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SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI TERRITORIO TRADIZIONI che mio padre, le sue sorelle e le loro famiglie fanno teso- ro del legame con quel bel paese di collina", dice Anne Ruisi, i cui nonni paterni erano originari di lì. Anne Ruisi è una giornali- sta americana che attual- mente lavora a Pechino, in Cina. "Ho fatto delle ricerche sulla storia della mia famiglia e spero di tornarci dopo la pensione, tra qualche anno, per fare delle ricerche", dice. A n n e R u i s i è s t a t a a Valguarnera due volte, nel 1975 e nel 2008, e ha amato il posto. "Mio nonno era Cristofero Ruisi, nato nel 1889", racconta. "Era un cal- z o l a i o c h e s i e r a f o r m a t o sotto suo padre, il maestro calzolaio Almirante Ruisi. Abitavano in via Purgatorio 70". " P o i i l n o n n o l a s c i ò Valguarnera nel 1910 o 1912 circa. Tutti i miei documenti sono in deposito negli Stati U n i t i " , n o t a . I l n o n n o d i Anne Ruisi andò direttamen- t e a R o c h e s t e r , N Y , d o v e l a v o r ò i n u n a f a b b r i c a d i scarpe. Quel lavoro gli per- mise di tirare su la famiglia, di provvedere a loro, cosa che era al centro della vita italo-americana. "Mia nonna Giuseppa D ' A m i c o h a l a s c i a t o Valguarnera nel 1906 quan- do aveva 5 anni", continua. " S u o p a d r e e r a S a n t o D'Amico, un barbiere-chirur- go". La signora Ruisi dice che c'erano molti valguarneresi a Rochester. "Avevano persino un loro club, la Valguarnera Society", dice. L a s u a e s p e r i e n z a a V a l g u a r n e r a C a r o p e p e f u m e m o r a b i l e . S i è p r e s t o innamorata del posto. "Mi piaceva soprattutto la storia che c'era lì, credo". Nel 1975, ha incontrato la cognata di suo nonno e ha soggiornato nella sua casa. "Nel 2008, ho potuto visitare il mausoleo della famiglia Ruisi al cimite- ro - così affascinante!", dice. Anche dopo la seconda guerra mondiale, una nuova o n d a t a d i V a l g u a r n e r e s i a n d ò a R o c h e s t e r , N Y , e molti di loro trovarono lavo- ro nelle fabbriche di abbiglia- mento locali. "I Valguarneresi frequen- tavano tre chiese cattoliche a Rochester: Holy Redeemer, St. Michael's e St. Francis Xavier", scrive Salvatore M o n d e l l o n e l l i b r o A Sicilian in East Harlem. "Le fabbriche di sartoria dove l a v o r a v a n o e r a n o s i t u a t e vicino a queste chiese". Oltre a Rochester, molti altri Valguarneresi si stabili- r o n o a P h o e n i x , A r i z o n a , s p i e g a B e l l o n e . " I n o l t r e , molti altri vivevano in Union Street a Brooklyn, NYC, dove tutti portavano un parente. Lì si sono tutti ghettizzati", dice. Alcuni si trasferirono nel paese dell'oro, in California. "Le famiglia Tambè, poi La D e l f a , D i V i n c e n z o , C a n t a g a l l o , M i c c i c h è e Sardisco sono tra queste", d i c e i l n i p o t e d i C a r l o Bellone, Paolo Totò Bellone, giovane storico che si occupa d e l M u s e o E t n o A n t r o p o l o g i c o e d e l l ' E m i g r a z i o n e Valguarnerese, un museo dell'emigrazione per i visita- tori e la gente del posto per capire meglio cosa significhi e s s e r e V a l g u a r n e r e s i n e l mondo. "Molti sono partiti come minatori, anche bambini, i cosiddetti 'carusi' che lavora- vano nelle miniere di zolfo siciliane", osserva Bellone. Lavoravano quasi in schia- vitù. Bellone mi presenta un discendente di uno di quei m i n a t o r i . I l s u o n o m e è Charles DiVita. È un pro- fessore universitario in pen- sione che ha scritto un libro intitolato Storia della fami- glia DiVita. Dalla Sicilia cen- trale al nord di New York e al sud della Virginia occidenta- le. Il documento è in attesa pubblicazione fino al prossi- mo anno per coincidere con l'inaugurazione della mostra sulla storia della famiglia D i V i t a n e l M u s e o E t n o A n t r o p o l o g i c o e d e l l ' E m i g r a z i o n e Valguarnerese. La pande- mia ha costretto a cancellare l'evento previsto per giugno 2 0 2 0 a V a l