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www.italoamericano.org 13 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 15 OTTOBRE 2020 LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA R e d i i n t e r n e t , p a d r o n i d e l l e n o s t r e c a s e , i gatti hanno un a l t r o r u o l o importante in Italia: sono gli imperatori della Città Eterna. S e a v e t e v i s i t a t o R o m a , s a p r e t e c h e i f e l i n i s o n o venerati e rispettati tra le sue strade e che hanno una pro- pensione a stabilirsi nei luo- ghi archeologici più iconici d e l l a c i t t à , t r a c u i i F o r i Imperiali e il Colosseo. Tuttavia, la più famosa di tutte le colonie feline romane è quella di Torre Argentina, dove i gatti di tutte le età, colori e temperamento vivo- no tranquillamente e felice- mente tra le rovine di antichi templi e case romane. One- stamente: per un gatto c'è un luogo più adatto in cui vivere che non là dove, un tempo, erano soliti stare gli impera- tori? No, assolutamente no. La colonia di Torre Argen- tina è famosa per la sua orga- nizzazione e le sue dimensio- n i , t a n t o d a d i v e n t a r e popolare anche tra i turisti, c h e s p e s s o v e n g o n o v i s t i a m m i r a r e l e r o v i n e d a l l a strada, desiderosi di vedere uno dei tanti gatti che vi abi- tano. E loro amano mostrar- si: eleganti, indolenti, sem- pre belli, sempre alteri. A Torre Argentina, molte gattare romane si prendono c u r a d i u n s a n t u a r i o c h e ospita circa 250 gatti. Con amore, gentilezza e rispetto, si assicurano che i loro amici a quattro zampe stiano bene, al caldo, siano nutriti e privi di malattie, sostenute nel loro impegno da buoni vete- rinari e generosi donatori. Ma come ha fatto Torre Argentina a diventare la casa della più famosa colonia di gatti d'Italia? Beh, perché ovviamente i gatti l'hanno scelta. Ma i gatti non scelgo- no mai un posto – o, se per questo, una persona- a caso. Proprio come i cimiteri (altro famigerato luogo adorato dai felini: avete mai sentito par- lare della colonia del Cimite- ro di Montmartre a Parigi?), i siti archeologici sono amati dai gatti: sono silenziosi, spa- ziosi e offrono molti angoli dove trovare riparo e prote- zione. Ahimè, sono anche un luogo dove è facile abbando- nare i gattini indesiderati ed è sicuramente così che la colonia di Torre Argentina è cresciuta inizialmente. M a i n q u e s t o l u o g o c ' è molto di più. C'è altro che ha portato i gatti lì. Se vogliamo risalire alle origini della colonia, dobbia- mo fare un passo indietro nel tempo, fino al 1926, quando i n i z i ò l a r i q u a l i f i c a z i o n e urbana dell'area di via San Nicola de' Cesarini, con l'o- biettivo di migliorare la via- bilità della città. I progetti di gentrificazione della zona e di adeguamento agli stan- d a r d d e l l a c a p i t a l e d i u n regno erano stati presentati q u a s i 2 0 a n n i p r i m a , n e l 1909, ma nessuno poteva i m m a g i n a r e c h e s o t t o l a superficie si nascondesse un vero tesoro. Come accade ancora oggi a Roma, una sor- presa archeologica attendeva gli operai impegnati a scava- re e a livellare: i templi. Sì, antichi templi romani del IV secolo a.C. - quattro di essi, una scoperta così importante che, dopo alcune diatribe tra le Belle Arti e la gente del posto, e successivi scavi, il 21 aprile 1929, nel 2682° anni- versario della fondazione di Roma, fu inaugurato il Foro Argentina. Il Foro di Torre Argentina e r a u n l u o g o d i c u l t o , u n luogo degli dei: non c'è da stupirsi che i gatti l'abbiano scelto per se stessi, no? Ma c'è di più. Ulteriori indagini archeologiche hanno dimo- s t r a t o c h e p a r t e d e i r e s t i situati sul lato occidentale