abbiamo sempre voluto fare ma che non siamo mai riusciti a fare: scrivere una lettera, leggere un libro, riordinare l'arma- dio, sistemare casa...". O chiamare quel vecchio amico che non si sentiva da un po' di tempo, recuperare i con- tatti con i familiari che di solito si vedono a malapena, passare più tempo con i pro- pri animali. Nel breve tempo di una settimana, ci siamo resi conto che c'è molto da fare e da godere nelle nostre c a s e , e c h e n o n a b b i a m o bisogno di uscire per diver- tirci. E poi, c'è il lavoro. C'è chi deve ancora lavorare tutti i giorni ma, siccome molte aziende hanno approvato il lavoro da casa, gli italiani stanno finalmente capendo l ' i d e a d e l t e l e - l a v o r o o smart-working: il buon vec- chio "lavoro da casa". Vedete, siamo una nazione piuttosto tradizionale quando si tratta di lavoro: si prende l'auto/il bus/il treno/la metropolita- na, si va in ufficio, ci si siede alla scrivania, si fa la pausa pranzo, la pausa caffè, arriva- no le 17:00, si torna a casa. Non riuscivamo a capire il concetto di non uscire da casa ma di lavorare per dav- vero: da scrittrice che ha lavorato da casa negli ultimi 10 anni, posso dirvi che la maggior parte degli italiani mi guardava come se non avessi un lavoro nè reddito quando ne parlavo. Ma ora tutto è cambiato, la gente ne apprezza i vantaggi e le azien- de si rendono conto che la produttività non si è affatto abbassata. Se siamo fortuna- ti, potranno permettere che il tele-lavoro continui anche dopo la fine dell'emergenza Coronavirus. Quando si tratta di vita sociale, le cose sono cambia- te in modo piuttosto drastico. Lo sapete anche voi: noi ita- liani siamo per il contatto fisico, ci abbracciamo, ci toc- chiamo, usiamo il linguaggio del corpo come parole, e così, essere fisicamente distanti dalle persone, essere incapaci di mostrare amicizia, atten- zione, amore, cura senza con- tatto è estremamente difficile per noi. Ma stiamo imparan- do. Manteniamo la distanza di 2 metri, diciamo più cose. Ieri ho ricevuto un messaggio da una mia amica che cono- sco da quando avevamo 5 anni: voleva solo dirmi che mi vuole bene. Tutto qui. Non credo che ce lo siamo mai detti in più di 30 anni di amicizia e ci è voluto il Covid- 19 perché lo facessimo, quin- d i e h i : q u e s t a è u n a c o s a buona che ci ha portato que- sta situazione. Le persone esprimono il loro amore, e lo dimostrano con piccoli gesti: aggiungere una scatola di c i o c c o l a t i n i p e r i l v i c i n o anziano quando gli si fa la spesa per non farlo uscire di casa; chiamare i genitori più spesso (e rendersi conto che lo fai perché sei tu ad aver bisogno di loro invece del c o n t r a r i o ) , c o n d i v i d e r e i ricordi con gli amici tramite messaggi vocali, pianificare una cena con loro, anche se non sai quando potrai veder- li. Vedete, semmai l'isola- mento ci ha fatto amare di più i nostri cari, ci ha fatto c a p i r e c h i è v e r a m e n t e importante e cosa è veramen- t e i m p o r t a n t e . F u n z i o n a come una sorta di autovalu- tazione dei nostri valori e delle nostre priorità e spero che ricorderemo quello che abbiamo imparato in questi g i o r n i a n c h e q u a n d o , t r a qualche mese, tutto questo farà parte del passato. C'è qualcos'altro che vorrei dire. Qualcosa che credo sia cambiato dall'inizio dell'e- mergenza: credo che siamo di nuovo orgogliosi di essere italiani. Quando è iniziata l'epidemia, ci siamo vergognati, convinti che fosse - ancora una volta - la nostra cattiva gestione della situa- zione a portare il Paese in queste condizioni. E siamo onesti e sinceri, lo è stato, almeno in parte. Ora però le cose sono un po' diverse. Abbiamo visto e continuiamo a vedere ogni giorno la dedi- zione, le capacità, la compe- tenza, l'umanità con cui i nostri operatori sanitari di tutto il Paese si prendono cura delle persone; sentiamo il mondo che ci dice "i vostri medici sono bravissimi", e ci vergogniamo un po' di tutte le volte che ci lamentiamo del n o s t r o s i s t e m a s a n i t a r i o , dimenticando che, con tutti i suoi problemi e i suoi limiti, rimane uno dei migliori al mondo, ed è gratuito e acces- sibile a tutti. Siamo orgogliosi anche perché persino le nostre isti- tuzioni, disprezzate - e non senza ragione - da gran parte d i n o i , h a n n o d i m o s t r a t o quello che ci si aspetta da un Paese che ha sempre posto l'Uomo, la protezione della Vita e dell'Umanità in tutte le sue sfaccettature, al centro del suo credo. La nostra vita viene prima dell'economia, questo è quanto hanno dimo- s t r a t o l e d e c i s i o n i d e l Governo degli ultimi 10 gior- ni. Forse non hanno sempre lavorato in questa direzione, è v e r o , m a o r a , i n q u e s t a s i t u a z i o n e d i i n c r e d i b i l e paura e di emergenza, quan- do non si possono commette- re errori, lo stanno facendo. Non hanno sottovalutato la gravità dell'epidemia a causa della fascia d'età dei più col- piti, come hanno deciso di fare altri Paesi del Vecchio Continente (sì, sto pensando alla Gran Bretagna), perché gli anziani sono la saggezza e la memoria storica di una n a z i o n e , s o n o c o l o r o c h e hanno lavorato per dare a noi, la generazione lavorativa di oggi, le opportunità, la ric- chezza e gli standard di vita che abbiamo e di cui godia- mo. Proteggerli non è una scelta, è un dovere civico e, più di ogni altra cosa, è ciò che l'essere umani ci porta a fare. Ecco qui, alcune conside- razioni su come questa prima settimana di quarantena ci ha cambiati. Sarà interessante vedere quante di queste con- siderazioni rimarranno valide anche dopo la fine dell'emer- genza: speriamo di mostrare intelligenza e umanità e di tenerle tutte con noi, come un piccolo tesoro. SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI TERRITORIO TRADIZIONI 15 GIOVEDÌ 19 MARZO 2020 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | Caffé vuoti in Italia durante il lockdown causato dall'epideemia da coronavirus (Photo: Dreamstime) Vita quotidiana durante il Coronavirus: cambiamenti, stranezze e nuove abitudini di un Paese in isolamento