L'Italo-Americano

italoamericano-digital-7-23-2020

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www.italoamericano.org 9 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 23 LUGLIO 2020 mano con una grafia così lontana dagli stili calligrafici dell'epoca non contengono nemmeno una correzione e sono piene di passaggi poeti- ci e di raffinato umorismo. Si pentì di non essersi s p o s a t a e d i n o n a v e r avuto figli? E Dulbecco era solo un amico di vec- chia data, niente di più? Non ho mai sentito da lei parole di rimpianto. I figli sono gioie e dolori. Dicev: "Quando hai un figlio non sai chi porti in casa ". Non ho mai osato chiederle nulla della sua vita amorosa: in famiglia abbiamo il principio che il rispetto per gli altri consiste nel raccogliere ciò che gli altri vogliono dirti: non devi permetterti di chie- dere altro. S u a z i a e r a m o l t o o r g a n i z z a t a . T r o v a v a tempo per le letture pre- ferite? Amava i gialli di Agatha Christie. In quei libri vedeva una somiglianza con il suo l a v o r o : d i c e v a c h e i l s u o lavoro era una storia di spio- naggio. Mentre il detective cercava l'assassino, lei cerca- va le potenzialità del NFG. Però la sua biblioteca contie- ne libri su ogni tipo di argo- mento. Leggeva costante- mente e regolarmente, evi- d e n z i a n d o i p a s s a g g i p i ù interessanti con un post-it giallo. Quando poi iniziò a scrivere libri, disse che que- sto l'aiutava a continuare a leggere e a tenersi informata su tutto ciò che venisse pub- blicato. Sviluppò un rapporto speciale con i giovani. Insegnava loro l'impor- t a n z a d e l l a f o r z a d i volontà e del duro lavo- ro. Sì, questo dopo il conferi- m e n t o d e l N o b e l . P r i m a , quando insegnava, non aveva molto tempo per loro. Negli ultimi anni andava al labora- torio ogni giorno per seguire il lavoro dei suoi collaborato- ri. Non poteva più svolgere da sola le ricerche a causa della cecità quasi totale cau- sata da una maculopatia - e pensare che da giovane aveva una vista così prodigiosa. Poteva operare su invisibili embrioni di pollo di due o tre giorni di vita senza il potere risolutivo di un microscopio. Lavorava con spilli forgiati a forma di bisturi, che riusciva a tenere con le sue dita sottili e affusolate. Ha trovato negli studenti ascoltatori attenti e rispetto- si. Erano curiosi e desiderosi di conoscere e seguire le sue orme. Alla fine di ogni confe- renza mi chiedeva: "Cosa possono vedere in me questi ragazzi, che sono così vec- chia? Come posso aiutarli? Disse che gli scienziati hanno una responsabi- lità "enorme" nei con- fronti della società. Cosa direbbe dei virologi di oggi in questi tempi di COVID-19? La responsabilità che mia zia riponeva negli scienziati era soprattutto relativa alla trasmissione della conoscen- za, di ciò che sanno e studia- no. Solo rendendo le persone consapevoli del progresso d e l l a s c i e n z a , s i p o s s o n o creare meccanismi di con- trollo sull'uso della scienza stessa, solo spiegando ciò che viene vissuto in modo semplice e comprensibile si può evitare che chi non è uno scienziato possa diven- tate una vittima inconsape- vole. Mia zia non dava la colpa agli scienziati, chiede- v a l o r o d i a s s u m e r s i l a responsabilità di spiegare fenomeni che la conoscenza attuale non può spiegare: gli scienziati sono esseri umani e c o m e t a l i n o n p o s s o n o essere onniscienti. Il pro- gresso della scienza ha pro- vocato una specializzazione s e m p r e p i ù i n t e n s a c h e impedisce di avere una visio- ne globale dei problemi - ecco perché l'interazione tra specialisti dei vari rami deve diventare sempre più stretta e interconnessa. Se vogliamo parlare della pandemia anco- ra in corso, penso che mia zia non avrebbe guardato con favore agli scienziati che "sanno tutto". Nel 1944, a Firenze, sua zia si offrì volontaria come medico presso le truppe anglo-americane. I n q u e l c a m p o c u r a v a anche le persone colpite dall'epidemia di febbre tifoidea. Lì si rese conto c h e q u e l t i p o d i r u o l o non le si addiceva— non era in grado di costruire i l n e c e s s a r i o d i s t a c c o personale dal dolore dei pazienti, come ricorda n e l l a s u a b i o g r a f i a : "C'era un'epidemia di tifo in corso, decine di persone morirono. Ho fatto tutto io, il medico, l'infermiera, il portanti- n o . G i o r n o e n o t t e . È stata dura e sono stata c o s ì f o r t u n a t a a n o n a m m a l a r m i " . C o m e a v r e b b e v i s t o q u e s t a pandemia? Quello che abbiamo visto oggi non è diverso da quello