L'Italo-Americano

italoamericano-digital-12-24-2020

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19 GIOVEDÌ 24 DICEMBRE 2020 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | D ue sere prima di Natale si terrà una ver- sione concerti- stica de Lo Schiaccianoci di Tchaikovsky a San Paolo dentro le Mura, chiesa episco- pale su Via Nazionale a Castro Pretorio, nel cuore di Roma. "Lo spettacolo - promette l'i- taliana Ticket Office, un ser- vizio online - brillerà più dei mosaici preraffaelliti che de- corano l'abside". Per promuo- vere ulteriormente questo evento, Al Sogno, negozio di giocattoli di lusso in Piazza Navona, a cinque minuti a piedi da qui, ha rifornito i suoi scaffali di uomini schiaccia- noci. Che aspetto fiero e scioc- co, con le loro uniformi bril- lanti e i baffi ispidi! I loro capelli selvaggi e i loro denti enormi riempiono il negozio di bambini indisciplinati. Ignorando sia gli sguardi pietosi dei Pinocchio trascu- rati nell'espositore d'angolo, sia le sopracciglia severe dei loro genitori, che ordinano c a r p a c c i d i b r e s a o l a d a asporto al Ristorante Bernini su Just Eat Italia, i ragazzini litigano per gli orrendi solda- tini. Davvero, ragazzi! È così che si festeggia la nascita del P r i n c i p e d e l l a P a c e ? M a c o m e d i m o s t r a l a s t o r i a , anche gli adulti adorano i m o s t r i g i o c a t t o l o . Lasciate che vi racconti la storia di Carlo VIII, il ridi- colo re francese che prese Roma più di 425 Natali fa. "La Provvidenza - osserva J . A . S y m o n d s i n I l Rinascimento in Italia - uti- lizza spesso per il più grande scopo alcuni burattini, cir- condando con una protezio- ne speciale e con le preghiere e l e a s p i r a z i o n i d i i n t e r i popoli un mero manichino. T a l e b u r a t t i n o e r a C a r l o VIII". E r a s o p r a n n o m i n a t o L'Affabile, ma non c'era nien- te di affabile in lui, ragazzi. Una serie di malattie infantili lo avevano lasciato stordito e mezzo cieco. Naso a uncino e mascella molle, sbavava dalle l a b b r a c a r n o s e e s p e s s e , costantemente aperte ma parzialmente nascoste da una barba rossiccia e ispida. Le sue mani e i suoi piedi si agi- tavano. Le poche parole che gli sfuggivano erano mormo- rate piuttosto che pronuncia- te. Le sue membra erano così s p r o p o r z i o n a t e e l a s u a postura così povera che sem- brava più un granchio che un uomo. Camminava accovac- ciato e zoppicava, e indossa- va sempre grandi stivali per nascondere il fatto che aveva sei dita dei piedi. Carlo desiderava esse- re un grande re, ma non era adatto a governare. Non solo era un goloso e un l a s c i v o , m a e r a a n c h e u n ignorante, a malapena capa- ce di scrivere il suo nome. Adulatori e consiglieri gli dicevano cosa fare. Gli amba- sciatori lo lusingavano e lo m a n i p o l a v a n o . Q u a n d o L u d o v i c o S f o r z a , d u c a d i Milano, invitò Carlo per aiu- tarlo a risolvere una disputa con il re di Napoli, Carlo, che b r a m a v a p e r s é i l t r o n o napoletano, non si accorse mai di essere preso in giro. Così, radunò 25.000 uomini e marciò sull'Italia all'inizio di settembre del 1494. Nelle dieci settimane suc- cessive, Carlo prese Genova, Pavia, Pisa e Firenze, pratica- mente senza opposizione. Q u e s t o d i v e r t ì R o d r i g o Borgia, il prelato spagnolo recentemente elevato alla cattedra di San Pietro come Papa Alessandro VI. "Il Re di Francia - scherzava - conquista l'Italia col gesso", il che significa che, per impa- d r o n i r s i d e l P a e s e , C a r l o doveva solo inviare dei quar- tiermastri per segnare le case in cui le sue truppe sarebbe- ro state alloggiate. Il Papa smise di ridere q u a n d o G