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L'Italo-Americano PAGINA 14 Chiesa parrocchiale Santo Spirito di Maggiora Maggiora, comune piemontese di 1.794 abitanti della provincia di Novara. Le scoperte archeologiche confermano che era già abitata nel Paleolitico. Prova della presenza umana è la cuspide di lancia di metallo risalente al periodo 1200-900 a. C., ritrovata nei dintorni di Maggiora nel secolo scorso, esposta al Museo Civico di Novara. I primi abitanti furono i Liguri o Lygori o Gori che l'avrebbero chiamata Maxo-ria. I Celti o Insubri la nominarono Mag-oria e vi portarono una civiltà più evoluta in cui erano praticati allevamento e metallurgia. Nel 1° secolo d.C. iniziò la conquista dei Romani. Le due civiltà si fusero dando luogo ad una struttura amministrativa vincolata dalle leggi di Roma, in cui le condizioni di vita ed il substrato culturale erano di tipo gallico. Il territorio passò poi sotto l'influenza dei Carolingi. Divenne autonoma solo nella prima meta del 1300. Nel 1400 il territorio veniva frazionato in feudi affidati alle famiglie nobiliari. Nel 1552, poichè a confine tra lo Stato Sabaudo e la Lombardia, fu coinvolta nella spedizione dei franco-sabaudi contro gli spagnoli. Nel 1636, per il tentativo di Vittorio Amedeo di Savoia di occupare Maggiora, il Comune fu invaso dalle milizie e vennero bruciati l'archivio parrocchiale e comunale. Dal 1736 il dominio spagnolo fu sostituito da quello sabaudo fino al 1798, quando si estese la municipalità napoleonica fino a che non tornò il regno dei Savoia, di cui ha seguito le vicende fino all'unità d'Italia. Maggiora, 397 metri sul livello del mare, attraversata dal torrente Sizzone, con festa patronale in onore di Sant'Agapito il 18 agosto, è nota per aver dato i natali all'architetto Alessandro Antonelli che progettò la Mole di Torino, per l'organizzazione dei campionati internazionali di motocross e autocross (nel 1971 il primo impianto permanente d'Italia per gare) e per il Palio dei rioni. GIOVEDÌ 16 MAGGIO 2013 La splendida piazza con la statua di San Benetto da Norcia (a dx) L'area degli scavi di Pompei e sullo sfondo il Vesuvio Norcia, comune umbro di quasi 5.000 abitanti della provincia di Perugia. Tracce di insediamenti nella valle risalgono al Neolitico ma è testimoniata con certezza una presenza umana continuativa dal VIII secolo a.C. La fondazione risale al V secolo, per opera dei Sabini. Il nome Norcia deve essere posto in relazione con il nome etrusco Northia della dea Fortuna romana. La città è conquistata dai Romani all'inizio del III secolo a.C., ottiene la cittadinanza nel 268 a.C. ed è alleata di Roma nella guerra contro Cartagine. Con la decadenza dell'Impero Romano d'Occidente e le invasioni, Norcia viene a più riprese saccheggiata e devastata dai Goti e dai Longobardi. In questo periodo, alla fine del V secolo, nasce il cittadino più illustre: San Benedetto fondatore del monachesimo occidentale. Poi subisce ripetuti attacchi da parte di pirati Saraceni. Durante l'alto Medioevo attraversa un periodo di profonda depressione e decadenza. L'economia di sopravvivenza determina lo sviluppo dell'allevamento del maiale la cui carne, lavorata e rivenduta, diviene un importante mezzo di sostentamento e di scambio per i contadini. Dalla nota produzione alimentare, deriva il termine norcineria ancora oggi usato per indicare la salumeria. Nel corso del Medioevo è subordinata al dominio papale. Meritevole di citazione è il connubio con l'abbazia benedettina di Sant'Eutizio da cui nasce la Schola Chirurgica nella quale le conoscenze anatomiche dei monaci si fondono con le conoscenze empiriche e le pratiche chirurgiche che gli allevatori nursini sono in grado di svolgere con successo sui suini. Il centro abitato sarà ripetutamente colpito da terremoti catastrofici che ne sconvolgerano a più riprese l'assetto urbanistico. Con l'avvento del XX secolo la città vivrà uno dei momenti economici più difficili e di forte emigrazione che si dirigerà soprattutto verso Pennsylvania e Ohio dove oggi abita una nutrita comunità di Nursini. Pompei è un comune campano di 25.671 abitanti della provincia di Napoli. La città ha origini antiche quanto quelle di Roma. Visse un periodo di grande splendore fino all'estate del 79 d.C. quando fu vittima di una forte eruzione del Vesuvio e sommersa da una pioggia di cenere e lapilli che cadde fino a formare uno strato di oltre tre metri. Nel 1997, l'Unesco l'ha dichiarata Patrimonio Mondiale dell'Umanità considerando che gli straordinari reperti delle città di Pompei, Ercolano e delle città limitrofe, costituiscono una testimonianza completa e vivente della società e della vita quotidiana in un momento preciso del passato, e non trovano il loro equivalente in nessuna parte del mondo. Ma Pompei è nota anche per il suo Santuario mariano, eretto con le offerte spontanee dei fedeli di ogni parte del mondo. La sua costruzione ebbe inizio l'8 maggio 1876, con la raccolta dell'offerta di "un soldo al mese". Il Santuario sopravvisse a prove molto impegnative quali l'eruzione del Vesuvio del 1944 e l'arrivo delle truppe naziste che ne minacciarono la distruzione. Oggi è meta di pellegrinaggi religiosi, ma anche di molti turisti affascinati