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GIOVEDÌ 6 GIUGNO 2013 La Vignetta della Settimana Little Big Tony di Renzo Badolisani L'Italo-Americano Letta: 18 mesi per r ifor mare l'Italia e l'Europa. Priorità sono lavoro e modifiche istituzionali Il premier Enrico Letta ha presentato al Festival dell'Economia di Trento il suo piano per riformare l'Italia e l'Europa, per far fronte alla disoccupazione e ricreare in senso più 'politico' le istituzioni dell'Unione Europea. Si tratta di un'agenda in 18 mesi da proporre al vertice europeo del 27-28 giugno a Bruxelles, con riforme fiscali e costituzionali per l'Italia e interventi istituzionali per l'Europa. Per l'Italia, le priorità sono il taglio delle tasse sul lavoro, la riforma delle Camere, la legge per l'elezione del Capo dello Stato e la revisione del finanziamento pubblico ai partiti, mentre per l'Europa il premier indica la necessità di un Ministro dell'Economia in grado di proporre e attuare riforme condivise e un vero e proprio Ministro degli Esteri. C'è bisogno inoltre, secondo Letta, di "meno paradisi fiscali" e di istituzioni "più forti" sulla scorta di quanto dimostrato dalla Bce. L'architettura dell'UE deve essere quindi rivista, per rimettere in moto la macchina dell'economia il più velocemente possibile. "Le elezioni europee dell'anno prossimo saranno le più importanti della storia", ha detto Letta. "Se non facciamo la svolta, avremo il Parlamento europeo più anti-eu- CIAO LITTLE, ROCKER ITALIANO Da tre mesi Little Tony si era ritirato in una clinica sulla via Nomentana, preferendo uscire in silenzio dalla scena. Tre anni fa, sul palcoscenico di Ottawa, in Canada, al termine di una delle sue numerosissime tournée, aveva visto la morte in faccia, colpito da un infarto, letteralmente salvato dalla bravura dell'equipe medica di un ospedale. Stavolta non c'era scampo davanti a quella diagnosi infausta: tumore alle ossa. E così Little, conosciuto il suo destino, ha deciso di uscire dalla villa sotto i Castelli, posando le chiavi delle sue Ferrari luccicanti posteggiate in giardino. La strada che portava alla villa dal cancello l'aveva chiamata "Boulevard Elvis Presley", in onore della musica e di un uomo che, come lui, è stato leggenda. A settantadue anni Little Tony, all'anagrafe di Tivoli (alle porte di Roma, dov'era nato, Antonio Ciacci) ha detto basta, certificando l'annata da brividi della musica italiana. Nel giro di pochi mesi se ne sono andati Jannacci e Califano, altri due fuoriclasse dei 45 giri della nostra memoria. Una vita in salita, all'inizio, per Little, che arrotondava cantando, con la sua band improvvisata, nei matrimoni dei Castelli Romani o del litorale laziale. Poi volle prendere di petto la sua vita, decidendo di partire per il Regno Unito. A lui si accodarono i fratelli e così nacque "Little Tony and his brothers", complesso italianissimo che percorreva in lungo e in largo le ferrovie inglesi, esibendosi ora a Londra, ora a Manchester, ora sul mare, ora nelle città in collina. Sbarcò in Inghilterra senza una lira in tasca, soprattutto senza parlare una parola d'inglese. Ma il destino, con lui, aveva deciso di non essere cinico e baro. Tornò in Italia, presentandosi a Milano. Voleva continuare a cantare in inglese, ripercorrendo la storia del rock, lui, novello emulo di Elvis e del suo repertorio. Eterno ciuffo stampato in testa, mai un capello fuori posto, giacche colorate, pantaloni con le stellette e le paillettes. La gente impazziva e fu facile, allora, cavalcare quell'onda di successo. Con "Riderà" al Cantagiro del '66 costruì la sua fortuna: un milione di copie vendute. Era un'Italia, la nostra, che, in quegli anni, cantava essenzialmente musica melodica. Little Tony ebbe il merito di cambiare – sia pure in corsa – i gusti canori di un Paese intero, esportando la musica di Elvis, esibendo un rock che entrava nelle vene. Con "Cuore matto" scalerà ancora le classifiche nazionali: fantastici i suoi duetti con Celentano e Patty Pravo. Iniziò a guadagnare e pure un po' a sperperare, amante delle Ferrari, di ogni tipo. Quando festeggiò i settant'anni