g u a r n e r a Caropepe. Quando ero un bambino in West Virginia, mio padre, figlio di immigrati siciliani, mi diceva spesso: "La famig- ghia è tutto", dice il professor DiVita dalla sua casa negli Stati Uniti. "Mi sono sempre chiesto perché. Avrei dovuto saperlo. Dopo tutto, ero cir- condato da zie, zii e cugini siciliani. Quello che sapevo era che la famiglia era ovun- que". "Da adulto, ho cominciato a capire ciò che non sapevo di questi parenti che davano tanto amore e gioia. Mentre se ne andavano e scompari- vano, ero perseguitato dal mio "deficit di eredità", da q u e l l o c h e n o n s a p e v o " . DiVita dice che non sapeva dei sedici figli dei suoi nonni. "Non sapevo dei bambini che a v e v a n o s e p o l t o a Valguarnera... Non sapevo dove gli antenati avevano sopportato la povertà più assoluta. Non sapevo perché, come e quando erano emi- grati... E soprattutto non sapevo a che punto eravamo arrivati noi discendenti, per- c h é n o n s a p e v o d a d o v e erano partiti i nostri antena- ti. Di conseguenza, non sape- vo quanto siamo in debito con loro. Ora, a 78 anni, so queste cose e molto altro". DiVita dice che quando l'ha visitata nel 2014 e nel 2018, sapeva di essere a casa. " L a m i a s c o p e r t a d i Valguarnera è stata la chiave per superare il mio "deficit di eredità" e aggiungere signifi- cato e valore alla mia vita". C ' è g r a t i t u d i n e n e l l e s u e parole. "Quel piccolo paese è, in larga misura, responsabile di ciò che sono, dei successi ottenuti nella vita, delle tra- dizioni e dei cibi che amo e della mia prospettiva su ciò che è possibile e importante nella vita", osserva. "Senza la mia scoperta di Valguarnera, sarei alla deriva nella linea temporale infinita della sto- ria. Senza Valguarnera, non avrei mai potuto capire pie- namente perché mio padre mi diceva 'La famigghia è tutto'. Ora so perché. Senza q u e s t a c o n o s c e n z a , s a r e i meno me stesso". E continua: "Molti antena- ti si stabilirono a Rochester, NY; altri andarono in West Virginia per estrarre il carbo- ne invece dello zolfo sicilia- no. Erano persone straordi- narie: concentrate sulla fami- glia, piene di fede, e apprez- zavano le opportunità ameri- cane e l'eredità siciliana". " N e l g i r o d i d e c e n n i , hanno fatto leva sulla loro volontà e ingegnosità per creare incredibili opportu- nità per i loro discendenti americani di prima genera- zione. Lo hanno fatto nono- stante la povertà, l'analfabe- tismo, la discriminazione, la Grande Depressione e due guerre mondiali. Oggi, il loro DNA e i loro valori siciliani p e r s i s t o n o n e l l e v i t e d e i discendenti successivi, che ora beneficiano dei sacrifici fatti dagli antenati immigra- ti". La famiglia DiVita si è d i s t i n t a n e l m o n d o d e l l a finanza, delle arti, dell'atleti- ca, degli affari, dell'educazio- n e , d e l l ' i n g e g n e r i a , d e l governo, della legge, della medicina e dell'esercito. I n f i n e , u n a l t r o Valguarnerese ben rispettato del passato fu Girolamo Valenti, un editore, un lea- der sindacale e un antifasci- sta che emigrò a New York a 19 anni nel 1911. L'incisiva giornalista italiana Oriana Fallaci lo definì "lntellettua- le italo-americano di grande valore". Aiutò a fondare la Camera del Lavoro Italiana e lavorò come organizzatore del lavo- r o p e r l ' A m a l g a m a t e d Clothing Workers negli Stati Uniti orientali, così come per l'American Shoe Workers P r o t e c t i v e U n i o n . A N e w York, fu anche direttore di diversi giornali italo-ameri- cani, tra cui il quotidiano antifascista Il Nuovo Mondo ( 1 9 2 5 - 1 9 3 1 ) . D u r a n t e l a seconda guerra mondiale servì come consulente per il desk italiano presso l'Office of Strategic Services (OSS). Nel dopoguerra lavorò come commentatore radiofonico in lingua italiana a New York, dove morì nel 1958. Confraternite al Comune di Valguarnera Caropepe (Photo: La Vaccara) GIOVEDÌ 4 MARZO 2021 www.italoamericano.org 35 L'Italo-Americano IN ITALIANO | Continua da pagina 33
