L'Italo-Americano

italoamericano-digital-11-26-2020

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GIOVEDÌ 26 NOVEMBRE 2020 www.italoamericano.org 40 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Un'antica edicola votiva ai piedi del Gran Sasso fa rivivere il calore della devozione popolare in tempi di pandemia Assergi, frazione dell'Aquila, è a 900 metri sotto il versante occidentale del Gran Sasso (ph V. Cirillo da Pixabay) U n tempo nelle vie e nelle piazzette dei nostri villag- gi erano presenti immagi- ni ed edicole dedicate alla Madonna. Alcune sono ancora visibili, nonostante l'incuria e l'azione del tempo. La pietà popolare esprimeva in questo modo il proprio affettuoso lega- me con la mamma celeste, che era così chiamata a vegliare sui propri figli. Ad Assergi, antico borgo abruzzese nel versante meridio- nale del Gran Sasso, della pre- senza di Maria vi è traccia in molti luoghi. Una è molto bella ed evocativa, in uno dei quartieri più suggestivi del villaggio, all'interno delle mura di cinta del borgo antico, bellamente restau- rate negli ultimi anni, in quel centro storico che oggi è deserto e dove fino ad una cinquantina di anni fa viveva la maggior parte della popolazione. Si tratta di una piccola edicola conosciuta con il nome di "La pistérola" o "La pistérvola". I vecchi la chiama- vano anche "La Madonna alla Bùscia" (la Madonna alla buca), ad indicare una porta vicina rica- vata agli inizi del secolo scorso per consentire agli abitanti e alle bestie da soma di defluire più agevolmente in direzione delle stalle e della campagna. Il nome, "pistérvola", stava a significare che in quel preciso punto dell'a- bitato il contagio si era arrestato, la peste se n'era andata, era vola- ta via, per intercessione della Madonna, a cui si esprimeva perenne gratitudine. Il terribile flagello, una delle tante pestilenze che funestarono GIUSEPPE LALLI la nostra penisola e il continente nelle passate stagioni della storia (viva memoria si è conservata della "peste nera", diffusasi in Europa tra il 1346 e il 1353 e di quella "manzoniana" che colpì l'Italia settentrionale e in partico- lare il milanese nel 1630), accad- de nel 1656, proveniente dall'al- lora capitale, Napoli, dove, su una popolazione di 450.000 abi- tanti, si contarono non meno di 200.000 vittime. Il contagio rag- giunse la provincia dell'Aquila a metà luglio e il capoluogo a fine agosto. Durò molti mesi e fece un grandissimo numero di morti. Il grande storico aquilano Anton Ludovico Antinori (1704- 1778) ne scrive a tinte fosche. Verso la metà di agosto fu anche la volta di Assergi, al tempo feudo dei duchi Caffarelli (l'illu- stre casato romano aveva acqui- stato il castello ai primi del '600). Il morbo infierì tremenda- mente sulla popolazione. Nicola Tomei (1718-1792), cui si deve la prima ricerca storica organica sul paese, di cui fu preposto dal 1742 al 1764, riferisce che morì anche il parroco, Don Giovanni Spacone. Il suo successore, Don Giovanni Cipicchia, racconta in un suo manoscritto che in soli tre mesi perirono più di trecento persone e molte famiglie abban- donarono il villaggio per non farne più ritorno. Una voce, forse proveniente da una triste memoria tramanda- ta attraverso i secoli, vuole che molti cadaveri siano stati seppel- liti nella scarpata esterna delle mura del Castello, nei pressi della Porta del Colle. Di sicuro molte vittime furono sepolte in cinque tombe ricavate sotto il pavimento della chiesa parroc- chiale, in corrispondenza dell'at- tuale cappella di San Franco. Molti trovarono posto sotto il pavimento della chiesa di Santa Maria in Valle, che sorgeva nei pressi dell'attuale sede del Parco Nazionale del Gran Sasso. Questo spiega l'attaccamento degli assergesi a quella piccola chiesa amministrata dai Frati Minori Osservanti, la cui demo- lizione, avvenuta nei primi anni '30 per far posto alla strada di collegamento con la costruenda Funivia del Gran Sasso, incontrò viva opposizione in gran parte della popolazione. Ma torniamo all'edicola della "Pisterola". È lecito supporre che in origine, fosse dipinta una Madonna con Bambino, poi cor- rosa dal tempo e sostituita da un'analoga composizione in tela stampata che risultava del tutto scolorita agli inizi degli anni '70. Per interessamento di Don Demetrio Gianfrancesco (1922- 2004), zelante e compianto par- roco nonché storiografo rigoroso, nel 1976 vi fu collocato "un pan- nello di maioliche riproducente una Madonna col Bambino addormentato in braccio" (D. Gianfrancesco, Assergi e S. Franco; Roma 1980). Si tratta di un particolare d'un dipinto, Riposo nella fuga in Egitto, realizzato nel 1673 dal pittore genovese Giovanni Battista Gaulli, detto Baciccio o Baciccia. Il celebre artista era nato a Genova nel 1639 e era morto nel 1709 a Roma, dove si era trasferito in seguito alla morte di tutti i suoi familiari a causa di quella stessa peste che un anno dopo, nel 1657, aveva funestato la città ligure. L'immagine fu scelta e ripro- dotta da Evelina Pogliani, nata a Pola e sposata all'Aquila al mar- chese Fabrizio Pica Alfieri, donna di rara sensibilità artistica ed umana che lo scrivente, tanti anni fa, poco prima che venisse a mancare, ha avuto il piacere di conoscere. La scelta del soggetto risultò quanto mai appropriata. Fin qui la storia. C'è da rimanere stupiti nello scoprire come in un angolo sper- duto di un piccolo borgo possano essersi incrociati tanti destini e tanti sentimenti. Sullo sfondo della piccola nicchia, l'immagine riprodotta nel pannello è quella di una Maria che, con posa del tutto naturale, getta uno sguardo sereno su un Bambino Gesù dol- cemente assopito tra le sue brac- cia: una sorta di graziosa e poeti- ca variante della "Pietà". Non c'è nessuna solennità: solo una mamma e un figlio. In questi giorni di pandemia, in questo nostro tempo che pare- va avesse confinato nei secoli bui pesti e contagi insieme a pre- ghiere e benedizioni, ho rivisto questa piccola edicola mariana, semplice ed elegante, espressio- ne di una pietà popolare che il tempo sembra non aver scalfito. Tre secoli non sono poi così tanti per chi non si lascia ingannare dai sensi: tre battiti delle ciglia di Dio, un'eternità che si bagna nella storia degli uomini. E quel- la donna che porta sul grembo prima il bambino che dorme, dopo il figlio ucciso, ci ricorda che la gioia, finché camminiamo sulla terra, ha sempre le radici a forma di croce.

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