L'Italo-Americano

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ  2  MAGGIO  2013 PAGINA  5 Amedeo Modigliani, personalità tormentata e vita da artista maledetto ma geniale espressione dell'arte italiana del Novecento LAURA ROSSI Spesso amiamo personaggi ed artisti la cui caratteristica principale non è solo quella di eccellere nel loro settore, ma di essere tormentati nella vita privata. I turbamenti dell'anima li portano a compiere scelte sbagliate o al punto di vivere una vita dissoluta Chi non ha mai ammirato un quadro di Modigliani? I suoi ritratti esprimono l'inquietudine e la fragilità dell'uomo del primo Novecento. Modigliani avrebbe voluto fare lo scultore: quella era la sua vera passione. Purtroppo, per motivi di salute, dovette optare per la pittura. Lo direste? La sua eccel- Ritratto di Jeanne Hébuterne, la compagna di Amedeo Modigliani ad essere inevitabilmente annoverati nel gruppo degli artisti definiti "maledetti". Li amiamo forse perché sono così lontani dal nostro modo di vivere e di pensare, che li osserviamo come creature da scoprire che al contempo ci intrigano e ci lasciano perplessi. Quello che ci attrae è il fascino del diverso, dell'eccesso: è più complicato penetrare nella loro mente e, in fondo, facciamo il tifo per loro. All'inizio del Novecento, l'Europa era attraversata da un grosso fermento artistico che rispecchiava l'inquietudine di una società, che inconsapevolmente si stava avvicinando ai drammi della guerra. Nell'Italia di quegli anni spicca la figura di un artista bohémien dal destino tragico, che lo porterà ad una morte prematura: Amedeo Modigliani. Prendiamo il suo soprannome "Modi" e associamolo alla parola "maledetto" in francese, ovvero "maudit": la pronuncia è la stessa e quindi il parallelismo fu presto fatto anche dai suoi contemporanei. Lui, non fece niente per smentire tutto ciò, legato com'era agli eccessi e alle reazioni sanguigne. Lui, l'imprevedibile, nonostante la natura controversa, era amato e idolatrato dai suoi amici, dalla sua compagna, oltre ad essere comunque ben inserito nel contesto intellettuale milanese. Non si può negare il fascino esercitato universalmente dalla sua vita disordinata, libera, anticonformista. Ma cosa c'era di così speciale in questo personaggio tormentato e complesso? C'erano la sua anima e la sua arte legate indissolubilmente tra loro: l'una non avrebbe potuto fare a meno dell'altra e viceversa. lenza in questa disciplina "di ripiego" ci stupisce ancor di più quando veniamo a sapere che non fu il settore artistico che prediligeva. L'artista, sin dall'età di quattordici anni, ebbe salute cagionevole: la prima manifestazione fu un attacco di febbre tifoidea. Questa malattia lo rafforzò nella volontà di diventare artista. Così incominciò a frequentare l'Atelier di Guglielmo Micheli dove, a seguito della conoscenza con Oscar Ghiglia, scoprì anche il lato bohémien della vita: tabacco, donne e spiritismo, a cui presto avrebbe aggiunto l'alcol. Al di là degli aspetti biografici, importanti per il suo operato, l'analisi della sua personalità resta la chiave fondamentale nella profonda comprensione della sua arte. Modigliani riusciva a creare legami così intensi da spingere, chi lo circondava, a pensare a lui come parte indispensabile della propria vita: l'esempio più eclatante è dato dalla compagna Jeanne Hébuterne, che poco dopo la morte prematura di Amedeo si tolse la vita, nonostante fosse al nono mese di gravidanza. La morbosità relazionale dimostra l'irrazionalità alla base dei legami affettivi dell'artista. La mente di Modigliani era in parte impenetrabile anche per i conoscenti. Egli viveva della sua arte e non era interessato a questioni sociali o politiche. Il suo ego era forse già un mondo troppo complicato: elementi esterni sarebbero stati di disturbo. Anche se potrebbe sembrare così distaccato da tutto, egli fu simbolo del suo tempo: tutto ciò è chiaramente dimostrato nella mostra dedicatagli a Palazzo Reale a Milano. Lo stile