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L'Italo-Americano PAGINA 12 GIOVEDÌ 27 GIUGNO 2013 'La grande bellezza' dell'involucro romano e una società contemporanea che ha completamente smarrito se stessa VAlENtINA cAlABRESE "Il viaggio che ci è dato è interamente immaginato". Inizia così, con una citazione di LouisFerdinand Celine, il sesto lungometraggio di Paolo Sorrentino, "La Grande Bellezza", riconfermandosi il regista italiano capace ancora di far brillare il nostro cinema e far tremare la concorrenza spietata della 66° edizione del Festival di Cannes. Il rimando a Celine non è casuale. "La Grande Bellezza" è il racconto di un viaggio negli anfratti di una Roma sospesa tra la realtà e l'immaginazione, attraverso la voce e lo sguardo di un Virgilio contemporaneo, Jep Gambardella (interpretato da Toni Servillo), un flaneur che, perduta l'ispirazione letteraria, si trascina nella mondanità della città eterna. Per la seconda volta nella storia del cinema, un emigrato a Roma, riesce straordinariamente nell'impresa di comprendere le sfumature di una città contraddittoria, catino e capolavoro al contempo. Sono trascorsi cinquantatré anni da quando, un altro 'straniero', Fellini, seppe rappresentare la sua idea di Roma, e oggi Paolo Sorrentino ne ripete l'opera, cogliendone le sue intime evoluzioni. "Una chimera, Roma, quando provenite dai miniappartamenti della periferia. Ha le sue leggi non scritte, ma così insulse, che fai fatica a credere che possano essere vere veramente", (dal romanzo Hanno tutti Ragione). Seducente e surreale, pericolosa e annoiata al contempo, Roma è dunque la protagonista indiscussa del nuovo film di Sorrentino, ed è qui che Jep, dedito alle frivolezze della ricca società romana, ha perso l'ispirazione letteraria che lo elevava dall'informe massa. "Roma ti fa perdere un sacco di tempo". Oggi, a sessantacinque anni, si limita ad uscire la sera, a frequentare i luoghi della Roma 'bene', intrattenendosi in discussioni Il regista Paolo Sorrentino vacue ed infinite con il suo entourage di uomini e donne della borghesia. "Roma immutabile copione di se stessa all'infinito. È così che resiste brillantemente la storia millenaria di questa città, rimescola continuamente le carte per rinunciare a vedere una volta e per tutte l'asfissia del suo involucro bellissimo". Il sublime e la sacralità della città antica è mescolato con la volgarità di una società che ha totalmente smarrito se stessa, volgendo all'inevitabile crisi culturale. Roma quindi, simbolo del declino dell'Occidente, memore di un passato grandioso e apparentemente inconsapevole della devastazione dell'oggi. Tutto è sospinto dalla vuotezza, dall'inutilità delle conversazioni, dalla voracità del Dio denaro. Il mondo cinico e disincantato della borghesia annoiata però non è messo sotto accusa ma solo descritto straordinariamente bene da un uomo che romano non è ma che ci si è ritrovato a viverci, come tanti altri, e che sa per questo, carpirne le sue facciate nascoste. Roma segreta, Roma immutabile, Roma che ti fa sentire sempre fuori luogo, e straniero in terra straniera. Non ci si può che complimentare con un regista che con coraggio ha intrapreso questo itinerario, corredato dai virtuosismi stilistici ai quali ci ha abituato fin da "Le Conseguenze dell'amore", riuscendo a mescolare la lirica con la contingenza. Toni Servillo nei panni di Jep Gambardella. Dietro la Roma dei tesori d'arte La colonna sonora non è da meno: i canti gregoriani accompagnano le lunghe passeggiate di Jep nella Roma sacrale, e le canzoni remixate da Bob Sinclair invece, fanno da testimone ai party infiniti della sua combriccola. Gli attori, eccezionalmente capaci di interpretare tutto questo, sono parte del film stesso. Splendida, ovviamente l'interpretazione di Toni Servillo, perché parliamo ormai di un fatto ovvio. Servillo è l'Attore del cinema italiano, colui che, con la sua singolare mimica facciale, la sua voce infallibile, entra perfettamente nel personaggio di un uomo che vive la sua vita come una eterna messa in scena. Molto più umani e verosimili, i due romani del film, Sabrina Ferilli e Carlo Verdone. Integrati e al contempo estranei ad una città che li desidera e aggredisce. Al cinema, ma per sempre nei nostri pensieri, "La Grande Bellezza" è in definitiva, un film eterno, come la sua protagonista, Roma. David di Donatello: sei