L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-6-2013

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L'Italo-Americano PAGINA  14  Zoppè di Cadore ai piedi del maestoso Pelmo, il Sas de Pelf Zoppè di Cadore, comune veneto di 271 abitanti della provincia di Belluno. Si tratta di un comune sparso e la sede comunale sta nella frazione Bortolot. È il meno esteso della provincia di Belluno, ma anche il meno po-polato e il più elevato: il municipio si trova a 1.461 metri. Il paese è situato nella valle del torrente Rutorto (Ritòrt o anche Ru di Mulinàt), alla quale si accede unicamente per una ardita strada che parte da Forno di Zoldo. Maestosa la vista verso il Pelmo (Sas de Pelf), dato il posizionamento del paese che ne è letteralmente ai piedi. Il comune è proprietario di una malga con i pascoli annessi presso Pecol di Zoldo Alto. Il toponimo sembra derivare dal veneto zopa "zolla". L'origine dell'abitato si fa risalire al V secolo quando gli abitanti della valle del Boite, terrorizzati dagli Unni, abbandonarono i villaggi e si rifugiarono sulle montagne. Presso il Colle di Fies, nei pressi di Zoppè, avrebbero edificato un "castello" per difendersi dai barbari. Una volta finita l'invasione, si sarebbero fermati, ritenendo la zona più sicura. Nel 959 Giovanni, vescovo di Belluno, tentò di assoggettare alla sua giurisdizione alcune chiese del Cadore. Dopo lunghe e accanite questioni, si arrivò alla cessione della cappella di Zoppè: da quel momento Zoppè appartenne civilmente al Cadore, ecclesiasticamente a Belluno e fu aggregato a Zoldo. Uno dei primi documenti in cui compare il nome di Zoppè è un atto di vendita del 1216. Nel 1420, e fino al 1797, il Cadore passa alla Repubblica di Venezia. Durante i saccheggi napoleonici, per preservare una pala d'altare raffigurante Sant'Anna ai piedi della Madonna con Gesù bambino e ai lati San Paolo e San Girolamo, attribuita a Tiziano, e conservata nella chiesa di Sant' Anna, gli abitanti di Zollè la avvolsero intorno a un tronco di larice e la nascosero nel tabià grant (fienile grande) nella frazione di Villa. Il tronco rilasciò però resina, che rovinò il dipinto. Nel 2007 la pala fu restaurata restituendole in gran parte l'antica bellezza. GIOVEDÌ  6  GIUGNO  2013 La triangolare Piazza del Palio di Asti L'abbazia di S. Maria di Banzi è la più antica della Basilicata Asti, comune piemontese di 73.973 abitanti e capoluogo di provincia. "Municipium" romano con il nome di Hasta Pompeia o Hasta, fu fondata su un precedente villaggio celtico-ligure. Nei secoli prima dell'anno Mille, divenne sede ducale dei Longobardi e poi contea Carolingia. Libero comune nel Medioevo, con diritto di "battere moneta", fu uno dei più importanti centri commerciali tra il XII e il XIII sec., i suoi mercanti svilupparono il commercio ed il credito in tutta Europa. È questo il periodo più felice per la città, che si abbellisce di torri e caseforti e vede estendere il potere su numerose città e paesi vicini. Verso la fine del 1300, finì nella dote di Valentina Visconti in sposa a Luigi di Valois duca di Orléans. Da questo matrimonio nacquero 5 figli, di cui due diventarono re di Francia. Fu la fine del periodo del libero comune ma sotto gli Orléans, la città ebbe un nuovo periodo di rifioritura e ripresa economica. Nel 1531 fu donata a Beatrice del Portogallo, moglie del duca Carlo III di Savoia, a cui rimase nonostante alterne vicende, fino al 1797. Allora gli astigiani, stanchi dei Savoia e stremati dalle operazioni militari, insorsero e proclamarono la Repubblica A-stese, che però durò solo tre giorni. Poi ci furono Napo-leone, la sua sconfitta e il ritorno dei Savoia fino all'U-nità d'Italia. Asti è nota in tutto il mondo per i suoi vini, in particolare l'Asti spumante ed ogni anno, a settembre, si tiene uno dei concorsi enologici più importanti d'Italia: la Douja d'Or. Celebre è anche il suo Palio storico, manifestazione tra le più antiche d'Italia, che si svolge a settembre e culmina con una corsa di cavalli montati "a pelo" (senza sella). Negli ultimi anni ha assunto una notevole rilevanza il Festival delle sagre astigiane, manifestazione enogastronomica che si tiene ad Asti la settimana antecedente il Palio di Asti, dove oltre 40 pro loco della provincia di Asti propongono le loro specialità gastronomiche, accompagnate da vini astigiani, in un grande ristorante all'aperto, meta ormai di migliaia e migliaia di persone provenienti per l'occasione da tutta Italia. Banzi, comune lucano di 1.456 abitanti della provincia di Potenza. Dell'antica Bantia, citata da fonti letterarie antiche e vari autori latini tra cui Tito Livio, Plutarco ed Orazio, c'è un'importante testimonianza: la Tabula Bantina Osca, un testo epigrafico su lastra di bronzo, che risulta essere il più lungo e il più complesso, tra quelli rinvenuti, scritti in lingua osca con caratteri latini. Oggi è conservata presso il Museo Nazionale di Napoli. L'antico abitato di Banzi fu scoperto nel 1730 con il rinvenimento di una vasta necropoli del VI° - IV° secolo a.C., con oltre 600 tombe. Ci sono poi dei resti che provano