L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-6-2020

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GIOVEDÌ 6 AGOSTO 2020 www.italoamericano.org 37 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Oltre a far parte del santuario dei cetacei, l'isola della Sardegna è parco nazionale e ospita il caratteristico asinello bianco (Ph. Antonellaspi-Pixabay) Una storia lunghissima dentro un'oasi grande appena 50 km quadrati: l'Asinara e la sua bellezza intatta S econdo gli studiosi i primi esemplari furono importati dall'Egitto nel secolo scor- so dal Marchese di Mores Duca dell'Asinara. Secondo una più suggestiva leggenda approdaro- no sull'isola a seguito del nau- fragio di un vascello diretto verso la Francia. L'ipotesi più verosimile li vede derivare da quelli grigi già presenti sull'iso- la. Qualunque sia la loro origine, gli asinelli albini rappresentano di sicuro l'animale simbolo di quest'isola mediterranea che li vede incontrastati padroni di un territorio tutelato nella sua inte- rezza dalle istituzioni pubbliche. Per vedere da vicino l'Asino bianco dell'Asinara (Equus asi- nus var. albina), animale dalle dimensioni ridotte, dal caratteri- stico mantello bianco e dalla par- ziale pigmentazione dell'iride di color rosa-celeste, occorre arri- vare innanzi tutto in un'isola – la Sardegna – dal grandissimo patrimonio naturalistico, sce- gliendo per i propri itinerari la parte nord orientale. Porto Torres (Sassari) rappre- senta la città più popolosa di questo angolo d'Italia, le cui acque limpide ricordano quelle dei paradisi tropicali. Separata dalla terraferma sarda dall'isola Piana e dal pas- saggio di Fornelli (uno stretto canale navigabile), l'Asinara vanta una storia singolare che le ha permesso di conservare quasi del tutto integro il suo patrimo- nio floreale e faunistico. I suoi 50,9 chilometri quadrati di superficie, rientranti nel territo- rio comunale di Porto Torres, dal 1997 sono parco nazionale men- tre la sua area marina è protetta dal 2002. L'isola è stata abitata sin dal IV millennio a.C.; e i siti collo- cati nel nord dell'isola rappresen- tano le più antiche testimonianze dell'uomo nell'intera Sardegna. Il sito più importante è quello di Campu Perdu, una domus de janas, ricavata su di un pianoro nei pressi della Reale. Una pre- senza umana, quella presente sull'isola che originariamente venne chiamata Sinara (dal nome sumero-accadico del dio Sin), risulta pertanto ininterrotta fin dal periodo nuragico. A tale periodo risale una testimonianza di rilievo, un bronzetto raffigu- rante un bovino tuttora esposto nell'Antiquarium Turritano a Porto Torres. I Romani rinominarono l'iso- la Herculis Insula, in onore al semidio, figlio di Giove, Ercole. Sono stati ritrovati ed esplorati dei relitti di navi contenenti anfore, che trasportavano soprat- tutto merce legate al mercato itti- co. Il nome odierno invece deri- va da un altro toponimo dato dai Romani all'isola, Sinuaria, dovu- to al carattere frastagliato dell'i- sola. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente l'isola passò dapprima in mano ai Vandali poi all'impero bizantino. Con la nascita dei Giudicati e la lotta delle Repubbliche marinare per la supremazia nel Mediterraneo, l'Asinara tornò a essere un punto strategico conteso tra Genova e Pisa, fin quando un'importante famiglia ligure, i signori della Lunigiana, (forse i Malaspina, un cui esponente - Alessandro - secoli dopo avrebbe esplorato le coste del Nordamerica) fece costruire il castello, abbarbicato sul massiccio granitico di Fornelli. Nel 1100 si stanziarono nell'isola i monaci camaldolesi, che eressero il convento di Sant'Andrea, di cui oggi non rimangono che ruderi. Con l'arrivo degli Aragonesi l'Asinara si vide teatro di nume- rose battaglie e scorrerie, tra le quali quelle del pirata Barbarossa. Nel 1720, l'isola passa alla Casa Savoia, e nel 1775 a don Antonio Manca Amat, che divenne Duca dell'Asinara. I nuovi coloni richiamati dal Manca Amat, fecero lievitare la popolazione nel 1833, a 300 abitanti e 4000 capi di bestiame. Tornata nel 1836 sotto il controllo diretto dello Stato, divenne nel 1885 una colonia agricola e un lazza- retto, incontrando una forte opposizione della popolazione che venne allontanata. Alcune famiglie fondarono il borgo di Stintino, e durante la prima guer- ra mondiale l'Asinara vide arri- vare circa 24 000 prigionieri austro-ungarici. Di questo perio- do rimangono la cappella austroungarica e la stele comme- morativa nel cimitero. Negli anni della Guerra d'Abissinia (1937) vi furono deportati molti etiopi (tra cui la figlia del Negus). L'Asinara, chiusa al pubblico dal 1885 al 1999, rafforzò il pro- prio isolamento con l'istituzione, nei primi anni Sessanta del car- cere di massima sicurezza. Tale isolamento ha permesso la pre- servazione di gran parte dell'am- biente naturale dell'isola, evitan- do la cementificazione, e per- mettendo la nascita nel 1997 del Parco Nazionale dell'Asinara. Oggi l'isola rappresenta un paradiso per chi ama il turismo ambientale. L'isolamento geo- grafico ha permesso alla fauna di trovare il giusto habitat dove vivere e riprodursi. Il Parco conta circa 80 specie, molte di assoluta rarità. Lepri, donnole, mufloni, cinghiali, cavalli divi- dono lo spazio con i famosi asi- nelli bianchi presenti già nel XII GENEROSO D'AGNESE secolo. L'Asinara, inoltre, fa parte del cosiddetto "Santuario dei cetacei" e durante la naviga- zione in barca non è raro incon- trare i delfini. Chi sceglie questa isoletta lo fa per l'amore per le spiagge, le cale, le torri costiere e i piccoli insediamenti. Se la visita a cala Sant'Andrea è interdetta perché soggetta a massima tutela ambientale, quella a cala dei Ponzesi (punta Sabina) regalerà emozioni bellissime, con il mare limpido, fondali incredibili e spiaggia soffice, il tutto correda- to da una fitta vegetazione alle spalle. Il castello dell'Asinara si staglia sul massiccio granitico che sovrasta Fornelli, e la leg- genda narra che fu dimora del pirata Khayr al-Din Barbarossa. La parte interna è completamente diroccata e rimane ben poco in piedi, se non le mura di quelle che una volta potevano essere stanze. Torre di Trabuccato XVI sec. a.C., torre di Cala d'Oliva XVI sec. a.C., e torre di Cala d'Arena XVI sec. a.C. rappresen- tano attrattive di un'isola che si offre ai pochi turisti ammessi anche con la sua cittadella di Cala Reale, piccolo borgo realiz- zato per lo più nell'ultimo decen- nio dell'Ottocento e che ospita il Palazzo Reale. Nell'ex colonia penale, non ci si può spostare con mezzi propri ma nei suoi 16 chilometri di lun- ghezza è bellissima da girare a piedi (esclusi i mesi di luglio e agosto). Sull'isola ci sono sol- tanto due bar e 9 sentieri ben segnalati. Alcune zone dell'isola sono a Riserva Totale e non è possibile entrarci neanche a piedi. E' possibile noleggiare biciclette e auto elettriche e con guide ambientali geomarine ci si può fermare in calette irraggiun- gibili da terra.

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