L'Italo-Americano

italoamericano-digital-4-25-2013

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ  25  APRILE  2013 Valore dei vincitori Il Galata morente. Scultura attribuita a Epigono, lo scultore di corte di Pergamo, databile al 230-220 a.C. e oggi nota da una copia marmorea dell'epoca romana (lunga 185 cm) conservata nei Musei Capitolini di Roma. Fu commissionata per celebrare la vittoria sui Galli o Galati e fu una delle sculture dell'antichità più note. Non si conosce l'identità dell'artista che la realizzò: forse fu Epigono. La versione capitolina fu scoperta all'inizio del XVII secolo, durante gli scavi di Villa Ludovisi. La prima testimonianza del ritrovamento risale al 1623. La statua raffigura, con grande realismo, specie nel volto, un guerriero celtico, considerando gli zigomi alti, l'acconciatura e i baffi. Col tipico patetismo della scuola di Pergamo, l'artista evidenziò il dolore dello sconfitto, accentuandone il coraggio e il valore e quindi, le qualità militare dei vincitori. Struttura gotica Tabernacolo di Orsanmichele. Andrea Orcagna lo realizzò per la Chiesa di Orsanmichele a Firenze. La struttura ricorda la facciata di una chiesa gotica per la sovrabbondante decorazione composta da guglie, pinnacoli, colonnine tortili, bassorilievi e statuette. Nel basamento sono ritratte virtù e storie di Maria; il retro è decorato da un bassorilievo col Transito e l'Assunzione della Vergine. L'edicola custodisce la Madonna col Bambino di Bernardo Daddi (1347), a sostituzione di un'immagine miracolosa perduta. Sobria ed elegante nella duplice funzione di edificio civile e di tempio religioso, la chiesa custodisce la memoria operosa delle Corporazioni delle Arti e Mestieri. Una pagina di progresso raccolta attorno al tabernacolo che dalla metà del Trecento fa da cornice a una venerata immagine della Madonna. Intaglio leggiadro San Crescenzio. Nel 1409, Francesco di Valdambrino realizzò questa statua lignea policroma oggi custodita nel museo dell'Opera del Duomo di Siena insieme alle altre due dedicate ai santi patroni senesi che gli sono attribuite: San Savino e San Vittore. Attenuando il plasticismo dell'epoca in sottili ritmi decorativi, si distinse per un naturalismo di gusto gotico internazionale che raggiunge i vertici nei tre santi patroni del 1409 e poi nell'Annunciazione di Asciano. Le sculture in legno intagliato e dipinto raggiungono una tenera espressività, una bellezza classica e una raffinatezza formale eccezionale. Muovendosi tra Pisa, Lucca e Siena mise a punto un linguaggio leggiadro che, pur se ancora tordogotico, già muove i primi passi verso le impostazioni rinascimentali. PAGINA  9 Arte anti-accademica Cristo adorato da due suore. Oggi all'Accademia di Venezia, lo dipinse nel 1715 Alessandro Magnasco detto il Lissandrino. Dopo una formazione improntata sul chiaroscuro che gli diede un linguaggio visionario, caratterizzato da una rapidità di esecuzione espressionistica e tormentata, la sua tecnica pittorica si affinò nella scuola veneziana. Ne è esempio questa tela in cui il pittore genovese vissuto a cavallo tra 17° e 18° secolo, mostra un'arte anticonformista e antiaccademica, dove i protagonisti non sono né re, né principi, né santi, ma sono piuttosto detenuti, zingari, quaccheri, frati, galeotti e, in generale, individui ai margini della società. E il tutto con una tecnica che anticipa l'impressionismo per la pennellata densa di contrasti luminosi che tendevano a costruire apparati oscuri e figure distorte. Sacrificio sprecato Palinuro. Renato Guttuso lo dipinse nel 1932 esprimendo, attraverso il corpo nudo di un giovane naufrago morto, l'eco simbolico-mitica della classicità. Palinuro era il fedele nocchiero di Enea, che fu sacrificato per volontà degli dei, per permettere al principe troiano di giungere a destinazione. Nel mito, l'eroe naufraga proprio di fronte alla costa campana che oggi porta il suo nome. La lettura moderna di Guttuso? Il sacrificio esprime l'incapacità di finire un progetto o di arrivare a una conclusione proprio quando tutto sembra a portata di mano. Fra i primi lavori pittorici, la tela risente degli influssi ricavati dal Futurismo, dal Simbolismo e dalla Metafisica ma resta forte il legame al colore espressionistico che nel tempo si preciserà sempre più carico di ideologia politica e di forza e denuncia sociale. Nato a New York nel 1905 da Domenico e Palmina LaBarba, l'olimpionico medaglia d'oro Fidel LaBarba venne cresciuto nel cuore della Little Italy di Los Angeles dove vendette giornali per il Los Angeles Express e imparò a combattere agli angoli della strada. Nel 1914, la madre di Fidel morì, lasciando il ragazzo che allora aveva undici anni, i suoi quattro fratelli e due sorelle a cavarsela da soli, mentre il padre lavorava nelle costruzioni ed era spesso lontano. LaBarba, che era alto solo cinque piedi e cinque pollici, cominciò a boxare a 12 anni in luoghi come l'Elks Club e il Selig Zoo. Venne scoperto quando aveva quattordici anni mentre frequentava la Central Junior High School. LaBarba iniziò come dilettante, vincendo medaglie nella categoria dei pesi leggeri e diventando una presenza fissa al Los Angeles Athletic Club per tutti gli anni '20. Si qualificò per far parte della squadra olimpica internazionale mentre frequentava la Lincoln High School. Due anni più tardi, vinse il titolo mondiale dei pesi leggeri. Si ritirò dalla boxe nel 1927 per cominciare l'università e diventò uno scrittore professionista. Lavorò per Colliers Magazine e per gli Studios della 20th Century Fox. Morì a Los Angeles nel 1981.. Di Marianna Gatto Si ringrazia per la foto l'Italian American Museum di Los Angeles. L'immagine non può essere copiata, stampata od utilizzata in altro modo senza l'autorizzazione del IAMLA. La missione dell'Italian American Museum di Los Angeles è di favorire la conoscenza dei differenti patrimoni culturali della California Settentrionale attraverso la ricerca, la preservazione storica, mostre e programmi educativi che esaminano la storia ed il continuo apporto degli italoamericani nella Los Angeles multietnica e negli Stati Uniti.

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