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GIOVEDÌ 17 SETTEMBRE 2020 www.italoamericano.org 37 L'Italo-Americano IN ITALIANO | tare i partigiani che combat- tevano le truppe tedesche nel Nord Italia. Roma era stata liberata a giugno e si faceva- no pressioni per impedire ai nazisti di avanzare attraverso l'Italia verso la Germania meridionale. "L'OSS poteva sapere i nomi di tutti gli italiani - agenti clandestini da loro pagati e addestrati - quindi perché non siano stati tutti nominati è un po' un miste- ro", dice Van Housen. "Forse le famiglie non volevano che i nomi fossero resi pubblici". Fa anche notare che i B- 24 hanno avuto una storia di incidenti e schianti sfortuna- ti. Alcuni piloti li chiamava- no "la bara volante" a causa del suo numero di morti", ha detto. "Facevano più fatica a volare del predecessore, il B- 17, e non sopravvivevano al fuoco nemico". Il Liberator era dotato di due mitragliatrici calibro 50 a prua, a poppa e al centro. Van Housen dice che il con- t e g g i o d e l l ' e q u i p a g g i o d i coloro che sono morti sul Monte Menna corrisponde al protocollo standard del per- sonale. "Avreste avuto un pilota, un copilota, un navi- gatore, dei mitraglieri e i cosiddetti "kicker", quelli che aiutano a portare il carico fuoribordo". Faceva parte dello sfor- zo in campo per aiutare i partigiani italiani che sta- vano aumentando di numero verso la fine della guerra. Con l'aiuto dell'OSS e degli equipaggi aerei che forniva- no loro l'equipaggiamento necessario, gli agenti segreti assistevano i partigiani nel- l'organizzazione e nell'arma- mento delle truppe. Li aiuta- vano anche a tenersi in con- tatto con gli americani attra- verso gli operatori radio dei corpi di segnalazione dell'e- sercito. Gli agenti italiani doveva- no atterrare con il paracadu- te. "Aiutavano i partigiani a distribuire armi, cibo, medi- cinali e denaro", dice Borlini. "Volavano con una grande quantità di denaro". La gente del posto ha tro- v a t o b a n c o n o t e i t a l i a n e intatte sul luogo dell'inciden- t e . " I l m i n a t o r e G a s p a r e Valle ha detto che la gente del posto ha preso i soldi e si è trasferita nella pianura ber- gamasca. Sono state portate a casa anche alcune banco- note danneggiate dal fuoco. I detriti erano ovunque. Ogni rottame è stato rimos- so. "La guerra e la povertà hanno indotto la popolazio- n e l o c a l e a r i u t i l i z z a r e i l materiale recuperato", dice B o r l i n i . P e r e s e m p i o , u n uomo ha usato parte di un'a- la per coprire il suo ovile, mentre altri hanno fuso il rivestimento di alluminio per fare pentole per la polenta". I n o l t r e , a l c u n e s i g n o r e hanno riutilizzato frammenti di tessuto del paracadute per creare camicette". Borlini ha raccolto molti di questi pezzi. Li tengo nel m a g a z z i n o d i m i o p a d r e . Salviamo la storia", dice. All'inizio, i 13 cadaveri vennero sepolti sulla cresta del Monte Menna. "Solo un anno o due dopo la guerra, gli ufficiali dell'Esercito degli Stati Uniti vennero a Oltre Il Colle per riesumare le ossa sminuzzate e trasferirle al J e f f e r s o n B a r r a c k s National Cemetery, un cimitero militare degli Stati U n i t i a S a i n t L o u i s , n e l Missouri", dice Borlini. I sol- dati americani e i tre italiani r i p o s a n o i n s i e m e i n u n a tomba comune. I nomi dei soldati sono incisi sulla lapi- de. Due dei tre civili italiani sono elencati come 'scono- sciuti'. Quello identificato con un nome è Gaspare R. Pace. Ho fatto delle ricerche in proposito, ma non ho tro- v a t o a l c u n a t r a c c i a d i u n u o m o c o n q u e l n o m e . Q u a l