L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-13-2013

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ  13  GIUGNO  2013 PAGINA  5 Rino Gaetano, il profetico 'figlio unico della canzone' italiana, sempre attuale e lungimirante 32 anni dopo la scomparsa DoMeNIco logozzo Ricordando Rino Gaetano a 32 anni dalla tragica morte, non si può non pensare ai grandi sacrifici compiuti da chi ha lasciato la propria terra per cercare altrove ciò che il luogo natio non poteva, non sapeva, non voleva dare. Colpa, ieri come oggi, delle disastrose politiche dell'abbandono che umiliano e mortificano regioni ai limiti della sopravvivenza come la Calabria, fanalino di coda dell'Italia e Sud del Sud dell'Europa. I dischi del grande crotonese, definito "il figlio unico della canzone", proprio per la singolarità delle sue composizioni e zone è un in fondo una spinta verso una vita migliore, senza più sfruttati, senza più sfruttatori. Purtroppo il 2 giugno 1981 il suo sogno si è bruscamente interrotto. Un incidente d'auto ha spento a 31 anni il suo talento. A Roma, sulla Nomentana, ha perso il controllo dell'auto, è finito nella corsia opposta. Contromano. Terribile schianto contro un camion. Gravissime ferite. Impatto fatale. La corsa disperata verso l'ospedale. Ma serviva una struttura specializzata. La vana ricerca di un ospedale che potesse compiere l'estremo, miracoloso tentativo di salvezza: non si è trovato un posto. Dopo cinque no, Rino è morto. Cantante calabrese fuori dagli schemi: testi graffianti e denunce coraggiose interpretazioni, sono di straordinaria attualità. Osservatore e lungimirante. Figlio della terra di Pitagora, arricchito dallo splendore dell'azzurro Mar Jonio decantato da Omero. È cresciuto guardando quelle acque che riflettevano un "cielo sempre più blù", titolo poi di una sua canzone di grande successo. Testo di denuncia e di speranza: "Chi vive in baracca, chi suda il salario /chi ama l'amore e i sogni di gloria /chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria... chi suda, chi lotta, chi mangia una volta /chi gli manca la casa, chi vive da solo /chi prende assai poco, chi gioca col fuoco /chi vive in Calabria, chi vive d'amore /chi ha fatto la guerra, chi prende i sessanta / chi arriva agli ottanta, chi muore al lavoro". Rino Gaetano ha introdotto nella musica italiana un lampo di creatività. Non è stata facile la sua breve ma intensa vita di artista "contro". Fuori dai luoghi comuni. Oltre i logori schemi. Non cercava il successo a tutti i costi. Non cedeva ai compromessi. Schiena dritta. Mai servo del potere. Critico sì. Sempre. I più "aperti" alle innovazioni l'avevano ammirato da subito. Sostenuto nel suo impegno. Altro che canzoni "non-sense" come qualche "benpensante e malfacente" definiva i contenuti, cercando goffamente di sminuirne la portata. Avevano, sì avevano un grande senso. Erano scomode. Rino era un interprete genuino della realtà. Chiaro, altro che! Testi graffianti, denunce coraggiose. Dalla parte degli ultimi. Controcorrente. Sfidava i potenti. Dava dignità agli emarginati. Ogni can- L'ultimo respiro all'alba. Come era accaduto undici anni prima ad un suo amico, Renzo, al quale aveva dedicato questa ballata: "Quel giorno Renzo uscì, andò lungo quella strada /e una Ferrari contro lui si schiantò/ il suo assassino lo aiutò e Renzo allora partì/verso un ospedale che lo curasse per guarir/ Quando Renzo morì io ero al bar/ La strada era buia si andò al San Camillo/ e lì non l'accettarono forse per l'ora-rio /si pregò tutti i Santi ma s'andò al San Giovanni/ e lì non lo vollero per lo sciopero/ Quando Renzo morì io ero al bar/ era or-mai l'alba andarono al Policlinico/ ma lo si mandò via perché mancava il vicecapo/ c'era in alto il sole si disse che Renzo era morto/ma neanche al Verano c'era posto/ Quando Renzo morì io ero al bar/al bar con gli amici bevevo un caffè". Sensibile. L'amicizia. Il contatto con la gente. Gli anni iniziali sulle piazze abruzzesi. L'emigrazione e l'amore. Riascoltando "E cantava le canzoni", la mente ritorna proprio alle serate che Rino ha trascorso anche in riva all'Adriatico. Ha cantato in una delle prime radio private abruzzesi. Nel 1978 ha interpretato "E cantava le canzoni" proprio a Pescara in occasione del Cantagiro. Tanti applausi. Un altro brano che fa molto riflettere sulla solidità dei sentimenti. Emozioni forti. Cantava Rino: "E partiva l'emigrante ritornava dal paese /Con la fotografia di Bice bella come un'attrice /E cantava le canzoni che sentiva sempre a lu mare/E partiva il mercenario con un figlio da sfamare/e un nemico a cui sparare /E partiva il mercenario verso una crociata nuova /Per difendere un effigie e per amare ancora Bice /E canta- Sensibile, irriverente, geniale innovatore, creativo unico nel suo genere va le canzoni che sentiva sempre a lu mare/E partiva il produttore con un film da girare /e un azienda da salvare/E partiva il produttore con un copione scritto in fretta Cercava qualche bella attrice ma lui amava