L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-11-2020

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25 GIOVEDÌ 11 GIUGNO 2020 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | T ra le storie dolorose legate al Covid-19 e le proteste civili e i disordini in tutta la nazione, i lettori sono alla disperata ricerca di notizie edificanti. È tempo di lasciarsi ispirare dalle infinite possibilità dello spirito umano. Una storia che risponde a que- sto standard, e che ci porta fuori da questo oscuro capitolo della storia, alme- no momentaneamente, è quella di Geno Auriem- ma, l'allenatore capo della squadra di pallacanestro femminile dell'Università del Connecticut. La sua storia ci ricorda come le nostre prime espe- rienze e le nostre lotte pos- sono plasmare la nostra identità. Coach Auriemma, attribuisce il suo successo alla sua città natale Montella, un piccolo vil- laggio di montagna in pro- vincia di Avellino. Una stretta strada sterrata con- duceva alla piccola casa di pietra della sua famiglia. "Dormivamo davanti al camino perché non aveva- mo né termosifoni né elet- tricità e scaldavamo l'ac- qua sul fuoco", spiega il mitico allenatore delle Huskies. "Quando avevo due anni", ha detto l'ormai ses- santaseienne, "mia madre e mio padre erano andati al lavoro e io dormivo. In qualche modo sono finito nel carbone del fuoco che teneva calda la casa". Il primogenito (1954) Luigi Geno Auriemma, figlio di Luigi Geno Auriemma, era rimasto incustodito per qualche secondo dagli altri parenti adulti della fami- glia. L'incidente provocò gravi ustioni allo stomaco. Sopravvissuto miracolo- samente, ha cicatrici che gli ricordano da dove viene. Sono state le diffi- coltà quotidiane di Montella che hanno inizia- to a segnare lo sviluppo del giovane Luigi. "Credo anche che l'essere cre- sciuto all'italiana abbia aiutato il mio sviluppo". Infatti, l'altro giorno, stavo parlando con un tizio del perché ci sono così tanti allenatori di successo di origini italiane", ha detto retoricamente. Si riferiva agli allenatori di basket universitari di origine italo-americana di grande successo come Jim Valvano, Lou Carnesecca, Rollie Massimino e John Calipari. "Penso - ha detto - sia dovuto al fatto che agli italiani piace stare in mezzo alla gente e sono in sintonia con ciò che gli altri sentono". Le sue radici meridionali hanno portato a una straordinaria carriera di allenatore. Sotto la sua guida la squadra di basket femminile UCONN ha vinto undici campionati nazionali NCAA di I Divisione, il massimo nella storia. Gli altri suoi ricono- scimenti comprendono decine di premi, tra cui l'oro olimpico nel 2012 e nel 2016 per aver guidato la squadra di pallacanestro femminile. Coach Auriemma è apparso rilassato e orgo- glioso di parlare della sua eredità durante la mia intervista con lui, e ha anche aggiunto un'altra teoria al suo successo. Crede che l'arrivo in America (1961) come immigrato di sette anni con i suoi genitori e i fra- telli minori Ferruccio e Anna, gli abbia insegnato il valore del duro lavoro. "Non ricordo che mio padre e mia madre andas- sero mai in vacanza o al ristorante. Sono un esem- pio di lavoro duro", ha detto l'allenatore. La sua affiatata famiglia italiana si era stabilita a Norristown, in Pennsylvania. I suoi geni- tori vivevano con un mode- sto reddito. "Ricordo di aver avuto due paia di pan- taloni al liceo e questo era tutto". Geno era il più grande dei tre e fu costret- to a prendersi cura dei suoi fratelli mentre i genitori lavoravano. All'inizio, ha lottato con la lingua inglese e si è reso conto che lo sport era un modo per fare amicizia e assimilarsi. Ha giocato a baseball e basket al liceo e nel 1977 si è laureato alla West Chester University of Pennsylvania. Mentre fre- quentava il liceo e