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www.italoamericano.org 13 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 11 GIUGNO 2020 Parcere Subiectis Pasquino saluta i suoi conquistatori P rima di mezza- notte, la marea si era alzata. Il giubilo diffuso dalle Terme di Caracalla al Quirinale. I romani in camicia da notte e pantofole si riversarono p e r l e s t r a d e , r a g l i a n d o qualsiasi parola inglese conoscessero. "Weekend!", gridava ripetutamente un vecchio. "Weekend!". Le bandiere a Stelle e Strisce f u r o n o i n n a l z a t e s o p r a Piazza Venezia, e uno stri- s c i o n e d r a p p e g g i ò i l Pantheon: "BENVENUTO AI NOSTRI LIBERATO- RI!". All'alba del 5 giugno un piccolo convoglio aveva a t t r a v e r s a t o P o r t a S a n Giovanni, trasportando un distaccamento di scout e ingegneri. Mentre la colon- n a a v a n z a v a l u n g o v i a delle Quattro Fontane, le squadre si staccavano per mettere in sicurezza uffici telegrafici, centrali elettri- che e stazioni di pompag- gio. Il sergente John Vita, invece, fotografo da rico- gnizione di Port Chester, New York, si recò da solo i n m i s s i o n e s p e c i a l e . Av e v a p r o m e s s o a l l a madre immigrata di fare un d i s c o r s o d a l b a l c o n e d i Benito Mussolini a Palazzo Venezia. "Vittoria!" gridò il ser- g e n t e Vi t a , i m i t a n d o i l saluto di Mussolini agli spettatori divertiti lì sotto. "Non per il Duce, ma per gli Alleati! La Quinta Armata degli Stati Uniti era entrata a Roma alle dieci in punto. La gente si radunò a Porta M a g g i o r e p e r l a n c i a r e coriandoli ai carri armati Sherman, coperti dalla pol- v e r e d e l l ' a u t o s t r a d a 6 . Giovani donne saccheggia- rono i fiori sulla scalinata di Piazza di Spagna per tessere ghirlande per le j e e p . L e d o n n e a n z i a n e lanciarono iris e rose sui fanti con la faccia da bam- bini. Mentre i Piper Cubs sor- volavano il Vittoriano, il g e n e r a l e M a r k Wa y n e Clark, che aveva ignorato gli ordini dei suoi superiori di prendere Roma, capitale d'Italia ma città strategica- mente poco importante, s c a l ò l a c o rd o n a t a d i Michelangelo da Piazza d'Aracoeli al Campidoglio e sorvegliò la sua conqui- sta dal Campidoglio tra le imponenti statue di Castore e Polluce. "Vivano gli Americani!" acclamava la folla. "Viva Italia Libera!". I t i t o l i d e l l a m a t t i n a d o p o d a l l a N o r m a n d i a misero in scena il trionfo di Clark. Ciononostante, Pio XII diede udienza in Vaticano agli ufficiali e ai giornalisti americani: alcu- ni con le armi da fuoco, altri con le macchine foto- grafiche, e una "giornalista donna enormemente gras- sa", secondo Eric Sevareid d e l l a C B S , i n p a n t a l o n i K e r r y b r o o k e . M e n t r e l e lampadine del flash esplo- devano, i fotografi gridava- no: "Fermo, Papa. Bravo!". "Solo un altro cambio della guardia", disse mon- signor Enrico Pucci, l'ad- detto stampa del Papa. Era la seconda volta in un anno e almeno la cinquantesima volta in ventisette secoli che Roma era stata presa, m a n o n e r a m a i c a d u t a prima agli americani. Per non parlare degli italoame- ricani. Il colonnello Charles Poletti, commissario regio- nale del Governo militare alleato, che aveva servito per un breve periodo come governatore di New York prima di diventare ufficiale degli Affari civili statuni- tensi in Italia, era determi- nato a ripristinare l'ordine e la fiducia nella democra- zia. Ai Romani non piac- que