gliene regalarono una, rigorosamente personalizzata. Amava anche correrci: anni fa si schiantò dopo una curva, riportando gravi ferite al volto. Gli ultimi mesi li ha trascorsi con la figlia Cristiana e i suoi tre nipoti, avendo già intuito la fine. Non è stato uno qualunque, Little Tony, ambasciatore musicale italiano nel mondo. PAGINA 3 Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ropeo della storia", perché la gente non si riconosce in chi viene eletto. Letta, in vista poi del prossimo semestre italiano alla guida della Commissione, ha posto come obiettivo principale quello di non far uscire dall'Ue la Gran Bretagna, ma anche l'avere uno sguardo attento alle emergenze umanitarie, come in Siria. Per quanto riguarda l'Italia, a Palazzo Chigi si procede su provvedimenti per la semplificazione e la competitività delle imprese oltre al decreto legge sul lavoro. Anche se date certe per il varo di queste misure non ci sono ancora, il primo ministro si è dato due sca- denze: quella del 28 giugno e quella dei 18 mesi di mandato. La prima è la data entro cui il governo italiano - che definisce come "una start-up sballottata ma determinata" - si presenterà con "un piano di interventi" e l'obiettivo sarà "la riduzione della disoccupazione giovanile sotto la soglia del 30%". La seconda è la dead-line per chiudere "l'iter delle riforme" prefissato all'insediamento del governo. Sullo sfondo resta l'elenco di riforme da realizzare. Questo governo "è eccezionale e non si ripeterà", ha sottolineato ricordando che non si può perdere questa occasione per dare al Paese un'architettura istituzionale più funzionale. Due Camere diverse ("una per la fiducia e l'altra per la rappresentanza di enti, comuni e regioni"), quindi una procedura per l'elezione del capo dello Stato "mai più con le vecchie regole, anche se non credo - ha aggiunto - spetti a me dire quale dovrà essere un modello". Nella sua visita a Trento, il premier Letta ha anche incontrato gli economisti Tito Boeri, Lucrezia Reichlin e Luigi Zingales, fatto visita alla Fondazione Bruno Kessler e presenziato al lancio di 'TechPeaks' acceleratore internazionale di talenti. Accordo "storico" tra imprese e sindacati Plauso del presidente Napolitano I rappresentanti dei lavoratori e delle imprese in Italia hanno siglato un'intesa sulla rappresentanza e la democrazia sindacale, un accordo definito "storico" da entrambe le parti e "di prima grandezza per il Paese" dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Dopo quattro ore di consiglio, i sindacati Cgil, Cisl e Uil e l'associazione degli industriali, Confindustria, hanno raggiunto l'accordo interconfederale che introduce nuove regole per misurare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali, certificare gli iscritti e il voto dei lavoratori e dare certezza agli accordi sindacali. La firma dell'accordo "rappresenta un avvenimento di prima grandezza per il Paese", ha detto Napolitano. "È un segno importante e incoraggiante di volontà costruttiva e di coesione sociale". ''È un accordo storico'', hanno commentato la leader della Cgil Susanna Camusso e il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. ''Un accordo che mette fine ad una lunga stagione di divisioni'', ha aggiunto Camusso. ''Dopo 60 anni definiamo le regole per la rappresentanza, che ci permette di avere contratti nazionali pienamente esigibili'', ha sottolineato Squinzi. Si prevedono infatti regole per ''l'esercizio del diritto di sciopero e sanzioni per mancato rispetto e le conseguenti violazioni'', sottolinea ancora Squinzi. Per il leader della Cisl Raffaele Bonanni è "una svolta davvero importante nelle relazioni industriali", mentre il leader della Uil Luigi Angeletti commenta: "È un accordo importante che regolerà i rapporti, le relazioni industriali in modo più chiaro e trasparente. La dimostrazione che le parti sociali sono capaci di autoregolarsi''. Soddisfazione anche dal premier Enrico Letta che twitta: ''Una bella notizia l'accordo appena firmato Confindustria-sindacati: è il momento di unire, non di dividere per combattere la disoccupazione''.