del sito appartenevano alla Curia Pompeia, la Curia di P o m p e o , i l l u o g o d o v e f u ucciso Giulio Cesare. E così, abbiamo scoperto che Torre Argentina non è solo un luogo dove si svolge- v a i l c u l t o , m a a n c h e u n l u o g o d o v e s i r i u n i v a n o u o m i n i d i g r a n d e p o t e r e politico e di grande valore civico: quale luogo perfetto per i gatti, animali che nel- l'antichità erano venerati come divinità e che oggi ci comandano a bacchetta, da splendidi e intelligenti gover- nanti. Le gattare di Torre Argen- tina ci dicono che i loro gatti amano riposare tra le rovine d e i q u a t t r o t e m p l i , c o m e naturalmente ci si può aspet- tare. Ce n'è uno che amano in particolare, il tempio dedi- c a t o a d A e d e s F o r t u n a e Huiusce Diei, la dea della f o r t u n a d i t u t t i i g i o r n i . Come dire: "Fate come noi, godetevi i piccoli tesori di tutti i giorni. Forse apprezze- rete di più la vita". Se volete saperne di più sulla Colonia Felina di Torre Argentina, la sua storia, i suoi gatti e come adottarne uno (sì, fanno anche le ado- zioni a distanza!), visitate il l o r o s i t o w e b : h t t p s : / / www.gattidiroma.net T i voglio bene (tee voh-llioh bai-nai) è la più dolce delle espressioni italia- ne. A differenza della sua più teatrale sorella ti amo, "ti voglio bene" tende a d e s s e r e p i ù s o t t i l e m a anche più autentico. Quando si dice "ti voglio bene", di solito si è onesti e si sente davvero quello che si dice, mentre "ti amo"... beh, sappiamo tutti che a volte "ti amo" può essere fuorviante. I l f a t t o è c h e " t i v o g l i o bene" è un concetto difficile da spiegare e, quindi, da tra- durre in inglese. Viene comu- n e m e n t e r e s o c o n " I l o v e you", che si usa anche per tradurre "ti amo", ma le due parole non hanno lo stesso significato in italiano. Infatti, in lingue come l'inglese, il francese, lo spagnolo e l'ara- bo, l'espressione "ti voglio bene" non esiste. Quindi, proviamo a spie- gare. I n i t a l i a n o , " t i a m o " è usato (o lo era tradizional- mente: si veda più sotto) per esprimere l'amore romanti- co: si dice "ti amo" al proprio amante, alla persona che ti fa sentire le farfalle. "Ti voglio bene" si riferisce a un senti- mento altrettanto profondo, ma che non ha una connota- zione romantica: pensate ai v o s t r i g e n i t o r i , a i v o s t r i n o n n i , a i v o s t r i a n i m a l i domestici, ai vostri amici. A volte, "ti voglio bene" è un primo passo verso il "ti amo", quando lo dici a qualcuno che hai frequentato: dimo- stra che sei impegnato, ma non al punto di dichiarare pienamente il tuo amore. S t a p e r ò a c c a d e n d o u n fenomeno strano: gli italiani - soprattutto le giovani gene- razioni - ora usano "ti amo" anche quando di solito prefe- riremmo "ti voglio bene", in quella che probabilmente è una traduzione in prestito dall'inglese "I love you". Così, mentre un sacco di anni fa avresti detto ti voglio bene, mamma, oggi puoi facilmen- te sentire ti amo, mamma. Entrambi traducono l'inglese "I love you mom" ma alle o r e c c h i e d i u n i t a l i a n o - almeno a quelle un po' più adulte! - il secondo suona estremamente imbarazzante. - S e i i l m i o m i g l i o r e amico, chiaro che ti voglio bene! - You're my best friend, of course I love you! - V o g l i o b e n e a i m i e i nonni come se fossero i miei genitori - I love my grandparents as if they were my parents - Dico al mio gatto che gli voglio bene tutti i giorni! - I say "I love you" to my cat every day! Espressione del giorno: Ti voglio bene Curiosità italiane: perché Roma è la città dei gatti? Un gatto fa bella mostra di sé ai Fori Imperiali (Photo: Shutterstock_1668359662)