pittorico di Modigliani è inconfondibile: i visi sono allungati, gli occhi sono spesso privi di iride a rappresentare, secondo gli storici dell'arte, uno sguardo rivolto verso l'interiorità del personaggio dipinto confermando, ancora una volta, una sorta di inquietudine dell'uomo agli inizi del Novecento. I suoi quadri, con i volti che hanno espressioni a volte assenti, a volte tristi, e che talora sembrano acquistare un'espressione di dolcezza fanno parte del patrimonio artistico italiano. Avete mai desiderato avere un suo quadro in casa? La risposta non può che essere positiva e le sue opere sono ricercate dai mercanti d'arte, raggiungendo costi vertiginosi. Un traffico di falsi qualche decennio fa - ha però reso complicato distinguere gli originali, minando, temporaneamente, il valore delle sue opere. Nel manifesto della mostra milanese, il lungo collo tipico di Modigliani La rivoluzione espressiva del cubismo: al Vittoriano di Roma il linguaggio del XX secolo di Severini e Soffici EMANUELA MEDORO Un suono cantilenante in inglese, testo scritto, traduzione a lato, voce dall'accento nativo, scandito e comprensibile, semplicissimi frammenti di frasi, ripetizioni, trasformazioni di parole e giochi di suoni in apparente libertà, danno il benvenuto al visitatore della mostra sul lin- guaggio cubista nelle arti del Ventesimo secolo. "Cubisti Cubismo" fino al 23 giugno, al Vittoriano di Roma. Il cubismo, stile che emerge da un mondo sconvolto da rapidi cambiamenti politici e sociali, è un linguaggio rivoluzionario che ha donato nuove forme e stili, trasformando pittura, architettura, letteratura, teatro, musica, Ardengo Soffici, Cocomero e liquori. In mostra al Vittoriano di Roma cinema, arredamento e moda. Il testo parlato e scritto all'ingresso della mostra è una poesia di Gertrude Stein, letta da lei stessa. Compose quel testo negli anni '30, in risposta ad un ritratto che le fece Pablo Picasso, giocando e frammentando le parole come il pittore giocava e frammentava l'immagine umana. E come il pittore ricomponeva l'unità formale dell'immagine con un geniale uso del colore, con il gioco delle luci e delle ombre, ottenendo risultati di straordinaria eleganza, così Gertrude Stein ricompose i frammenti del discorso nell'armonia del suono. L'ascolto dona una fascinazione ipnotica, un'emozione da "sindrome di Stendhal", una memoria che va oltre i semplici significati delle parole. Il succo del discorso potrebbe essere la frase finale: History teaches. Rimane nella mente del visitatore non il semplice ricordo del tema di una poesia, ma l'esperienza di un significato trasmesso attraverso un suono coinvolgente, che introduce a tutto il percorso della mostra. Seguono poeti, testi di Blaise Cendrars e Guillaume Apollinaire accompagnati da disegni, incisioni e litografie di Picasso, Léger e Braque, accomunati dalla condivisione di motivi e forme. Per la musica sono presenti in mostra testi di Stravinkij, Satie e Schönberg, con modalità espressive cubiste, secondo l'Istituto Centrale per i Beni Sonori ed audiovisivi. Per la pittura, la rassegna presenta artisti spagnoli (Pablo Picasso e Juan Gris), francesi, inglesi, americani (Marsden Hartley), messicani (Diego Rivera), russi (Natalia Goncharova), e italiani: ovvero Gino Severini e Ardengo Soffici. Per l'architettura sono presenti immagini di edifici costruiti a Praga, dove architetti ed artisti usarono il linguaggio cubista fin dal 1910. Poi il cubismo inglese che, con molto senso pratico, usò le armonie geometriche e coloristiche di cubi e triangoli per creare e decorare oggetti di uso domestico. Non meno importante, il cinema. Le tecnologie adatte a rappresentare figure in movimento e le dinamiche spazio-temporali, hanno reso popolari le idee fondanti del cubismo, inizialmente di difficile comprensione. Comprensibilissimi invece, ed ancora oggi apprezzabili, stoffe, modelli ed abiti in stile cubista, esposti nella rassegna.

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