c u n o p u ò a i u t a r c i ? " chiede Borlini. " A b b i a m o s c r i t t o a l C o n s o l a t o a m e r i c a n o a M i l a n o m a n o n a b b i a m o ricevuto risposta", dice. A nome di tutta l'Italia, sarebbe bello dare un nome, una voce e un volto a questi agenti ita- liani o al personale dell'OSS. Onorano la memoria di tutti i soldati e civili che hanno dato la loro vita per la libertà e l a f u t u r a d e m o c r a z i a dell'Italia". Vorrebbe poter a c c e d e r e a l l ' A r c h i v i o d e l l ' U f f i c i o d e i S e r v i z i Strategici (OSS). L'anno scorso Borlini ha acquistato un pezzo di cimeli militari americani al mercato d e l c o l l e z i o n i s m o d i Bergamo. Sembrava un vec- chio barattolo di metallo di un soldato americano della seconda guerra mondiale. "Quell'oggetto malconcio aveva bisogno di una buona pulizia. E una volta a casa gliel'ho data usando uno spu- g n a i n l a n a d ' a c c i a i o p e r cucina e del sapone. E indo- vinate cosa ho trovato?" dice. L'oggetto lucidato a specchio ha rivelato l'identità del sol- dato. "Il nome completo del soldato, James Cardinalli, è inciso sul fondo della latta", dice Borlini. Inoltre, sono incisi i luoghi in cui era di stanza e dove ha combattuto: "Orano" (Algeria), "Napoli" e " R o m a " . " S i r i f e r i v a a g l i s b a r c h i d i S a l e r n o e d i A n z i o " , s p i e g a i l g i o v a n e ricercatore. "A Cardinalli doveva pia- cere molto questo barattolo di latta", aggiunge. Faceva parte del suo kit di sopravvi- venza, e sicuramente signifi- cava molto per lui se lo ha personalizzato. Borlini vole- v a t r o v a r e i l p a r e n t e p i ù prossimo di James Cardinalli per restituire l'oggetto senti- m e n t a l e , c o s ì h a p o s t a t o fotografie e informazioni su di esso nei gruppi Facebook, sia in Italia che negli Stati Uniti. Molti hanno risposto, t r a c u i i l f i g l i o d i J a m e s , Robert Cardinalli, ex antro- p o l o g o d i M o n t e r e y , California, che ora risiede a Cipro. "Ho avuto la conferma che Robert fosse la persona giu- sta dalla Biblioteca Pubblica d i M o n t e r e y . G r a z i e a Robert, ora abbiamo rico- struito la storia di James". Era nato a Monterey nel 1918 da genitori siciliani emigrati da Isola delle Femmine nel 1898. Originariamente si stabilirono a Pittsburg e nel 1 9 1 7 s i t r a s f e r i r o n o a M o n t e r e y , i n C a l i f o r n i a . Diedero alla luce numerosi figli, tutti ragazzi che hanno servito nella seconda guerra mondiale. James ha prestato servizio nel Corpo Medico del Teatro mediterraneo. "Robert mi ha detto che suo padre sgattaiolava fuori dal campo della loro unità di notte per curare i civili italia- ni feriti, per lo più madri e bambini che non avevano altro accesso alle cure", dice Borlini. Giacomo ha poi con- tratto la tubercolosi e tra- scorso gli ultimi giorni di guerra in un ospedale milita- r e f u o r i V e r o n a . Presumibilmente ha lasciato il suo barattolo di latta sul campo prima di essere rico- verato in ospedale. Una volta tornato a Monterey, ha lavo- rato come dipendente fede- rale. È morto a San José nel 1990. Il giovane ricercatore ita- liano non vede l'ora di cono- scere il figlio di James, per restituirgli la scatola di latta del padre. L'incontro, previ- sto per la primavera scorsa, ha dovuto essere rinviato a c a u s a d e l C O V I D - 1 9 . Aspettano tempi migliori. SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Continua da pagina 35 Le vette su cui si verifico la tragedia di Oltre il Colle (Photo courtesy of Marco Vitali) Alcuni degli oggetti ritrovati da Borlini (Photo courtesy of Giulio Borlini)