solo Bice/E cantava le canzoni che sentiva sempre a lu mare " . Rino era un grande. Resta un grande. Nel cuore dei giovani degli anni Settanta. Ha conquistato i giovani del nuovo millennio. Tanti ragazzi e tante ragazze conoscono ed apprezzano Rino. E ballano e si divertono con le sue canzoni. Questo voleva Rino. Divertirsi e far divertire gli altri. C'è riuscito. Sicuramente continuerà ad essere ascoltato ed apprezzato in futuro. Perché non è stato un cantautore "non-sense", ma un autore geniale. E i talenti non si dimenticano. Rino, "figlio unico della canzone", ci ha lasciato in eredità "pezzi unici della canzone". Come "Nuntereggaepiù". Quanta attualità: "Abbasso e alé con le canzoni/senza fatti e soluzioni /la castità /la verginità /la sposa in bianco il maschio forte/i ministri puliti i buffoni di corte /ladri di polli /super pensioni /ladri di stato e stupratori /il grasso ventre dei commendatori /diete politicizzate /evasori legalizzati /auto blu /sangue blu /cieli blu /amore blu /rock and blues/Nuntereggaepiù..". L'onestà intellettuale. La denuncia degli stupri, oggi devastante "femminicidio", l'arroganza e le ruberie dei politici, prima della scoperta di "tangentopoli". Rino Gaetano era e resta la voce dei buoni e dei giusti, contro le odiose emarginazioni e le palesi ingiustizie! Addio al 'cuore matto' di Little Tony, l'Elvis Presley italiano eMANuele poNzo Centinaia di fan, giovedì 30 maggio, sono accorsi al Santuario del Divino Amore di Roma da ogni parte d'Italia per dare l'ultimo saluto a Little Tony, tra i più celebri interpreti nella storia della canzone italiana. La Città Eterna ha accolto, tra applausi e tanta commozione, il feretro del contante con una schiera di 10 Ferrari, la sua grande passione dopo la musica. Little Tony, nome d'arte di Antonio Ciacci, nacque a Tivoli 72 anni fa e si fece conoscere al Il ciuffo rock della canzone italiana grande pubblico alla fine degli anni '50, epoca in cui iniziò un percorso artistico contrassegnato da un successo dopo l'altro. In compagnia dei suoi fratelli, anch'essi musicisti, proprio negli anni del boom economico, l'icona del rock made in Italy, mosse i suoi primi passi nei locali dei Castelli Romani (zona alle porte di Roma). Il rocker italiano si trasferì poi in Gran Bretagna, dove maturò le prime esperienze musicali dinanzi ad un pubblico non italiano. Fu proprio un inglese, Jack Good, a notarlo nei locali della periferia romana e a persuaderlo a partire alla volta dell'Inghilterra. Furono i tempi delle hit "Jonny B. Good e "Lucille", che lo resero un vero e proprio sex symbol. Ma la svolta nella sua carriera arrivò nel 1961 quando insieme ad Adriano Celentano cantò "24 mila baci", canzone che lo fece piazzare al 2° posto del Festival di Sanremo e che, nel giro di poche settimane, divenne un "tormentone" nelle balere di tutta la penisola. Poi, nel 1966, grazie a "Riderà", brano considerato tra i grandi capolavori della musica italiana, riuscì a vendere un milione di dischi (nel corso della sua carriera musicale ne ha venduti altri due milioni). L'anno dopo si ripresentò al Festival di Sanremo con uno dei suoi pezzi più belli: "Cuore matto". Con questa melodia rimase, senza rivali, al vertice delle classifiche in Italia per 12 settimane consecutive. Poi "cuore matto" lo fece conoscere ai mercati discografici di Europa e Sudamerica. Con i suoi molteplici tour nel Nuovo Mondo, entrò nell'elenco dei cantanti italiani più apprezzati dalla massiccia comunità di origine italiana degli Stati Uniti d'America. La sua prima tournée negli Usa venne intitolata "Tony Roma", per onorare la Capitale d'Italia luogo in cui il cantante condusse le sue prime serate all'insegna della musica rock. Tra concerti e apparizioni televisive, Little Tony divenne sempre più popolare e nel 1970, in coppia con Patty Pravo, si presentò al Festival di Sanremo con "La spada nel cuore", singolo che sedusse la platea della città Ligure. Successivamente, nel 1975, per omaggiare il suo mito Elvis Presley, incise l'album "Tony canta Elvis". Fu proprio in questi anni che venne soprannominato l'Elvis italiano, soprannome che gli valse maggiore notorietà. Negli anni '80 diede vita a bel- lissime sigle televisive come, "Sapore di mare" e, con il suo amico Bobby Solo e Rosanna Fratello, lanciò il gruppo musicale "I Robot", ma non ebbero molto successo. In tutti i suoi singoli è sempre emersa la sua passione per il Rock'n'roll. Per il semplice fatto che rappresentava il suo mondo. Oltre alla musica, il cantante laziale amava lo sport e le auto di grossa cilindrata, in particolar modo la Ferrari motivo per cui volle diventare presidente del "Ferrari Appia Antica club". In più la sua passione per il cavallino rampante, lo spinse a stringere amicizia con Enzo Ferrari. Nel 2008 la sua ultima apparizione sul palco dell'Ariston col brano "Non finisce qui". Ed effettivamente, l'ammirazione degli italiani nei suoi confronti, non finirà mai.

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