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L'Italo-Americano GIOVEDÌ 27 GIUGNO 2013 PAGINA 5 La tecnologia di oggi? Anche merito della telegrafia senza fili del geniale inventore bolognese Guglielmo Marconi ENRIcA cORSEllI Quella che oggi è diventata la comunicazione, una rete infinita di connessioni e di possibilità, la velocità con cui si riescono a inviare e ricevere messaggi grazie a dei dispositivi elettronici come il computer, non è altro che la continua evoluzione di un sistema inventato il secolo scorso: la telegrafia senza fili. Ebbene, anche in questo caso, il merito va a un italiano, il marchese Guglielmo Giovanni Maria Marconi, per gli amici Guglielmo Marconi, vincitore del Premio Nobel per la fisica il 10 dicembre del 1909, conferitogli "a riconoscimento del contributo dato nella telegrafia senza fili". Nato a Bologna il 25 aprile del 1874, da Giuseppe Marconi, un proprietario terriero, e dall'irlandese Annie Jameson, nipote del fondatore della famosa e antica ufficiale della radio. A questo proposito, per dovere di cronaca, bisogna ricordare che Guglielmo Marconi non fu l'unico a sperimentare la telegrafia senza fili. Nello stesso anno, sia Nikola Tesla che il russo Aleksandr Popov portarono avanti esperimenti analoghi: il primo riuscì a trasmettere un segnale fino a 50 km di distanza, mentre il secondo aveva già realizzato un ricevitore di onde radio. Il 1896 è l'anno in cui il nostro inventore riuscì ad ottenere il primo brevetto per il suo lavoro grazie alla domanda presentata dal titolo "miglioramenti nella telegrafia e relativi apparati". Sono state, e lo sono tuttora, molte le discussioni intorno a chi sia stato effettivamente il primo tra Tesla, Marconi e Popov a rendere concreta la trasmissione di messaggi senza fili, ma va sottolineato che l'italiano presentò Marconi lavorò per decenni alla trasmissione di messaggi senza fili distilleria di whiskey Jameson and Sons, Guglielmo Marconi iniziò i suoi primi esperimenti appena ventenne lavorando come autodidatta nella casa di famiglia. Nell'estate nel 1894, costruì un segnalatore di temporali composto da una pila, un coesore e un campanello elettrico che emetteva un suono in caso di fulmini. E adesso vi starete chiedendo cosa c'entra questo con la telegrafia senza fili? Beh, strano ma vero, in seguito, tramite un tasto telegrafico posto su un balcone, riuscì a fare squillare un campanello situato in un'altra parte della stanza. Così è passato alla storia l'aneddoto che una notte di dicembre Guglielmo svegliò la madre conducendola nel proprio laboratorio segreto al fine di mostrarle i risultati del suo lavoro e, quando anche il padre si convinse della scoperta appena fatta dal giovane Marconi, regalò al figlio dei soldi per l'acquisto di nuovi materiali utili ai suoi successivi esperimenti. Solo un anno dopo, nel 1895, gli esperimenti di Marconi sembrarono finalmente avere raggiunto un risultato sicuro: l'apparecchio da lui stesso costruito si dimostrò capace di ricevere e mandare segnali a distanza superando anche ostacoli naturali e l'8 dicembre dello stesso anno, si ricorda come la data di nascita Lo scienziato bolognese ottenne il premio Nobel nel 1909 (Ph. credits: Fondazione Guglielmo Marconi) la richiesta ventuno giorni prima della prima trasmissione radio di Popov. Ed è in quello stesso anno, il 1896, che Marconi e la madre si trasferiscono in Inghilterra al fine di ricevere più finanziamenti per gli esperimenti. Così iniziano anche le prime dimostrazioni pubbliche alla presenza di politici e industriali: per esempio, Marconi collocherà un trasmettitore sul tetto dell'edificio delle Poste e un ricevitore su una casa in riva al Tamigi, a quattro chilometri di distanza. Nel luglio del 1897, poi, fondò a Londra la Wireless Telegraph Trading Signal Company che già allora impiegava cinquanta persone. La prima trasmissione radio senza fili, fu effettuata sul mare da Ballycastle, in Irlanda del Nord, all'isola di Rathlin nel 1898. Ed è proprio a questo punto che gli Stati Uniti entrano nella storia: Marconi concentra le sue attenzioni sull'Atlantico, credendo di potere trasmettere un segnale a distanze molto elevate, convinto che le onde possano oltrepassare l'oceano seguendo semplicemente la curvatura della Terra. Il 