L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-10-2021

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www.italoamericano.org 9 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 10 GIUGNO 2021 SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI TERRITORIO TRADIZIONI P rima della pan- demia, visitare un luogo come Firenze poteva essere un'avven- tura: code, prenotazioni onli- ne - cosa che gli italiani non amavano molto - gite scola- stiche, folla ovunque, gente c h e s c a t t a v a f o t o a d o g n i a n g o l o . O n e s t a m e n t e , s e volevi rilassarti, era probabile che non sarebbe successo. Poi è arrivato il Covid-19 e le nostre città si sono trasfor- mate, per quasi un anno, in silenziose vestigia dell'arte e del passato. So che a molti n o n s o n o p i a c i u t e q u e l l e immagini che mostravano la n o s t r a V e n e z i a , l a n o s t r a R o m a , l a n o s t r a F i r e n z e vuote, ma io le ho trovate in qualche modo affascinanti e sobrie, il modo in cui sono rimaste così incredibilmente belle nonostante la tragedia. Il modo in cui la loro essenza non dipendeva dalla nostra presenza. Oggi l'Italia, proprio come gli Stati Uniti e il resto del m o n d o , s i s t a f i n a l m e n t e avvicinando alla libertà: la campagna di vaccinazione sta andando forte, le infezioni stanno diminuendo e i nostri musei, bar, ristoranti sono di nuovo aperti -quasi- al com- p l e t o . M a c o m e a b b i a m o avuto modo di discutere in più di un'occasione su queste stesse pagine, è improbabile che riprenderemo le nostre vecchie abitudini come se gli ultimi 18 mesi non ci fossero stati, e non solo per le norme che dovremo ancora seguire. Molti hanno accelerato le decisioni che cambiano la vita e si sono trasferiti in campa- gna, altri hanno abbracciato la spiritualità, altri ancora h a n n o s c a m b i a t o i l o r o mocassini Gucci con scarpe da ginnastica e hanno trovato molta gioia in uno stile di vita p i ù s e m p l i c e . C o n q u e s t i grandi cambiamenti in corso, non è sorprendente che anche il turismo debba adattarsi. Sappiamo che l'industria del turismo e dell'ospitalità è tra quelle che hanno sofferto di più la pandemia; ecco per- ché è stato prioritario creare e s v i l u p p a r e m o d i d i f a r e vacanza che siano sicuri per la nostra salute e più in linea con le nostre nuove prospetti- ve di vita. L'ormai famoso concetto di albergo diffuso è diventato popolare que- st'anno, nonostante esista già da un paio di decenni: mai come oggi, l'idea di trovare una sistemazione con tutti i vantaggi di essere in un hotel, ma in luoghi dove il distan- ziamento sociale e il simbolo della folla da hall e da buffet della colazione possono esse- re evitati, sono importanti. Gli alberghi sparsi sono di solito organizzati in villaggi, dove la piazza centrale diven- ta la hall, le camere sono sparse lungo la strada princi- pale e la zona pranzo è il ristorante del posto: tutto il d i v e r t i m e n t o m a n e s s u n incontro con la gente. Un'idea simile è stata pro- posta recentemente anche per i musei: Eike Schmidt, d i r e t t o r e d e g l i U f f i z i d i Firenze, ha presentato il progetto Uffizi Diffusi, in cantiere dall'inizio dell'anno. L'idea, ha spiegato Schmidt, è d i d e c e n t r a r e l ' i m m e n s o p a t r i m o n i o a r t i s t i c o d e l museo in un certo numero di altre sedi - da 60 a 100 - in tutta la Toscana. Questo non è solo un modo per ridurre il turismo eccessivo in una delle città più visitate d'Italia, ma anche un tentativo più che legittimo di portare la nostra arte all'aperto, fuori dagli scantinati dei nostri musei perché, come ha sottolineato Schmidt, "è eticamente sba- gliato tenere l'arte chiusa in magazzino". In effetti, l'idea di dare spazio, sia letteralmente che figurativamente, a quanto più possibile del nostro patrimo- nio, non è solo una questione di regolamenti pandemici e di evitare la folla. E' in un certo senso, un dovere che abbia- mo nei confronti della nostra arte e di ciò che essa significa per il nostro Paese come la sua più preziosa, e speriamo, cara delle cose. Ma come giu- s t a m e n t e s o s t e n u t o d a S t e f a n o M o n t i d i A r t Tribune, dobbiamo distin- guere tra "dimensione cultu- rale e dimensione operativa", in altre parole, l'idea è gran- de, ma deve essere attuata nel modo giusto. Portare l'immenso patri- monio di un luogo come gli Uffizi in altri luoghi potrebbe dare visibilità non solo alle o p e r e d ' a r t e e s p o s t e , m a anche ai luoghi stessi in cui si svolgono le mostre; potrebbe portare interesse verso città, paesi ed edifici che sono essi stessi arte. Naturalmente, tutto questo può potenzial- mente tradursi in maggiori entrate, più investimenti e forse più posti di lavoro per la gente del posto: sappiamo tutti come funziona. In altre parole, i musei sparsi potrebbero diventare protagonisti della riqualifica- zione del nostro territorio attraverso l'arte e la cultura, cosa di cui si parla da decen- ni. Certo, ci saranno dei passi falsi e forse ci vorrà un po' per trovare la formula giusta per rendere gli Uffizi Diffusi - e tutti gli altri musei diffusi - pienamente operativi e di successo ma questo è di per sé un concetto così innovativo e giusto che alla lunga non potrà andare male. Giusto, perché l'Italia nel suo com- plesso è degna di essere vista, vissuta e goduta ma anche perché, a pensarci bene, "arte o v u n q u e " è l o s t a t u s q u o naturale del nostro Paese, dove ogni chiesa, ogni palaz- zo ospita una meraviglia di bellezza. E non dimentichia- mo che molte delle opere oggi esposte nei nostri musei più famosi, una volta erano ospi- tate nelle residenze private e nelle cappelle dei loro com- mittenti, quindi in un certo senso, i musei sparsi non farebbero che riportare le cose al modo in cui erano prima che l'arte diventasse una merce di consumo per le masse. Alcuni hanno sostenuto che le opere d'arte da trasferi- re sono pezzi di "seconda o terza classe", roba che nor- malmente non troverebbe posto agli Uffizi. Ma c'è dav- vero, nel contesto dell'arte che è già stata trovata abba- stanza preziosa da far parte della collezione degli Uffizi, qualcosa che è "di seconda o terza classe", e se fosse così, il loro valore e la loro bellezza non varrebbero comunque una visita? Voglio dire, consi- derando ciò che è esposto nei nostri musei, si potrebbe sostenere che anche l'arte minore italiana farebbe felice molti Paesi stranieri, se l'a- vessero a disposizione. Forse, alla fine, è proprio questo il punto: sì, ai musei sparsi, se questo significa che la cultura e l'arte arriveranno a più persone e se, attraverso e s s i , a l t r a b e l l a a r t e , b e i palazzi, bei paesi, godranno d e l l a f a m a c h e m e r i t a n o . Nella speranza, naturalmen- te, che non si ritorni rapida- mente alla folla e al rumore del turismo di massa. La Venere del Botticelli, custodita agli Uffizi di Firenze (Photo: Vvoevale/Dreamstime) Dopo il concetto di "albergo diffuso", l'Italia accoglie i "musei diffusi"

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