L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-24-2021

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GIOVEDÌ 24 GIUGNO 2021 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Mille anni di storia si nascondono, insieme ai fantasmi, tra le mura del castello di Fumone nel Lazio meridionale Le donne erano sottoposte a que- sta pratica per via dello Ius Primae Noctis. Se il padrone rite- neva che non fossero vergini, le gettava nel pozzo e nel borgo si udivano le loro urla strazianti. In epoca ben più recente la Rocca fu teatro di una spavento- sa vicenda: nell'Ottocento il pic- colo Francesco Longhi, unico figlio maschio dei marchesi Longhi ed erede della loro fortu- na, sembra sia stato assassinato dalle invidiose sorelle che lo uccisero a poco a poco sommini- strandogli tutti i giorni dei pez- zetti di vetro nel cibo. Il bambino morì tra atroci sofferenze a soli 5 anni. La madre, impazzita dal dolore, ordinò l'imbalsamazione del piccolo. La tecnica di imbal- samazione rimase oscura anche perché il medico che la praticò morì subito dopo in circostanze misteriose. Nel castello si aggira così, anche il fantasma di Emilia Caetani Longhi. Sembra si faccia spesso "sentire" mentre si reca di notte a trovare il suo piccolo Francesco e a consolarlo. L'inconsolabile marchesa fece ridipingere tutti i ritratti, toglien- do le immagini di gioia: in un dipinto indossava una collana, poi fatta coprire e un abito bian- co, che venne fatto dipingere di nero. Oggi è possibile vedere la mummia del bambino esposta al pubblico in una teca di cristallo fra arazzi e mobili d'epoca. Al di là di questo macabro, affascinante teatro di storia, orro- ri e leggende, il Castello di Fumone sovrasta un piacevole borgo in salita tra case medievali e botteghe, i cui abitanti conser- vano con amore le antiche tradi- zioni, fieri di un passato che ha visto il paese al centro di tutto il territorio laziale. Il Castello di Fumone fu infat- ti il più importante punto di guar- dia del Lazio meridionale, nato come fortezza militare nel XI secolo. Dalla Rocca si possono ammirare ben 45 comuni, dai Castelli Romani verso nord, alla pianura di Cassino e ai Monti Aurunci verso sud. Quando veni- vano avvistati dei nemici, dall'al- to di una torre oggi scomparsa i militari avvertivano la popolazio- ne e i paesi circostanti con dei segnali di fumo, da cui il nome Fumone. Inespugnabile, perfino Federico Barbarossa e il figlio Enrico VI tentarono vanamente di conquistarla, la Rocca venne usata per più di 500 anni sia come luogo di segnalazione a guardia del territorio che come terribile prigione pontificia per illustri personaggi. Oltre a quelli già menzionati, nel 1116 venne rinchiuso il pre- fetto di Roma Pietro Corsi e nel 1124 l'antipapa Maurizio Burdino avverso a tre Pontefici, Pasquale II, Gelasio II e Callisto II. Fu quest'ultimo a sconfigger- lo e relegarlo nel carcere di mas- sima sicurezza di Fumone. Gregorio IX riuscì a farsi aprire le porte dopo mesi di vano assedio, ma solo dietro paga- mento di un forte riscatto. Nel 1584 Giovanni Longhi, patrizio romano discendente di Bonifacio VIII, acquistò la Rocca e iniziò un'importante opera di ristruttu- razione e abbellimento culmina- ta nella realizzazione di un giar- dino pensile di 3500 metri qua- drati, il più alto d'Europa con i suoi 800 metri di straordinaria importanza strategica, a dominio sull'intera valle del Sacco e della strada maestra che collega- va Roma e Napoli: la via Latina. A conferma della posizione chiave, un rimando d'obbligo va all'invasione di Annibale. I Romani se ne servirono quando il generale cartaginese, stabilito- si a Capua (area visibile dal castello), decise improvvisamen- te di puntare su Roma marciando attraverso la via Latina, che dal castello è visibile per un tratto di 50 km. U n ipnotico teatro del macabro e dell'orrore, un affascinante contenitore di fantasmi, di storie di sangue e tradimenti. E una posizione stra- tegica unica. Tutto questo si con- densa nella storia della Rocca di Fumone, dalle origini oscure e antichissime. Sul fronte dei misteri che cir- condano il Castello si racconta che ancora oggi di notte dai sot- terranei provengano le urla e i gemiti di dolore dei condannati a morte, le cui anime sarebbero rimaste intrappolate all'interno. Come il monaco murato vivo chissà dove e mai ritrovato. Si dice anche che i resti di Gregorio VIII siano stati occultati in qual- che intercapedine della costru- zione e che persino Celestino V, celebre per il gran rifiuto di cui parla Dante, primo Papa della storia che rinunciò alla tiara, sembra sia stato assassinato pro- prio lì per ordine di Bonifacio VIII tramite un chiodo conficca- to nel cranio. Si narra anche che poco prima della morte fu vista una croce splendente davanti alla sua cella e che da allora si senti- rebbero battere colpi alle pareti, forse a perenne ricordo del terri- bile supplizio subito. Nel castello esiste anche un altro luogo misterioso: è il cosid- detto Pozzo delle Vergini. Si tratta di un pozzo stretto e profondo dove pare venissero gettate le donne appena sposate che non giungevano vergini sul letto del crudele e perverso castellano la prima sera di nozze. FRANCESCA GRAZIANO Targa in memoria di Papa Celestino V all'ingresso al castello di Fumone, dove venne recluso dal successore (Ph © Giuseppe Di Paolo | Dreamstime.com)

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