L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-21-2021

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GIOVEDÌ 21 GENNAIO 2021 www.italoamericano.org 5 L'Italo-Americano IN ITALIANO | S e il 2021 è l'anno di Dante, è anche l'anno della lin- g u a i t a l i a n a , p e r c h é è q u a s i impossibile parlare dell'uno senza menzionare, o almeno p e n s a r e , a l l ' a l t r a . P e r c h é Dante, con la sua prosa e la s u a p o e s i a , i n t e r p r e t a t a soprattutto dal suo capolavo- ro, la Divina Commedia, rappresenta la lingua italiana tanto quanto - perdonate l'ordinarietà del paragone - la pizza rappresenta il cibo ita- liano. In un anno che sarà anco- ra colpito dalla pandemia - anche se la speranza di un ritorno alla normalità è alta e r e a l i s t i c a - l ' I t a l i a o n o r a Dante per celebrare il 700° anniversario della sua morte e, con lui, anche il più bel regalo che ha fatto al Paese: la lingua italiana. Dante nacque a Firenze, tra il 21 maggio e il 21 giugno 1265. In Italia lo conosciamo come Il Sommo Poeta, o più s e m p l i c e m e n t e c o m e I l Poeta: perché nessuno, né prima né dopo di lui, ha com- posto versi come lui. Per noi Dante è, essenzialmente, il padre della lingua italia- na, una figura che è l'incar- nazione stessa e il simbolo d e l l ' I t a l i a t a n t o q u a n t o Abramo Lincoln è un simbo- lo degli Stati Uniti. La sua Divina Commedia è stata innovativa per molte ragioni, non solo perché, in essa, i vip medievali venivano giudicati per le loro azioni. La vastità dell'opera, come si è detto, è stata sufficiente per metterla negli annali della letteratura mondiale. In essa Dante ha adottato lo stile lirico del Dolce Stil Novo e, soprattutto, ha deci- so di usare il volgare italiano per scrivere di filosofia e teo- logia, qualcosa di completa- mente e totalmente inedito. Egli mostrò come l'idioma del suo popolo, il fiorentino, avesse l'eleganza e la profon- dità necessarie per ritrarre ad arte ogni immagine, per pre- gare con la fede più profon- da, per proporre le più alte e abili argomentazioni filosofi- c h e . D o t ò i l v e r n a c o l o d i Firenze, che sarebbe diventa- to il vernacolo di tutta la penisola, delle credenziali intellettuali e culturali di cui aveva bisogno. L a v e r i t à è c h e D a n t e amava molto il fiorentino, il nostro italiano. Lo amava perché credeva che fosse il linguaggio dell'amore, delle emozioni, delle relazioni e dell'espressione creativa. Era naturale e musicale, libero dalle complessità strutturali del latino. Che concezione incredibilmente moderna aveva della nostra lingua: se ci pensate, sono le stesse cose che gli italofili di tutto il mondo dicono oggi dell'ita- liano. Certo, la lingua usata da Dante allora, non è la stessa che parliamo oggi: le lingue sono, per definizione, esseri viventi e, in oltre 700 anni, ci sono stati molti cam- b i a m e n t i n e l l a s t r u t t u r a , nella sintassi e nel lessico. Molte parole che Dante e i suoi contemporanei avrebbe- ro usato comunemente non fanno più parte del nostro vocabolario oggi, o hanno c a m b i a t o s i g n i f i c a t o c o n l'uso. Alcune sono diventate una rarità, altre sono state sostituite da forme dialettali. La grammatica è cambiata e, naturalmente, anche le lin- gue straniere hanno fatto la loro comparsa nella nostra, dandole espressioni e parole. M a l ' i t a l i a n o d i D a n t e c i appartiene, è legato comun- que al modo in cui parliamo ogni giorno, proprio come siamo legati, nel sangue, nei geni e nell'amore, ai nostri antenati. Naturalmente, Dante non era da solo in questo sforzo creativo, come ogni ragazzi- no italiano potrà dirvi. Ci sono altri grandi nomi nella nostra cultura, sia prima di l u i c h e d o p o d i l u i , c h e hanno contribuito immensa- mente a trasformare il ver- nacolo in una lingua lette- raria, influenzando con le loro opere il modo in cui oggi p a r l i a m o e s c r i v i a m o : G u i d o C a v a l c a n t i , G i a c o m o d a L e n t i n i , Petrarca, Boccaccio, fino a l l ' O t t o c e n t o e a d Alessandro Manzoni, il cui principale sforzo creativo, I Promessi Sposi, è fonda- mentale nella storia dell'ita- liano, perché mostra come la lingua dantesca si sia evoluta nei secoli fino a diventare ciò che parliamo oggi. Nè dob- biamo commettere l'errore di p e n s a r e c h e l ' i t a l i a n o s i a nato, lì per lì, tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo, quando Dante e i suoi com- pagni letterati scrivevano. Come tutte le lingue, l'ita- liano è un'evoluzione fluida, la fusione e la mescolanza di idiomi precedenti. Come per tutte le lingue romanze, que- sta fusione e mescolanza è avvenuta sulla solida base fornita dal latino. Attenzione però, non stiamo parlando del latino di Cicerone, ma di quello usato dalla gente per strada e nelle loro case, pieno di espressioni gergali, di pre- stiti stranieri e di inflessioni locali. Le prime attestazioni scritte di quello che può esse- re considerato "vernacolo ita- liano" risalgono al X secolo e si trova in documenti legali: in questi casi era necessario che tutte le parti coinvolte comprendessero chiaramen- te ciò che firmavano, per cui si usava la lingua parlata e con cui si aveva più familia- rità. Questo ci dice che, men- tre l'evoluzione letteraria dei v o l g a r i s a r e b b e a v v e n u t a molto più tardi, il suo uso era diffuso già prima dell'anno NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ Continua a pagina 7 Dante, con il tradizionale abito rosso e la corona d'alloro (Copyrighted work available under Creative Commons Attribution. Author:Luca Signorelli - Own work Georges Jansoone (JoJan). License: CC BY-SA 3.0) 2021: l'anno di Dante e della lingua Italiana

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