che è successo nelle epide- mie dei secoli passati. La capacità di affrontare il dolo- re degli altri non è per tutti. Zia Rita aveva una grande ammirazione per quei medi- ci e infermieri. Aveva ecce- zionali capacità diagnosti- che: da pochi sintomi era in grado di capire rapidamente il tipo di malattia da cui le persone erano afflitte. Il modo migliore per c o n t i n u a r e a o n o r a r e Rita Levi-Montalcini? Zia Rita ha lasciato grandi insegnamenti e iniziative tra cui, nel 1991, il Consiglio internazionale dei doveri umani, una Magna Carta dei doveri e un codice etico di responsabilità condivisa. In Italia ci sono 90 scuole che portano il suo nome. Ho c r e a t o l a R e t e L e v i - Montalcini che collega tutte le scuole attraverso un pro- t o c o l l o d ' i n t e s a c o n l ' A s s o c i a z i o n e L e v i - M o n t a l c i n i . L ' i m p e g n o comune è quello di formare fin da piccoli i bambini al pensiero logico e all'osserva- zione del mondo che li cir- conda. Non dando nulla per scontato, stiamo cercando di migliorare ciò che è miglio- rabile come ha scritto mia zia nella sua autobiografia, Elogio dell'imperfezio- ne: la mia vita e il mio lavoro. Solo ciò che è per- fetto non può essere miglio- rato, tutto ciò che è imperfet- to può essere migliorato. Le scuole materne ed ele- mentari sono il miglior vei- colo per trasmettere gli inse- gnamenti scientifici e morali di zia Rita. Sto cercando di espandere queste iniziative all'estero e sto seguendo con attenzione ciò che gli altri fanno in suo onore al di fuori d e i n o s t r i c o n f i n i . A Montreal, le hanno dedicato u n v i a l e . L a N a t i o n a l A c a d e m y o f S c i e n c e s d i Washington ha ospitato due mostre su di lei. Altre mostre s o n o s t a t e o r g a n i z z a t e a Madrid e in Israele. Per non disperdere questo patrimo- nio culturale sono necessarie molte risorse umane e mate- riali. Essendo un'ottimista, sono sicura che troverò qual- cuno che mi aiuterà. Rita non è solo mia zia (anche se a volte sono gelosa!). È la zia di tutti i ragazzi delle scuole e di tutti quelli che la stima- v a n o . E s p e r o c h e n o n vogliano separarla nel ricor- d o d a i s u o i d u e f r a t e l l i ugualmente brillanti. . o s s e s s i v a m e n t e l e s u e ricerche in laboratori di f o r t u n a i n u n p e r i o d o così problematico? Un aneddoto su quel perio- do tosto? Per sopravvivere anche in situazioni "estreme" gli esseri umani si prendono cura di ciò che li interessa. È l'unico modo per evitare il panico senza essere sopraffatti dagli eventi. Evitano di "sprecare il loro tempo ad aver paura del peggio" a scapito di ciò che li interessa - in questo modo possono mantenere viva la speranza. Zia Rita andava nelle fat- torie della campagna astigia- na alla ricerca di uova di gal- lina fecondate. Diceva che erano necessarie per nutrire i suoi figli che avevano biso- gno di cibo altamente nutriti- vo. Una volta rimosso l'em- brione, su cui poi lavorava, trasformava i tuorli rimasti in omelette per tutta la fami- glia! Il razzismo, l'antisemi- tismo e i tanti volti della discriminazione esistono ancora purtroppo. Il razzismo e l'antisemiti- smo non si estingueranno mai. Nemmeno le diverse percezioni che gli uomini e le donne hanno l'uno dell'altro cesseranno. Zia Rita attribui- va queste "piaghe" alla len- tezza del cervello arcaico, il c e r v e l l o r e t t i l i a n o d e l l a sopravvivenza, nell'evolversi, se poi mai si evolverà. Frequentò medicina c o n t r o l a v o l o n t à d e l padre Adamo Levi, inge- g n e r e e m a t e m a t i c o . E n t r ò a l l a s c u o l a d i medicina dell'istologo G i u s e p p e L e v i , p a d r e della scrittrice Natalia Ginzburg. Tra i compa- gni di studio di Rita c'e- r a n o a l t r i d u e f u t u r i premi Nobel: il microbio- logo Salvador Luria e un gigante della biologia del c a n c r o , R e n a t o Dulbecco. In quegli anni post-vittoriani cosa ha spinto Rita ad essere così determinata a forgiare la propria esistenza? Non è possibile spiegare appieno il motivo della scel- ta. Sosteneva di non avere una vera vocazione nei campi dominati dalle donne dell'e- poca. Diceva che le sarebbe piaciuto fare la scrittrice, ma continuava a dire che non ne aveva l'attitudine. Al contra- rio le sue lettere scritte a SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI TERRITORIO TRADIZIONI Rita Levi-Montalcini, ritratta dalla sorella Paola, pittrice (Photo courtesy of Archivio di Famiglia Piera Levi-Montalcini) Continua da pagina 7

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