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GIOVEDÌ 20 GIUGNO 2013 La Vignetta della Settimana Marino, classe '55 di Renzo Badolisani L'Italo-Americano PAGINA 3 Dal governo via libera al 'Decreto del Fare' con tagli alle bollette e aiuti alle imprese Il Consiglio dei Ministri, il nono del governo Letta, ha varato il cosidetto "Decreto del fare", un pacchetto di misure per rilanciare l'economia e semplificare la burocrazia, che oggi è il principale freno agli investimenti (la Confederazione degli artigiani di Mestre calcola che al sistema delle piccole e medie imprese italiane la burocrazia costa quasi 31 miliardi di euro. Per ciascuna impresa la zavorra economica è di circa 7.000 euro). Il decreto, che contiene un'ottantina di provvedimenti (che spaziano dal fisco alle infrastrutture, dalla giustizia all'alleggerimento delle pendenze civili attraverso la mediazione, dai fondi alle aziende a quelli alla scuola, dall'agenda digitale alle semplificazioni per i cittadini come la carta di identità o la posta elettronica certificata), complessivamente dovrebbe portare a risparmi per 8 miliardi. Ok anche ad agevolazioni per le imprese fra cui il taglio alle bollette elettriche per 500 milioni l'anno e 5 miliardi di credito agevolato, ad un tasso dimezzato rispetto a quello di mercato, per le aziende che innoveranno il processo produttivo acquistando nuovi macchinari. I finanziamenti verranno concessi entro il 2016. Via libera del Consiglio dei Ministri a semplificazioni e al "Decreto del fare" per rilanciare l'economia italiana Tra i provvedimenti anche un potenziato Fondo di garanzia per le pmi, in cui saranno aggiornati i criteri per l'accesso ai finanziamenti e incrementata la misura massima di copertura del Fondo fino all'80% dell'importo totale dell'operazione finanziaria. Più risorse poi per promuovere le aziende e i prodotti italiani all'estero. E all'innovazione per i programmi di ricerca con rilevanza strategica rispetto agli obiettivi di competitività del sistema produttivo. Quello approvato è un decreto che "darà uno sblocco significativo a molti posti di lavoro", ha detto il premier Letta. Un'altra forma di aiuto arriva invece con una serie di nuove norme a cui dovrà attenersi Equitalia, l'agenzia nazionale di riscossione delle tasse e delle imposte. Per chi ha debiti con il fisco ci saranno maggiori rateizzazioni (da 72 a 120) e, a meno che non si tratti di un immobile di pregio, la prima casa non potrà più essere espropriata e finire all'asta a saldo dei debiti tributari inferiori a 120 mila euro. "Abbiamo approvato tante misure che servono a rilanciare l'economia del Paese - ha detto Letta - perché gli italiani che vogliono fare, possano rilanciare l'economia". Marchionne: 'per l'Italia serve un altro Piano Marshall' Il quartier generale di Fiat da Torino agli Usa? THE MAJOR Dopo l'esultanza per aver scalzato dal Campidoglio Gianni Alemanno arriva – come in tutte le cose – il momento delle prime decisioni. "Entro una settimana varerò la nuova Giunta Comunale, mi piacerebbe che ilmio vice fosse donna": così ha tuonato il nuovo Sindaco di Roma, Ignazio Marino, classe '55, genovese di nascita ma cosmopolita nell'animo, Senatore del Partito Democratico dal 2006 fino a pochi mesi fa, ex-epatologo e chirurgo, un amore sconfinato per gli Stati Uniti. Fu lui, anni fa, inserito nell'equipe medica che materializzò il prodigio, a contribuire al primo trapianto di fegato da un babbuino in un uomo. Vincitore di una tornata elettorale assolutamente anomala e irripetibile, in cui nemmeno un romano su due – conti alla mano – si è recato a votare, Ignazio Marino si trova a far fronte a una città in difficoltà. Lui, il nuovo Sindaco, come prima attività, ha deciso di far montare la rastrelliera per la sua bicicletta proprio sotto i gradini che conducono al Campidoglio, dove, dal terrazzo, sembra di toccare con mano i Fori Imperiali. Da casa – non distante dal nuovo luogo di lavoro – Marino ha infatti inforcato i pedali, sedendosi sul sellino, lasciando l'auto blu, dando insomma il primo esempio di quella che vorrebbe essere la sua legislatura. Vivere Roma non più dentro l'abitacolo di un' autovettura, ma sfruttando, se possibile, altri mezzi di locomozione. "Assumerò più autisti di autobus", ha chiarito nelle prime interviste il nuovo Sindaco che, da metà agosto, vorrebbe poi pedonalizzare – togliendone l'uso ad autovetture private e autobus – i quattrocento metri che collegano via Cavour al Colosseo, rispettando monumenti antichissimi, che rischiano sempre il degrado a causa dello smog e dell'oltraggio acustico. Ma le emergenze di Roma sono anche (purtroppo) altre e Marino, avendo messo in piedi una campagna elettorale "porta a porta", recandosi spesso in periferia, lo sa bene. I rifiuti, ad esempio: entro poche settimane occorrerà decidere dove fare la nuova discarica, dal momento che quella di Malagrotta non ce la fa più a sostenere il peso di tonnellate giornaliere. E poi il problema della legalità, della sicurezza, dell'invasione dei rom, delle case illegittimamente occupate. Una città, insomma, sull'orlo del precipizio, economico e sociale. A corredo delle prime, improcrastinabili decisioni, Marino ha in animo anche di rivitalizzare l'aspetto culturale della città che poi dovrebbe essere sempre l'indiscusso volano della Capitale, una delle più amate dai turisti. Verranno insomma rilanciati gli investimenti sulla cultura, sulle biblioteche, anche in periferia. Contribuendo ad allestire mostre e approfondimenti. Palliativi, ha già rincarato l'opposizione. Oggettivamente occorrerà un anno buono per giudicare Marino e la sua nuova Giunta. Alle idee (oltre che a una stima del budget economico a disposizione) dovranno seguire i fatti. Criticare prima sarebbe francamente un esercizio sterile. "Dobbiamo scommettere sul futuro dell'Italia. Serve uno scatto di orgoglio, uno sforzo collettivo, una specie di patto sociale, chiamatelo piano Marshall per l'Italia o come volete. Un piano di coesione nazionale per la ripresa economica". Lo ha detto l'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne alla riunione di Confindustria a Firenze. Un invito rivolto direttamente al governo italiano: "Scegliete le 5 cose più importanti, datevi 90 giorni di tempo per realizzarle e poi passate alle cinque successive". Dal canto suo Marchionne ha annunciato di voler puntare sul nostro Paese come piattaforma di produzione per i mercati di tutto il Sergio Marchionne mondo e a questo proposito ha assicurato che non chiuderà nessuno stabilimento in Italia, anche se "la scelta più razionale sarebbe quella di chiudere uno o due stabilimenti per far fronte alla sovraccapacità produttiva". L'agenzia americana Bloomberg, invece, citando tre fonti ben informate, ha confermato l'indiscrezione secondo cui si starebbe valutando la possibilità di trasferire il quartier generale di Fiat da Torino negli Stati Uniti, una volta completata la fusione con Chrysler. Se Torino ha ribattuto che non è questa una priorità, è vero anche che la scelta favorirebbe la rinascita di Detroit con un aumento delle vendite negli Stati Uniti, senza contare che i profitti dell'azienda italiana si stanno spostando poco alla vollta sempre più in Nord America. Basti pensare che il 75% degli utili operativi 2012 sono stati generati in Usa.