dalla sua maestosità architettonica. Ogni anno oltre quattro milioni di persone si recano in visita alla basilica pontificia che risulta pertanto tra i luoghi più visitati d'Italia. In particolare, l'8 maggio e la prima domenica di ottobre, decine di migliaia di pellegrini affollano Pompei, per assistere alla pratica devozionale della Supplica alla Madonna di Pompei (l'ora del Mondo) scritta dal Beato Bartolo Longo che viene trasmessa tramite la televisione e la radio in tutto il Mondo. Il Pontificio Santuario Maggiore della Beata Vergine del Santo Rosario è stato meta di pellegrinaggi anche da parte di papa Giovanni Paolo II, il 21 ottobre 1979 e il 7 ottobre 2003, e di papa Benedetto XVI, il 19 ottobre 2008. Un secolo fa iniziava la carriera di Virgilio Guidi, grande maestro del Novecento Fino al 30 giugno, nella splendida cornice di Villa Contarini a Piazzola sul Brenta (Padova) ci sarà la mostra "Virgilio Guidi. Le grandi opere", a cura di Michele Beraldo e Dino Marangon. Intende valorizzare e riproporre le opere di grande formato di uno tra i maggiori maestri italiani del XX° secolo, partendo dalla sua produzione a ridosso della II Guerra Mondiale fino a giungere alle ultime opere degli anni Ottanta. L'attenzione verrà focalizzata sul cosiddetto "terzo periodo" di Virgilio Guidi, che corrisponde alla sua seconda e definitiva permanenza a Venezia, dal 1944 fino alla morte, avvenuta nel 1984. Saranno esposte circa cinquanta opere provenienti da importanti collezioni private ed enti pubblici. La fama e il talento indiscusso di Virgilio Guidi, fondamentale figura chiave dell'arte, della cultura e della poesia del secolo scorso, sono stati testimoniati e riconosciuti dalla presenza delle sue opere in importanti Musei tra i quali l'Ermitage di San Pietroburgo, i Musei Vaticani, La Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, oltre che dalle innumerevoli Biennali di Venezia e che hanno scandito i vari periodi e mo- Olio su tela di Virgilio Guidi: Apparizione, 1976 menti della sua produzione artistica, estremamente vivace e prolifica fino alla sua morte. Pur attento ai principali movimenti artistici del ventesimo secolo Guidi seguirà sempre un percorso profondamente personale, conservando la sua autonomia stilistica sia rispetto al Novecento Italiano che ai grandi protagonisti europei del cosiddetto Realismo Magico. In seguito risponderà in maniera personale agli innovativi appelli di Lucio Fontana, promotore del Movimento Spazialista, per poi confrontarsi con l'immediatezza segnico-espressiva delle poetiche dell'informale e dell'espressionismo astratto. Di grande rilevanza e originalità risulteranno, dalla seconda metà degli anni Sessanta, le sue ricerche volte a una inedita figurazione della bellezza femminile, in risposta alle dilaganti iconografie massificate tipiche della Pop Art. La concezione e l'interpretazione della luce e dello spazio avranno un ruolo centrale nell'evoluzione delle sue ricerche formali, costan- temente aperte alla sperimentazione. Ancora relativamente poco noti sono i suoi vasti, intensissimi dipinti degli anni Settanta e dei Primi anni Ottanta, che testimoniano con la serie dei grandi Alberi una straordinaria coscienza ecologica, mentre con le Figure inquiete e il ciclo de l'Uomo e il Cielo Guidi giungerà ad una compiuta sintesi delle proprie straordinarie istanze umane e religiose, ciò che, assieme a Rouault e all'ultimo Matisse, lo colloca tra i maggiori pittori della Cristianità, nell'epoca contemporanea. Nato a Roma nel 1891, da giovane Virgilio Guidi si avvicina alla pittura nel 1908, anno in cui comincia a fare pratica nella bottega del restauratore e decoratore romano Giovanni Capranesi diventandone primo aiuto. Poco dopo lo abbandona a causa di alcuni contrasti col suo maestro e si iscrive all'Accademia delle Belle Arti di Roma, seguendo l'insegnamento di Aristide Sartorio. Presto si avvicinerà all'ambiente culturale e intellettuale che gravita attorno al Caffè Aragno, dove frequenterà Giorgio De Chirico e Roberto Longhi e gli artisti gravitanti attorno ai "Valori Plastici, l'importante rivista di portata eu- ropea, fondata e diretta da Mario Broglio. La carriera di Virgilio Guidi comincia un secolo fa, nel 1913, anno in cui partecipa e vince il concorso di pittura "Lana" bandito dall'Accademia di San Luca, e in questo periodo comincia ad esporre i primi lavori. In quegli anni ha l'occasione di prendere visione diretta dell'opera di Cézanne, la cui ricerca formale e spaziale, con le opere dei maestri del grande Quattrocento italiano, lo influenzerà notevolmente. A partire dagli anni Venti comincia a esporre alla Biennale di Venezia, dove, a partire dal 1940, per molte edizioni gli verrà riservata un'intera sala personale. Al 1942 risalgono i primi versi poetici, che danno il via ad una produzione letteraria che sarà una costante e che accompagnerà la sua produzione pittorica. Nel secondo dopoguerra si interessa di grafica e a quegli anni risalgono le prime litografie. Nel 1951 aderisce al movimento spaziale di Lucio Fontana. Negli anni Cinquanta la produzione pittorica si concentra su grandi cicli tematico-compositivi ricorrenti, modalità espressiva che conserverà fino alla fine della sua carriera.