12 dicembre del 1901 ci fu il primo segnale dalla Cornovaglia a Terranova coprendo una distanza di circa 3000 chilometri. Ma la radio si dimostrò veramente utile per la prima volta il 23 gennaio del 1909 quando, grazie ad una richiesta di soccorso, furono salvati 1700 passeggeri del transatlantico americano "Republic" che stava per affondare dopo essere stato speronato dal piroscafo italiano "Florida". Avvenne che l'operatore radiotelegrafico Binns lanciò per quattordici ore consecutive il segnale di Sos finchè non venne ricevuto dal comandante del piroscafo "Baltic", che ordinò di cambiare rotta e diede il via alle operazioni di salvataggio. Così andò anche nel 1912, quando affondò il Titanic dopo lo schianto con l'iceberg. Marconi si trovava negli Stati Uniti e accorse per incontrare i 705 superstiti salvati grazie al segnale di soccorso inviato poco prima del disastro. In quella stessa occasione Guglielmo Marconi, che poi morì di arresto cardiaco a Roma il 19 luglio del 1937, disse: "Vale la pena di avere vissuto per avere dato a questa gente la possibilità di essere salvata". Tecnologia in aiuto dei malati di Sla. A Milano i passi in avanti della App 'Comuni-Care' e l'interfaccia pc-malato 'Brindisys' Il solstizio d'estate coincide con la Giornata mondiale sulla Sla, la Sclerosi laterale amiotrofica, una malattia neurodegenerativa che colpisce 6-7 persone ogni 10mila abitanti. In Italia i malati sono circa 5-6mila e lo Sla Global Day si propone di accendere i riflettori sulla ricerca, al momento l'unica possibilità per chi soffre di una progressiva perdita di autonomia. Colpendo le cellule responsabili del movimento dei muscoli volontari, la Sla poco alla volta impedisce ogni movimento. A Milano la giornata è stata utile per fare il punto sui progressi fatti finora e in particolare su due progetti che cercano di migliorare la vita dei pazienti. La tecnologia al momento è l'unica cosa che permette di prolungare l'aspettativa di vita ma soprattutto aumenta le funzioni motorie dei malati altrimenti costretti ad uno stato di completa dipendenza dal caregiver. Il primo strumento innovativo è una app che con un semplice tablet o uno smartphone (quindi con costi molto ridotti) e 7 ap- Il prototipo di ricerca BrindiSys creato per far comunicare i malati di Sla plicazioni disponibili entro fine anno gratuitamente, consente di parlare ma anche di gestire da soli l'ambiente circostante: accendere la luce, l'aria condizionata, socchiudere le tapparelle o spegnere la televisione. Permette cioè di gestire via computer alcuni dispositivi elettronici. A seconda della fase della malattia, "ComuniCare" aiuta la scrittura con la predizione della parola successiva, memorizza le ultime 500 frasi o consente di navigare sul web con un sensore di comando. Il progetto è realizzato dalla Fondazione Arisla con l'Irccs Fondazione Maugeri ed è condotto dal laboratorio di Comunicazione e Domotica dell'Istituto scientifico di Veruno. Il secondo progetto cerca invece di interpretare la volontà del paziente e di restituirgli capacità d'azione, se pur mediata. Si chiama "BrindiSys" (Braincomputer interface devices to support individual autonomy in locked-in individuals) ed è un progetto di ricerca triennale della Fondazione Irccs Santa Lucia di Roma e di Fondazione AriSla. Fa un passo in avanti rispetto alle app ma è più complicato ed al momento è ancora in laboratorio. La sperimentazione richiede la formazione del paziente all'uso della strumentazione e l'assistenza a domicilio: è una sorta di interfaccia tra il malato e il computer, che decifra nel giro di pochi secondi gli impulsi neurologici e li trasforma in parole e azioni. Una cuffia rileva i segnali inviati dalla corteccia cerebrale, e un dispositivo li traduce in comandi e li trasmette a un tablet. Da questo parte, poi, l'input per l'esecuzione dell'azione. Il prototipo di ricerca, che ha bisogno ancora di perfezionamenti tecnici, è pensato soprattutto per la fase terminale della malattia, quella "locked-in" in cui il malato non può più muovere alcun muscolo. Questo è possibile perchè, anche in assenza delle funzioni muscolari, il sistema permette all'utente alcune funzionalità di comunicazione attraverso una tecnologia capace di decifrare gli impulsi neurologici.