che questo sito avesse una certa importanza anche in epoca romana. Il "templum auguraculum in terris", tempio unico del suo genere, ne è un esempio. Poi c'è anche una "domus romana" con annesse terme balneari, i cui tesori interni costituiti da monete, pregiata ceramica e addobbi ornamentali in ambra o in oro si possono osservare sparsi in vari musei italiani. Ci sono stati altri ritrovamenti anche risalenti alla fase osco-sannitica, consistenti in armi e armature, epigrafi onorarie, funebri e politiche; resti di ville e aggregati urbani con strade, fossati e mura, ecc. Banzi vantava anche una famosa sorgente, della quale però non c'è certezza: forse è stata solo frutto dell'immaginazione del poeta Orazio che le immortalò con il suo "Fons Bandusiae". Al centro di Banzi, a poco distanza dalla chiesa di S. Maria risalente al 1089 con facciata del 1400, vi sono i resti della più antica abbazia della Basilicata fondata dai Benedettini nel IX secolo. La chiesa fu consacrata da Papa Urbano II nel 1089 quando qui si incontrò con i figli del Guiscardo, la sua corte e 33 vescovi, per preparare i lavori del Concilio che doveva aver luogo pochi giorni dopo a Melfi. Il monastero aveva fama di guarire animali e uomini. Nelle grandi festività della Pasqua e del Ferragosto, la si attraversava tre volte per guarire. L'abbazia, voluta dai Longobardi e risalente alla fine del Settecento/inizi Ottocento, fu al servizio della Chiesa di Roma fino al 1806 quando arrivarono le leggi del Murat. Macerata diventa 'digitale': più europea con il wi-fi in centro, più suggestiva e turistica con i percorsi virtuali creati dagli smartphone ANNA pISANI Wi-fi gratuito nelle principali vie e piazze del centro storico, carta studenti per 10.000 iscritti all'università e, all'Accademia di belle arti, un percorso tematico che va ad arricchire l'offerta turistica e culturale e per il tempo libero: sono i contenuti di Macerata digitale presentati nella sala Castigioni della biblioteca Mozzi Borgetti. "Con l'estensione dell'accesso gratuito a Internet a tutto lo spazio pubblico fruibile in centro, nei parchi e nelle stazioni, Macerata è insieme città aperta e innovativa", Macerata è nelle Marche ha detto il sindaco Romano Carancini presentando il nuovo servizio e sottolineando come Macerata Digitale si inserisca in una serie di iniziative congiunte del Comune e dell'Università caratterizzate dall'accoglienza e dall'innovazione. "Questa è una carta di cittadinanza per i nostri studenti che vivono a Macerata, che la animano e la rendono dinamica" ha detto il rettore Luigi Lacchè: "Macerata Digitale rende più attrattiva la città, insieme al wi-fi che la fa essere città europea". La carta studenti, disponibile per tutti gli universitari e i dottorandi di età inferiore ai 30 anni, dà accesso a importanti riduzioni nei cinema, teatri, nelle strutture sportive: più di 100 esercizi commerciali attueranno sconti dal 10 al 30% e offerte speciali in particolari giorni della settimana (basta consultare il sito www.maceratadigitale.it). La carta studenti affianca Macerata a quelle città italiane, e soprattutto europee che, tramite l'adozione di carte o tesserini magnetici, cercano di offrire una rete di servizi integrati agli studenti universitari. Allo stesso tempo, l'esistenza della carta studenti apre un terreno di confronto e dialogo ulteriore con istituzioni e realtà cittadine. "Al di là dei servizi - hanno sottolineato gli studenti - la carta è il simbolo della volontà della città di integrare i giovani". Il progetto è realizzato da Comune, Provincia, Università, Accademia, Ersu, Confcommercio e Confesercenti, Strade d'Europa e Laboratorio giovanile sociale ed è sostenuto dal Dipartimento della Gioventù - Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall'Anci, Associazione Nazionale Comuni Italiani, che hanno finanziato il 70% dei costi del progetto che ammonta a 105.000 euro complessivi. I contributi di Marzia Sbrollini, Silvia Luciani e Alessandro Bianchi con il testimonial Ascanio Celestini, hanno affidato a un video il messaggio ai giovani della Macerata digitale per l'utilizzo della rete come spazio pubblico per riappropriarsi della città Svelata, di una Macerata in realtà aumentata, arricchita da un percorso creato da Giuliana Guazzaroni di Adam Accademia che sarà permanentemente fruibile. Suggestiva immagine di Macerata, tra le città più vivibili del Centro Italia In esso, guidati dai grandi personaggi di Macerata, si potrà scoprire un percorso in cui le percezioni sensoriali nei luoghi più significativi del territorio urbano sono arricchiti da istallazioni virtuali, fruibili con smartphone, che fanno cogliere l'essenza della città. Puntando lo smartphone sul palazzo o sul monumento apparirà una suggestione visiva. Una rinnovata fruizione della città attraverso le nuove arterie del wi-fi libero può divenire un vettore capace di dotare di plus-valore le informazioni culturali associandole alle più attuali tecnologie di comunicazione interattiva, utili per il marketing territoriale e tematico.

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