l'univer- sità ha lavorato nell'edilizia insieme ad altri immigrati italiani. "Ricordo sempre questi vecchi italiani che prima di arrivare in America sentivano che le strade americane erano lastricate d'oro, ma quando arrivavano trovavano stra- de sterrate e ci si aspettava che loro le pavimentasse- ro". Sostiene che, durante la sua infanzia e la sua vita da giovane adulto, è stato cir- condato da immigrati che hanno lavorato duramente per migliorare la loro vita perché molti erano emigra- ti da villaggi remoti come Montella, che non avevano opportunità economiche. Tutte queste esperienze hanno affinato le sue capa- cità di leadership e gli hanno aperto la strada per essere assunto come assi- stente allenatore di palla- canestro per alcune squa- dre di scuole superiori e collegi. Alla fine, nel 1985, ha ottenuto il posto di capo allenatore delle Huskies. Per diversi decenni ha sviluppato e mantenuto uno dei programmi di basket femminile di mag- gior successo in America e ha detto: "Prima di ritirar- mi, mi aspetto di vincere almeno un altro campiona- to". Ciò che lo rende unico è la sua straordinaria capa- cità di massimizzare la prodezza atletica di molte giocatrici di basket, pur essendo a volte molto duro rispetto alla mancanza di sforzo. Il suo motto da coach è semplice. "Ognuno ha la propria versione di ciò che la leadership comporta, ma il punto è che se si è nella posizione di guidare, allora si guida. Questo significa dare l'esempio, galvanizzare i compagni a fare qualcosa che loro stes- si non pensavano di poter fare da soli. È trattare le persone pensando che il loro benessere venga SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI TERRITORIO TRADIZIONI prima del vostro". In tutto il paese tante ragazze adolescenti interes- sate al basket vorrebbero giocare con il Coach Auriemma. Una ragazza molto speciale era la tredi- cenne G i a n n a G i g i B r y a n t , figlia di Kobe Bryant. Aspirava a giocare per le Huskies quando, all'i- nizio di quest'anno, lei e il suo famoso padre - così come altre sette persone - sono rimasti accidental- mente uccisi in un incidente in elicottero vicino a Calabasas, California. Un mese dopo, Vanessa Bryant ha chiesto ad Auriemma di parlare alla commemorazio- ne del marito e della figlia. Quando gli ho chiesto di raccontarci del suo primo incontro con l'icona dell'NBA, ha detto: "Ricordo che la prima volta che ho incontrato Kobe è stato a un raduno olimpico nel 2011. Ci siamo scambia- ti dei convenevoli e poi gli ho fatto qualche domanda in italiano. Beh… - ridacchia prima di continuare - il suo italiano era migliore del mio perché lui studiava ita- liano e io ho fatto solo la prima elementare e parlavo solo il dialetto napoletano". Più tardi ha detto in tono serio: "Kobe amava la cultu- ra italiana e naturalmente le sue figlie hanno nomi italia- ni" (Natalia, Gianna, Bianka e Capri). Il tema di Gigi e Kobe gli ha ricordato il suo legame con il suo patrimonio. Lui e sua moglie si recano in Italia ogni pochi anni, ma lui ha detto: "Vorrei aver cresciuto i miei figli con la lingua italiana. Voglio dire, abbiamo certamente le nostre tradizionali cene della vigilia di Natale e mi piace avere tramandato qualcosa, ma avrei potuto fare un lavoro migliore nel trasmettere altre tradizio- ni". Una tradizione che ha tramandato è l'apertura di alcuni ristoranti italiani (uno è il Café Aura) tutti in Connecticut, dove il suo piatto preferito, il vitello al marsala, è nel menù. Da ristoratore persegue un livello di eccellenza così come guida la sua squadra di basket femminile, ricor- dando da dove viene. Il segreto del successo del coach Auriemma Geno Auriemma guida la famosa squadra di basket femminile delle Huskies (Photo: Wikipedia)

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