premi per 'La migliore Addio romano per Gandolfini, il offerta' di Tornatore padrino dei Sopranos Il riconoscimento più importante del cinema italiano è andato a Giuseppe Tornatore, che ha trionfato ai David di Donatello portando a casa, con "La migliore offerta" ben sei premi. Miglior film, Miglior regista, Miglior scenografo (Maurizio Sabatini e Raffaella Giovannetti), Migliore costumista (Maurizio Millenotti), David giovani e Miglior Compositore, andato a Ennio Morricone arrivato al nono David di Donatello della sua carriera. Il film prodotto da Isabella Cocuzza e Arturo Paglia per Paco Cinematografica, che ha per protagonista lo straordinario Geoffrey Rush nei panni di un esperto d'arte ingannato e truffato, ha su- perato in premi gli altri due favoritissimi: "Diaz" di Daniele Vicari (sugli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine durante il vertice G8 di Genova) e "Viva la libertà" di Roberto Andò (dove il segretario di un partito politico viene sostituito dal fratello gemello e le quotazioni del partito immediatamente risalgono nei sondaggi). "Diaz" che alla vigilia aveva 13 candidature come Tornatore, si è dovuta accontentare di quattro statuette: Miglior produttore (Domenico Procacci), Miglior montatore (Benni Atria), Miglior fonico di presa diretta (Remo Ugolinelli e Alessandro Palmerini) e Migliori effetti digitali (Storyteller - Mario Zanot), Giuseppe Tornatore sul set, premiato con 6 statuette per "La migliore offerta" A "Viva la libertà" la Miglior sceneggiatura (Roberto Andò e Angelo Pasquini) e il Miglior attore non protagonista: Valerio Mastrandrea che, incassa anche il premio come Migliore attore protagonista con "Gli equilibristi". Tra le interpreti femminili premiate: Margherita Buy come Miglior attrice protagonista per "Viaggio sola" di Maria Sole Tognazzi, e Maya Sansa come Miglior attrice non protagonista per "Bella addormentata" di Marco Bellocchio. Tre David se li aggiudica "Reality" di Matteo Garrone: fotografia, trucco, acconciatura. Miglior regista esordiente a Leonardo Di Costanzo per il suo "L'intervallo" già presentato alla Mostra di Venezia, Premio alla Carriera allo sceneggiatore Vincenzo Cerami, David per la Miglior Canzone Originale a "Tutti i santi giorni" di Paolo Virzì. Nella categoria Miglior Documentario ha vinto "Anija-La nave" di Roland Sejko. Il Miglior Film Straniero ha premiato "Django Unchained" di Quentin Tarantino. Il titolo di Miglior Film dell'Unione Europea è andato a "Amour" dell'austriaco Michael Haneke, che ha già ottenuto la Palma d'Oro al Festival di Cannes 2012 e il Premio Oscar di categoria. Stroncato da un infarto a soli 51 anni, è morto a Roma James Gandolfini, il padrino della celebre serie tv cult "I Soprano" andata in onda per un decennio sulla rete HBO. L'attore, vincitore di tre Emmy Awards, era atteso nel fine settimana al Festival del cinema di Taormina, dove avrebbe dovuto partecipare a una tavola rotonda insieme al regista Gabriele Muccino. Prima di volare in Sicilia si era fermato a Roma con la famiglia per qualche giorno di vacanza. Il personale dell'albergo dove alloggiava e dove si è sentito male in serata, ha immediatamente allertato il 118. Inutile però, la corsa all'ospedale Umberto I dove si è spento poco dopo. Gandolfini, italoamericano sia per parte di padre (Parma) sia per parte di madre (Napoli), nato a Westwood nel 1961, ha legato tutta la sua carriera alle "origini". Sin dal debutto ufficiale in una pellicola del 1992 diretta da Sidney Lumet dove, in "Un'estranea tra noi" aveva interpretato il ruolo congeniale dell'italoamericano. Ed è stato proprio il personaggio del boss italoamericano del New Jersey, Tony Soprano, che lo ha incoronato tra un Golden Globe, tre Emmy Award e 3 Screen Actors Guild, oltre ad avergli dato un sostanzioso conto in banca: per l'ultima stagione della serie, il suo cachet era cresciuto fino a un milione di dollari a puntata. Dal 1999 al 2007 ha vestito i panni del boss depresso e spietato della serie fortunata, andata in onda anche in Italia. Ma Gandolfini ha recitato anche in 43 James Gandolfini film e in altre 4 serie televisive. Gli ultimi due lavori sono "Zero Dark Thirty" del 2012 e "The Incredible Burt Wonderston" del 2013, film mai uscito in Italia. Attualmente stava lavorando a una nuova serie della HBO, intitolata "Criminal Justice" di cui era anche produttore esecutivo.