subito. Uomo gioviale e chiac- chierone, Poletti forniva razioni di K ma poca pasta alla popolazione affamata. Trasmetteva anche disgu- stosi discorsi di incoraggia- mento, suggerendo tra l'al- tro che i romani avrebbero dovuto usare più sapone di quello che, secondo lui, usavano. Qualcuno si ven- dicò con questa pasquinata: Charlie Poletti, Charlie Poletti, Meno ciarla e più spa- ghetti. "Capito?" ruggì un muso di cane dell'88° Fanteria. " M e n o c h i a c c h i e r e , p i ù cibo!". Stava dividendo un pasto con due amici a La Matriciana. Tutti arrivava- no da Bensonhurst, ma non s i e r a n o m a i i n c o n t r a t i prima della guerra. I came- r i e r i l i c h i a m a v a n o i l Triumvirato di Brooklyn. Sebbene i loro cognomi fossero Cesare, Crasso e Pompeo, questi G.I.S. non sapevano nulla di Roma. Q u a n d o i l l o r o p l o t o n e entrò per la prima volta in città e perlustrò furtiva- mente il Colosseo, Pompeo aveva borbottato: "Cristo, i crucchi hanno bombardato anche quello!". L a g e n t e d e l p o s t o s i l a m e n t a v a . L a Q u i n t a Armata, accampata a Villa Borghese, aveva trasforma- to il più bel parco di Roma in una caserma. Il mercato nero, che era fiorito sotto i nazisti, prosperava ancora, ma si moltiplicarono rego- lamenti e restrizioni fasti- diosi e inefficaci. Gli edifi- c i e i v e i c o l i v e n i v a n o requisiti senza necessità. G l i u ff i c i a l i a m e r i c a n i erano spesso intransigenti o sprezzanti, mentre i soldati americani, nonostante le loro uniformi stirate, una patina di lucido da scarpe e b r i l l a n t i n a , e r a n o m e n o disciplinati dei tedeschi. Nel giro di un mese, ven- nero contagiati dall'atteg- giamento corrotto e apatico di Roma. Si abbandonaro- n o a l c i b o e a l v i n o , s i innamorarono di ragazze e ragazzi, e pagavano questi e altri vizi con barrette di cioccolato Hershey, siga- rette Camel e accendini Zippo. I conquistati conquista- no sempre il loro conqui- statore, diceva Orazio. Ma i Romani, senza pre- giudizi, ammisero di gode- re di una maggiore libertà di espressione e di movi- mento sotto l'occupazione americana; che la paura dell'oppressione, che prima aveva oscurato Roma, era stata definitivamente elimi- nata; e che gli occupanti erano ansiosi di riconse- gnare il governo della città e della regione a noi italia- ni il più presto possibile. Quando gli americani se n e a n d a r o n o , Vi l l a Borghese conservò i segni del loro entusiasmo giova- nile. Il tracciato delle jeep, i solchi dei camion e dei carri armati, i rifiuti delle f o s s e p e r l a s p a z z a t u r a rovinarono i sentieri tra i cespugli di mirto e segna- r o n o i p r a t i e l e a i u o l e . Passarono anni prima che tate e bambini, pensionati e amanti si avventurassero di nuovo nel parco. Tuttavia, anche gli ame- ricani avevano lasciato una benedizione indelebile. Ci avevano sempre ricordato cosa significa veramente essere un romano, anche se pochi sapevano pronuncia- r e l e p a r o l e i n l a t i n o : " P a r c e r e s u b i e c t i s e t d e b e l l a r e s u p e r b o " . Risparmiare i vinti e sotto- mettere gli orgogliosi. Il segretario di Pasquino è Anthony Di Renzo, pro- f e s s o r e d i s c r i t t u r a all'Ithaca College. Potete r a g g i u n g e r l o s u direnzo@ithaca.edu. LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA Durante la liberazione, le forze Americane a Roma erano stanziate nella tenuta di Villa Borghese e nei suoi vari edifici (Photo: Dreamstime)