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GIOVEDÌ 20 AGOSTO 2020 www.italoamericano.org 38 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | NOTIZIE SPORTIVE CALCIO MOTORI ALTRI SPORT Rivoluzione Juventus. Sarri esonerato subito dopo il nono scudetto ma è la storia di un amore mai nato to di calciatori carismatici (come Mandzukic) o di caratura inter- nazionale (come Emre Çan). LE COLPE DEI CALCIA- TORI - Sarri non è stato accolto molto bene dallo spogliatoio. Ha inciso (almeno su qualche sena- tore) il suo passato da coriaceo 'nemico' della Juve, ma ancor più ha fatto il suo tentativo di rivoluzione tattica, di fatto 'riget- tata' (più o meno consapevol- mente) da buona parte dei calcia- tori. Difficile - o quanto meno molto laborioso - pretendere di 'ingabbiare' campioni, di fama internazionale e di grande espe- STEFANO CARNEVALI mente a zona, protetta anzitutto dal pressing alto degli attaccan- ti), devono sottostare a schemi piuttosto rigorosi e complessi, che richiedono tempo e soprat- tutto impegno per essere assimi- lati e ben eseguiti. Questa visione, poi, andava in completa antitesi col calcio prati- cato dalla Juventus di Allegri (più pragmatico, impostato su fasi di possesso brevi e una dife- sa maggiormente modellabile in funzione dell'avversario e degli uno contro uno). Sarri, inoltre, non è mai stato uomo dalle mezze misure: i giocatori che, 4-3-1-2 e moderando le richieste di movimenti predeterminati), ma i calciatori non lo hanno comunque saputo (o voluto) seguire fino in fondo. Soprattutto nella fase difensi- va, dove l'apporto dei calciatori d'attacco è stato spesso molto scarso e dove il reparto arretrato ha adottato con eccessiva passi- vità il passaggio a una difesa più decisamente a zona. Del resto le avvisaglie di queste difficoltà si sono avute da subito, quando la proposta del tecnico di posizio- nare Cristiano Ronaldo al centro dell'attacco (invece che sulla limiti del Sarrismo: possesso di palla prolungato, ma sterile e poca protezione alla difesa (non a caso, negli ultimi anni, mai così perforata). Il tutto 'condito' da una mancanza di cattiveria e di concentrazione che, durante il 'regno' di Allegri, non si era davvero mai vista. Consapevolmente o meno, cuori e menti dello spogliatoio, insomma, non si sono mai com- pletamente votati alla causa di Sarri: ne sono prova gli scontri diretti con l'Inter. I Nerazzurri sono stati percepiti dallo spoglia- toio come i rivali più pericolosi nella corsa al titolo e, manco a farlo apposta, nelle due gare con- tro gli uomini di Conte, la squa- dra ha espresso un calcio di alto livello, pressoché privo di quelle sbavature e di quegli errori che, invece, hanno caratterizzato tutto il resto della stagione. Difficile sia un caso. LE COLPE DELLA SOCIETÀ - È probabile che la colpa principale della società sia stato un vero 'peccato originale': la scelta di Sarri, infatti, è parsa subito rischiosa e forzata. Ma su questo azzardo si sono innestati un'altra serie di equivoci che, rapidamente e quasi inevitabil- mente, hanno portato al divorzio tra le parti, dopo un solo anno. La rosa allestita è stata inadegua- ta sia per il calcio di Sarri, sia dal punto di vista della qualità asso- luta: siamo di fronte a una delle Juventus meno forti degli ultimi anni che ha dato l'impressione di essere stata costruita più per rispettare le necessità di bilancio (soprattutto per via di alcune ces- sioni non avvenute), che non per- seguendo un vero progetto tecni- co. Vista la qualità media degli interpreti, questa situazione sarebbe pure potuta andare bene in un anno di transizione, ma non certo quando si sta provando una rivoluzione. A conti fatti, tutti i nuovi acquisti hanno deluso tran- ne, dopo un notevole periodo di adattamento, Demiral (poi infor- tunatosi