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25 GIOVEDÌ 25 GIUGNO 2020 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | U n a m a c c h i n a d e l t e m p o : q u a n t i d i n o i hanno immagi- nato di potersi infilare dentro, allacciarsi le cinture, girare qualche inter- ruttore per ritrovarsi frullati i n u n v o r t i c e e a t t e r r a r e finalmente in qualche antica terra di tanto tempo fa? Solo nei nostri sogni o in un buon film questo sarebbe possibi- le, ma esiste un luogo che è la cosa più vicina a una vera m a c c h i n a d e l t e m p o c h e potremmo mai sperimenta- r e : I l M u s e o E g i z i o d i Torino. Il Museo Egizio ha l'o- nore di ospitare la più grande collezione di statue e manu- fatti dell'antico Egitto, secon- da solo a quella del Cairo. "Ma perché Torino?" si chie- dono molti visitatori... me compresa. Il seme fu pianta- to nel 1630 con l'arrivo a T o r i n o d e l l a T a v o l a B e m b i n a d i I s i d e , u n r e p e r t o e g i z i o d e l p r i m o periodo romano realizzato in forma stilizzata. Poco più di cento anni dopo, re Carlo Emanuele III rimase affasci- nato dal pezzo, tanto da com- missionare nel 1753 all'ar- cheologo Vitaliano Donati l'acquisizione di reperti egizi. Trecento pezzi più tardi era stata posta la prima pietra del museo. N e l 1 8 2 4 , l e a n t i c h i t à accumulate si moltiplicarono fino a comprendere oltre 5.000 oggetti raccolti dal console Bernardino Drovetti durante il suo mandato in Egitto - era tempo di aprire un museo! La collezione ini- ziale trovò sede nel cuore di Torino, ospitata nell'ele- g a n t e P a l a z z o d e l l ' Accademia delle Scienze. La celebre dichiarazione di Jean-François Champollion, il famoso studioso di codici geroglifici, "La strada per M e n f i e T e b e p a s s a d a Torino", annunciava la note- vole collezione ora aperta al pubblico. S e g u i r o n o a c c u m u l i impressionanti. Una scorta privata di oltre 1.200 pezzi fu acquistata dal collezionista Giuseppe Sossio nel 1833, a cui seguirono altre raccolte private. Forse la raccolta più g r a n d e e s p e t t a c o l a r e f u q u e l l a d e l l ' e g i t t o l o g o Ernesto Schiaparelli. Le sue dodici spedizioni tra il 1900 e il 1920 hanno raccolto un numero impressionante di reperti, tra cui due tombe intatte. Nonostante la sua straor- dinaria offerta, il fascino del museo si era affievolito al volgere del millennio, tranne che per gli accademici che ci a n d a v a n o a s t u d i a r e . I l museo, angusto, polveroso e antiquato come una mum- mia dimenticata, aveva il disperato bisogno di un lif- ting. Un nuovo percorso è stato attuato dal governo ita- l i a n o : p r i v a t i z z a z i o n e mediante una fondazione. Città, Regione e imprese si s o n o r i u n i t e n e l 2 0 1 2 e h a n n o p r e s o l e r e d i n i : l a corsa contro il termine di mille giorni con un budget di cinquanta milioni di euro era iniziata. La mia visita al Museo Egizio di Torino è la testimo- n i a n z a d i u n a m a g n i f i c a visione di quello che potreb- be essere il futuro. Riaperto n e l 2 0 1 5 d o p o u n ' a m p i a ristrutturazione e riprogetta- zione, lo spazio è raddoppia- to per consentire l'esposizio- ne di oltre 6.500 oggetti che vanno dalle statue massicce ai più piccoli oggetti di uso q u o t i d i a n o . È u n v i a g g i o esaltante attraverso 7.000 anni circa di vita egiziana. Due enormi statue del dio leone fanno la guardia al solenne ingresso, presagi delle meraviglie che attendo- no. Una volta procuratisi i biglietti e le cuffie audio- guida (un must), inizia un v i a g g i o b e n o r g a n i z z a t o . Tutte in ordine cronologico, le prime esposizioni iniziano durante il IV secolo a.C. pre- faraonico. Le emozioni ven- gono immediatamente solle- citate mentre si guarda un corpo essiccato in posizione fetale vecchio di 7.000 anni, collocato rispettosamente in un display circolare che imita il foro di sepoltura. Lo cir- condano oggetti sparpagliati, posizionati come erano stati originariamente trovati. La s u a p e l l e i n t a t t a , l e s u e unghie, forse anche un'e- spressione sul suo viso, crea- no meraviglia, riverenza e s t u p o r e . I l m i o p e n s i e r o corre... Com'era la sua vita? Chi amava? Cosa lo faceva sorridere? In tutto il museo, domande come queste per- mangono per tutto il tempo in cui questa antica civiltà