i r o l a m o Savonarola, predicando sermoni apocalittici dal pul- pito di Santa Maria del Fiore, salutò Carlo come "un nuovo Ciro", flagellum dei, scelto p e r l i b e r a r e F i r e n z e d a i Medici e purificare la chiesa dalla corruzione. Convinto del suo nuovo destino, Carlo marciò verso sud e raggiunse la periferia di Roma entro la s e t t i m a n a d i N a t a l e . Temendo di essere deposto p e r s i m o n i a , p a p a Alessandro si ritirò a Castel Sant'Angelo. Prima dell'arri- vo dei Francesi, egli avvertì che se fosse stata sparata una sola salva, avrebbe presidiato i bastioni e tenuto l'ostia della Comunione sopra la testa fino a quando non fosse cessato ogni sparo. Carlo, pio fino alla superstizione, assi- curò Sua Santità che "non una gallina e nemmeno un uovo" sarebbe stato disturba- to quando le truppe sarebbe- r o e n t r a t e i n c i t t à a Capodanno. Malgrado il nevischio e il fango, i romani si accalcaro- no sulla Porta del Popolo per vedere il corteo. Prima arri- varono i giganteschi merce- nari svizzeri, che sfoggiavano i l o r o p e n n a c c h i e i l o r o s o p r a b i t i b l a s o n a t i ; p o i i cavalieri francesi con le loro armature rivestite di seta e i corsaletti dorati; poi le guar- die scozzesi del re con le loro strane uniformi in tartan; poi i lanzichenecchi tedeschi con le loro alabarde a forma di falce; e infine il re in perso- na, con l'aspetto inzuppato e malconcio di una rana pesca- trice trascinata dal fondo del Tirreno, trasportata da Ostia dentro paglia sporca e sotto ghiaccio, e scaricata nel mer- c a t o d e l p e s c e a l P o r t i c o d'Ottavia. I plebei acclamavano in t o n o r a u c o . " F r a n c i a , Francia" gridavano, speran- do che Carlo li liberasse dai B o r g i a . P e r d i s s u a d e r l o , Johann Burchard, il civettuo- lo Protonotario Apostolico e M a e s t r o d i C e r i m o n i e , festeggiò Carlo nel Palazzo P o n t i f i c i o . G o r g o g l i a n d o sulla porchetta e crogiolan- dosi alla luce dei flambeaux, il potente guerriero giustifi- c a v a l a s u a c l e m e n z a . " C o s ' a l t r o p o t e v o f a r e ? " , chiese a una cortigiana che faceva finta di niente. "Usare un ostensorio per il tiro al bersaglio? Dio non voglia! Questo è il Corpo di Cristo, qualsiasi cosa gli eretici pos- sano dire. Così ho colpito i bordelli e ho lasciato che i miei soldati saccheggiassero la città. Non era questa una cosa cristiana da fare?". Burchard sbirciava sotto gli occhiali e sorrideva. "Si n o n c a s t a t a m e n c a u t e " , m o r m o r ò . S e n o n s i p u ò essere casti, almeno si faccia attenzione. Carlo non capiva il latino, ma per l'oro del Vaticano, qualche fortezza, e un cappello da cardinale per il suo leccapiedi preferito, abbandonò Roma e marciò verso Napoli, dove i sogni di gloria finirono in un disastro. D u e a n n i e m e z z o d o p o , mentre si recava a una parti- ta di tennis, sbatté la testa sull'architrave di una porta. "Non preoccupatevi", disse Carlo. "Ho la testa dura". Al ritorno dal gioco, crollò su di sè, come una marionetta le cui corde erano state tagliate. Morì quella sera stessa. Se oggi è ricordato, è per aver portato la sifilide in Italia. Questo è il destino dei re. Ora mettete via i vostri gio- cattoli, ragazzi, perché la mia storia è finita. Il segretario di Pasquino è Anthony Di Renzo, professo- r e d i s c r i t t u r a a l l ' I t h a c a College. Potete raggiungerlo su direnzo@ithaca.edu. Col Gesso Pasquino segna Carlo VIII Ritratto di Carlo VIII. (Image: After Jean Perréal - L'Histoire, Avril Juin 2009. Wikicommons/Public Domain) HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA

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