gravemente) e de Ligt. La forza effettiva della Juve è stata un po' sopravvalutata e Sarri si è così trovato a gestire un gruppo piuttosto in là negli anni, poco adatto al suo calcio, sazio di vittorie e desideroso poco o nulla di mettersi in discussione. Anche la 'protezione' riservata a Sarri è stata altalenante: la società ha garantito il tecnico più a parole che nei fatti. C'era voglia di rivoluzionare, ma l'entusiasmo sembra essersi spento troppo presto, tanto è vero che al tecnico non è stato conces- so nemmeno di poter proseguire il proprio lavoro in un'annata che (si spera) sarà giocata in tempi e condizioni non viziate dalla pandemia. L 'eliminazione agli ottavi di Champions League (per opera del piccolo ma sor- prendente Lione che - mentre scriviamo - è fresco di vittoria anche contro la 'corazzata' Manchester City) è stata fatale per Maurizio Sarri: dopo poche ore, l'allenatore toscano è stato sollevato dall'incarico, nonostan- te lo Scudetto vinto solo poche settimane prima. La delusione della dirigenza juventina, seppur dopo un'elimi- nazione sorprendente, scaturita da due partite effettivamente gio- cate male, non può bastare per giustificare la drastica decisione di esonerare Sarri, dopo solo una stagione. Il licenziamento dell'ex tecnico del Chelsea ha evidente- mente radici lontane: in tutto il corso del Campionato, infatti, è risultato chiaro come la Juventus di quest'anno fosse molto più fragile e molto meno cinica rispetto alle stagioni precedenti; senza considerare che la qualità di gioco - la vera 'mission' di Sarri - si sia vista solo a sprazzi. Anche se con le attenuanti legate al CoVid, la stagione bian- conera, al netto del nono scudet- to consecutivo, è stata tutt'altro che positiva. Come spesso acca- de in queste situazioni, è stato l'allenatore a pagare il prezzo più alto. Ma questo fallimento - questo 'amore mai nato' - ha più responsabili e molteplici motiva- zioni. LE COLPE DI SARRI - Il matrimonio tra il burbero tecnico toscano e la 'Vecchia Signora' è sembrato azzardato sin dalla prima ora. Sarri è sempre parso troppo lontano dallo 'stile Juve', per potersi calare adeguatamente nella parte: troppo fumantino e spigoloso, l'allenatore è lontano anni luce dai colletti bianchi e dai personaggi azzimati che caratterizzano il mondo-Juve. Anche gli intensi trascorsi di Sarri sulla panchina del Napoli, il più fiero avversario dei Bianconeri nelle ultime annate, hanno costituito un 'peccato ori- ginale' mai digerito da ampie porzioni della tifoseria juventina. Ma le 'debolezze' sarriane non si sono limitate a questioni di immagine o di curriculum: anche il credo tattico e le modalità di gestione della rosa tipiche del- l'allenatore sono risultati proble- mi insormontabili. Sarri chiede grande dedizione ai propri calciatori che, per met- tere in atto un gioco rischioso e offensivo (costituito da ampie fasi di possesso palla e scambi ravvicinati, senza quasi mai ricorrere alle palle lunghe; imperniato su una difesa real- dopo uno 'screening' iniziale, risultano inadatti al suo calcio, finiscono ai margini del progetto. È successo lo stesso anche nel complicato spogliatoio della Juve: non importa se si sia tratta- rienza, in schemi molto rigidi. A onor del vero, constatando l'inefficacia della propria propo- sta, nel corso della stagione, Sarri ha provato ad edulcorare la formula (passando dal 4-3-3 al sinistra) è stata rispedita al mit- tente (anche) dal diretto interes- sato. Si è avuta così una Juventus poco convinta della transizione tattica e, soprattutto, che ha incarnato pressoché solo i Maurizio Sarri, il tecnico esonerato dopo una sola stagione alla Juventus (Ph Ilya Khokhlov-it.wikipedia.org) Cristiano Ronaldo ha osteggiato apertamente la ricollocazione di Sarri (Ph Oleg Dubyna-commons.wikimedia.org)