viene alla luce. L'intero museo e la sua vasta collezione sono magni- fici. Tuttavia, diversi punti salienti lasciano in un silen- zio quasi reverenziale per l'opportunità di averli visti. E bisogna ringraziare Ernesto Schiaparelli. Non solo un egittologo, le cui spedizioni hanno portato alla luce enormi reperti stori- ci, Schiaparelli è stato anche il curatore del museo dal 1894 fino alla morte, avvenu- ta nel 1928. Il suo ritrova- mento di tre tombe intat- te rimane un momento cul- minante nel mondo dell'ar- cheologia. Concentrando la sua attenzione su Deir el- Medina, sulla riva occidenta- le di Luxor e Gebelein, circa 15 miglia a sud di Luxor, Schiaparelli ha riportato alla luce il primo dei suoi impor- t a n t i r e p e r t i : l a T o m b a dell'Ignoto. Virginio Rosa, i l g i o v a n e a s s i s t e n t e d i Schiaparelli, ha meticolosa- mente disegnato a mano la tomba scoperta, così come i reperti. L'intera tomba e il s u o c o n t e n u t o s o n o s t a t i ricreati nel museo solo grazie al lavoro di Rosa. Sebbene non si tratti dello sfarzo e del fascino del luogo di riposo di Tutankhamen, questa tomba h a r e s t i t u i t o a f f a s c i n a n t i oggetti di uso quotidiano come mobili e oggetti della vita quotidiana, tutti pronti per l'aldilà. La seconda scoperta di Schiaparelli ha rivelato il tempio di Iti, un alto funzio- nario, e di sua moglie Neferu, una coppia vissuta durante il Primo Periodo Intermedio (2118 - 1980 a.C.). Forse i più notevoli sono i favolosi dipin- ti murali che sono stati accu- ratamente rimossi e che ora s o n o e s p o s t i n e l m u s e o . Notevolmente vivaci, questi murales illustrano la vita quotidiana, gli asini testardi e tutto il resto. È una cosa meravigliosa vedere quanto s i a m o a p p r e z z a b i l m e n t e simili, nonostante il passare del tempo e le differenze cul- turali. Il reperto più importante e d e c c e z i o n a l e p e r Schiaparelli - e forse l'esposi- zione più memorabile del Museo Egizio - è la tomba di Kha e di sua moglie Merit. Kha fu una figura importante, direttore dei lavori durante tre ammini- strazioni del Nuovo Regno (1428 - 1351 a.C.). Questa tomba è stata trovata nel 1906, non toccata e non vista da essere umano da quando il pavimento venne spazzato per l'ultima volta e la porta sigillata. L'ala che contiene la vita di Kha e Merit è fenomenale, tanto vicina a una macchina del tempo per come la imma- giniamo. I sarcofagi, a più strati come le matriosche russe, sono elaborati ed ele- ganti, la pittura e i dettagli freschi come il giorno in cui furono realizzati. Forse più sensazionali, però, sono gli oggetti della vita quotidiana. Esposizione dopo esposizio- ne vediamo oggetti personali: mobili per la camera da letto, oggetti per la toeletta, botti- gliette di trucco che conten- g o n o a n c o r a l e c r e m e d a notte e gli unguenti di Merit, gioielli, vestiti. Gli snack per l'aldilà si trovano nelle cioto- le, secchi ma riconoscibili come frutta e noci. Le par- SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI TERRITORIO TRADIZIONI rucche di capelli umani di Merit sembrano fatte ieri e pronte da indossare. Oltre sessanta paia di indumenti intimi sono piegati e pronti per il comfort dell'aldilà di Kha. A l t r i p u n t i s a l i e n t i d e l museo sono la Galleria del Papiro e il suo tesoro più ambito, un elenco completo d e i R e d e l l ' a n t i c o E g i t t o . L'imponente Galleria Reale, una stanza abbagliante e a s p e c c h i o , p i e n a d i s t a t u e gigantesche, si trova verso la fine delle esposizioni. A mio parere dovrebbe forse essere collocata prima nel percorso di visita. A quel punto ero già oltremodo satura, quasi inca- pace di cogliere le glorie di queste antiche meraviglie che si trovavano proprio davanti a me. Non posso fare a meno di menzionare gli stupefacenti display 3D e high-tech collo- cati in tutto il museo. I pro- gettisti hanno fatto bene a portare a bordo i vantaggi della moderna tecnologia per aprire una magica finestra della macchina del tempo, permettendoci di farci sentire come se non avessimo solo visitato un museo, ma avessi- mo conosciuto personalmente una magnifica cultura e per- sone ormai perse negli annali del tempo. F a c c i a a f a c c i a c o n l ' a n t i c o Egitto: il Museo Egizio di Torino Da quasi due secoli, la civiltà Egizia ha trovato casa a Torino ( Photo: Dreamstime)