L'Italo-Americano

italoamericano-digital-12-10-2020

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25 GIOVEDÌ 10 DICEMBRE 2020 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA C hi ha familiarità con l'attività di consegna dei regali di Natale sa che c'è più di un responsabile. Babbo Natale sarà anche il più popolare, ma i bambini delle regioni settentrionali d'Euro- pa ricevono i pacchi in antici- po da San Nicola, e i bambi- ni italiani di un tempo se li facevano consegnare la notte di Natale nientemeno che dal Salvatore stesso, Gesù Bam- bino. Ma sapete, tra qualche giorno, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, anche i bam- bini del Nord Italia riceve- ranno dei regali in anticipo, per gentile concessione della giovane Santa Lucia. La nostra Lucia è nata a Siracusa, in Sicilia, ed è una martire della Chiesa Cattolica romana. La tradi- zione dice che si era converti- ta al Cristianesimo e che, avendo rifiutato di sposare l'uomo che la sua famiglia aveva scelto per lei, l'aveva- no accecata. Per questo moti- vo è considerata la santa della luce e la protettrice degli occhi. Siciliana di nasci- ta, l'ultima dimora della nostra Lucia è stata (ed è tut- tora) Venezia, dove è venera- ta insieme a San Marco; per questo, probabilmente, il suo culto è così diffuso anche al Nord. Ma quando e come è diventata portatrice di doni? In verità, ci sono molte leg- gende a riguardo, ma la più famosa è quella di Verona, dove si celebra il giorno di Santa Lucia con una famosa fiera. Si narra che, nel XIII secolo, la città fu colpita da una feroce e misteriosa epi- demia che rendeva ciechi molti bambini. La gente chie- se a Santa Lucia, santa pro- tettrice degli occhi, di salvare la comunità e, in segno di devozione, organizzò un pel- legrinaggio a piedi nudi nel giorno a lei dedicato. Anche i bambini furono invitati a partecipare, perché erano i più colpiti dalla misteriosa malattia, ma camminare sulla neve senza scarpe non era molto attraente, così i loro genitori li informarono, in modo molto astuto, che Santa Lucia avrebbe lasciato loro dei regali a casa, se l'a- vessero onorata con quella passeggiata al freddo. Grazie a ciò, i bambini parteciparo- no al pellegrinaggio e ben presto la città fu liberata dal pericoloso flagello. La tradizione dice che i bambini dovrebbero scrivere una lettera a Santa Lucia, elencando tutti i regali che vorrebbero ricevere. Ma que- sto non è sufficiente, perché devono anche dimostrare di essere stati bravi durante l'anno, altrimenti non otter- ranno nulla. Si consiglia anche di lasciare un piatto con i biscotti per Lucia e un po' di fieno e latte per Gastaldo, il suo fedele asino, che l'aiuta a consegnare i regali ogni anno. Come "gra- zie" per la merenda, i due lasciano una manciata di caramelle e cioccolatini nei piatti vuoti. La notte del 12 dicembre, Santa Lucia cam- mina per le città e i paesi, suonando una campana d'ar- gento per annunciare il suo passaggio: è allora che i bam- bini devono correre a letto, per non rischiare di non rice- vano alcun regalo: i bambini, infatti, devono essere addor- mentati e non spiare la santa che consegna i regali, o non riceveranno altro che carbo- ne! Se conoscete bene le tradi- zioni natalizie italiane, avrete notato che ci sono dei paral- lelismi tra Santa Lucia e Gesù Bambino, perché ai bambini è vietato stare svegli ad aspettarli entrambi, ma suc- cede anche con la Befana, che porta il carbone ai bambini cattivi. Molti lettori probabilmen- te sanno che Santa Lucia non è una figura amata solo in Italia, ma anche nei Paesi scandinavi: lì, la notte del 12 dicembre, i bambini le prepa- rano dei biscotti speciali e poi, la mattina seguente, la figlia maggiore della famiglia si sveglia prima di tutti gli altri, si veste come la santa, in bianco e con una cintura rossa, e serve a tutta la fami- glia i biscotti sfornati la sera prima. C he sia perché ne a b b i a m o m o l t i da fare o perché siamo curiosi di s a p e r e q u a l i riceveremo, non c'è dubbio c h e i r e g a l i d o m i n a n o i nostri pensieri nel mese di dicembre. In Italia li chia- miamo regali (rai-gah-lee, regali) e regalo (rai-gah-loh) è la forma singolare della parola. Apparentemente, il termi- n e d e r i v a d a l l o s p a g n o l o regalo, che a sua volta deri- va dal latino regalis, "rega- le", che si usava per indicare un regalo dato al Re. Infatti, anche i non linguisti note- ranno che regalo e regale, l'aggettivo che in italiano associamo a tutto ciò che è regale, hanno la stessa radi- ce. R e g a l o , c o m e a b b i a m o detto, significa "dono" e ci sono molte espressioni nella nostra lingua dove la parola appare: fare un regalo signi- fica fare un dono e non lo usiamo solo quando si tratta di doni materiali, ma anche metaforicamente, come nella frase se potessi accompa- gnarmi, mi faresti davvero un regalo ("se potessi venire con me, sarebbe di grande aiuto"). Il verbo regalarea si tra- duce con "fare un regalo", "donare", o "regalare". Come il sostantivo, il verbo può essere usato in frasi in cui il dono fatto non è materiale: passare tempo insieme è il regalo più bello. Molto popolari in italiano sono anche le varianti rega- lino e regalone: mentre i loro suffissi suggeriscono le loro dimensioni (più piccolo il primo, più grande il secon- do), non è proprio a questo che ci riferiamo quando li usiamo: un regalino è l'equi- v a l e n t e d i u n p e n s i e r o o pensierino, cioè un regalo p i c c o l o , n o n c o s t o s o m a fatto con pensando a qualcu- no, mentre il regalone è di solito qualcosa di importan- te, molto costoso o molto utile. — Che gran regalo mi fai, venendo a cena da me! — What a great pleasure it is, to have you for dinner! — T i h a c o m p r a t o u n computer nuovo? Beh, que- sto sì che è un regalone. — She bought you a new computer? Well, that's really a big present — Non è nulla di speciale, solo un regalino per te. — It's nothing special, just a little something for you. Parola del giorno: Regalo, ciò a cui pensiamo di più in questo periodo dell'anno Curiosità italiane: Lucia, il suo asino e perché porta regali ai bambini italiani La tradizione di Santa Lucia è molto popolare anche nei paesi Scandinavi, dove è rappresentata vestita di bianco, con una cinta rossa (Photo: Adèle Söderberg -- 1880-1915 -- Public Domain, via Wikicommons)

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