L'Italo-Americano

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17 GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2020 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | Sortilegio Pasquino evoca Cola Rienzi SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI TERRITORIO TRADIZIONI A i piedi del Cam- pidoglio, vicino a l l a s c a l i n a t a c h e c o n d u c e alla Piazza del C a m p i d o g l i o , s e d e d e l governo della città fin dal Medioevo, la statua di un u o m o i n c a p p u c c i a t o c h e agita una spada ricorda un crimine. In questo luogo, sette secoli fa, la folla uccise Nicola di Rienzo. Passato alla storia come Cola Rien- zi, l'ultimo dei Tribuni, que- sto carismatico giovane dit- tatore era riuscito per poco t e m p o a r e s u s c i t a r e l a Repubblica Romana e quasi ad unire l'Italia prima della sua tragica caduta. Perché perse l'amore del popolo? La domanda mi lascia per- plesso. Nella rabbia e nel risentimento, nei suoi sogni del passato e nelle sue fan- tasie di gloria, Cola si era chiaramente smarrito. Nicola di Rienzo nacque nella primavera del 1313 nel quartiere Regola di Roma, allora una sperduta barac- c o p o l i . L a c a s a d i C o l a , situata sotto la Chiesa di S a n T o m m a s o i n P i a z z a delle Cinque Scole all'in- gresso del Ghetto ebraico, si a f f a c c i a v a s u i m u l i n i a d a c q u a d e l T e v e r e . S u o p a d r e , L o r e n z o G a b r i n i , gestiva un'osteria sul fiume. La madre Maddalena era una lavandaia. Cola, invece, si vantava di essere in realtà il figlio bastardo di Enrico VII, l'imperatore del Sacro Romano Impero, che una volta aveva trascorso una n o t t e a l l a l o c a n d a d i Lorenzo. Non aveva la stessa fessura sul mento e lo stesso nobile e importante naso dell'imperatore? Tali fanta- sie permisero a Cola di sop- p o r t a r e l o s q u a l l o r e e l a miseria di Roma. Il Grande Scisma aveva t r a s f e r i t o i l p a p a t o a d Avignone, in Francia. Priva di una guida temporale e spirituale, Roma era crollata come Gerusalemme durante la prigionia babilonese. Le chiese profanate, gli omicidi e gli stupri che dilagavano. I p r e d o n i v a g a v a n o p e r l e strade. I monumenti rovina- ti non dai vandali ma dai baroni ladri, che saccheggia- rono fori e templi in cerca di m a t e r i a l i p e r c o s t r u i r e e a b b e l l i r e i l o r o p a l a z z i . M e n t r e i n o b i l i r a p a c i squartavano Roma come un cappone, gli scontri tra le bande era la norma. Quando suo fratello minore venen u c c i s o i n u n a r i s s a , C o l a diede la colpa ai baroni. Pensieroso, vagò per la città in rovina. La Basilica Lateranense era senza tetto, il Ponte Milvio distrutto, il c a m p a n i l e d i S a n P i e t r o s p a c c a t o d a u n f u l m i n e . Cola giurò di riparare questi punti di riferimento, e i suoi o c c h i b r i l l a r o n o . A v e v a u n ' i m m a g i n a z i o n e - m a dovrei dire che ne era pos- seduto - quasi allucinatoria. Avendo imparato da solo il latino, decifrò le iscrizioni sugli edifici abbandonati. " D o v e s o n o q u e i b r a v i romani?" esclamò. "Dov'è la loro alta giustizia? Se solo p o t e s s i v i v e r e i n q u e s t i tempi! Ogni volta che mor- morava e lanciava sassolini nel Foro, i superstiziosi si segnavano. Il ragazzo sem- brava praticare il sortilegio, tirando a sorte per predire il futuro. Diventato notaio di suc- c e s s o , C o l a s i u n ì a u n a d e l e g a z i o n e d i p a p a Clemente VI ad Avignone. La sua relazione sui soprusi dei baroni gli inimicava i potenti, ma affascinava il poeta Petrarca, che ammira- va la lingua piana e i linea- menti robusti del giovane. Il Papa, altrettanto impressio- nato, nominò Cola Notaio Apostolico e lo autorizzò a tornare a Roma e a riforma- re il diritto civile. Il potere lo incoraggiò a regolare i conti. Depose i baroni e sta- bilì un governo popolare. I l 1 9 m a g g i o 1 3 4 7 , g l i araldi invitarono i cittadini ad un parlamento speciale la Domenica di Pentecoste. Vestito con tutta l'armatura e accompagnato dal vicario pontificio, Cola guidò un corteo fino al Campidoglio, dove si rivolse alla folla riu- nita dal balcone del Palazzo dei Conservatori. D'ora in poi, dichiarò, tutti sarebbe- r o s t a t i u g u a l i p e r l e g g e . P r o c l a m a n d o s i T r i b u n o del Popolo, Cola annunciò d i a v e r r e s t a u r a t o l a Repubblica Romana. Le leggi sarebbero state ratifi- cate dal popolo e la cittadi- nanza romana sarebbe stata offerta a tutti in Italia. Tutti applaudirono. Presto le strade divenne- ro sicure, i crimini furono p u n i t i r a p i d a m e n t e e g l i edifici riparati. Ma quando C o l a s i è a s s e g n ò i t i t o l i nobiliari, quando si impa- dronì delle tenute, quando mise a tacere il dissenso e giustiziò i nemici senza pro- cesso, anche i suoi sosteni- tori cedettero. I n o b i l i s i r i b e l l a r o n o . Papa Clemente emise una bolla che denunciava Cola c o m e p a g a n o , e r e t i c o e ribelle. Cacciato da Roma, si fece eremita sulla Maiella prima di andare a Praga per offrire i suoi servigi a Carlo IV, che lo consegnò al Papa. I m p r i g i o n a t o e g r a z i a t o , Cola tornò a Roma nell'ago- sto del 1354 e riprese l'uffi- cio di Tribuno, ma era cam- b i a t o . L ' i n g o r d i g i a a v e v a ingrossato il suo corpo, un tempo agile, fino a diventa- re grosso come quello di un robusto tenore. Indossava abiti di stoffa e anelli sgar- gianti. I suoi discorsi dal balcone erano vuota magni- loquenza, i suoi editti prete- sti per corruzione ed estor- sione. C'è chi dice che la pri- gione gli avesse deformato il carattere, ma credo che la spiegazione fosse più sem- plice. Dopo aver combattuto a l u n g o c o n t r o i t i r a n n i , Cola si era trasformato in uno di loro. Beh, non diventiamo sempre ciò che odiamo? Qualunque sia la r a g i o n e , l a s u a c r u d e l t à a l i e n ò i l p o p o l o e l e s u e stravaganze mandarono in b a n c a r o t t a l a c i t t à . L e pesanti tasse sul sale e sul vino scatenarono un'insur- rezione. L'8 ottobre la folla prese d ' a s s a l t o i l C a m p i d o g l i o . D u r a n t e l ' i n c u r s i o n e n e l palazzo, Cola si travestì da umile giardiniere, ma i suoi anelli fantasiosi lo tradiro- no. Fu sequestrato e trasci- nato in piazza. Per un'ora nessuno lo toccò, tanto era grande il ricordo della sua antica gloria. Alla fine però, un nobile esasperato estras- se il pugnale e lo affondò nella pancia di Cola. Il colpo successivo fu inferto da un compagno notaio. La plebe lo massacrò completamen- te. Il corpo maciullato di Cola fu trascinato per i piedi fino a piazza San Marcello e appeso a testa in giù da un b a l c o n e . P e r d u e g i o r n i r i m a s e a p p e s o l ì , c o n l e budella penzolanti, come la carcassa di un bue. I monel- li gli lanciavano pietre e lo s c h e r n i v a n o : " O r a f a i u n discorso!" Nel corso dei secoli, la v i t a d i C o l a h a i s p i r a t o poeti, pittori e compositori, ma la sua morte, mi dispia- ce dirlo, non ha mai impres- sionato altri dittatori. Aldo Parini, durante una visita a Palazzo Venezia alla vigilia della seconda guerra mon- diale, avvertì invano Benito Mussolini. "Questo vostro regime finirà male" disse Parini, vecchio socialista c h e e r a s t a t o a m i c o d e l D u c e i n g i o v e n t ù . " S o n o cose che succedono sempre. Benito, morirai come Cola Rienzi". Mussolini fece una smor- fia di orrore, poi si mise a ridere e allungò le dita per mostrarle a Parini. "Vedi?", d i s s e . " N o n p o r t o a n e l l i . Non mi succederà mai". Papa Clemente VI, che nominò Cola Rienzi Notaio Apostolico (Photo: Wikicommons/Public Domain)

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