L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-14-2021

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GIOVEDÌ 14 OTTOBRE 2021 www.italoamericano.org 33 L'Italo-Americano IN ITALIANO | D a quando si è trasferito a Los Angeles 17 anni fa, il suo obiet- tivo è sempre stato quello di raccontare e spiegare il design italiano al pubblico americano. Ora che è stato ufficialmente ricono- sciuto come ambasciatore 2021 del design italiano, l'ar- tista Mattia Biagi ha deciso, come primo passo, di allesti- r e l a m o s t r a " A J o u r n e y T h r o u g h I t a l i a n D e s i g n " presso l'Istituto Italiano di Cultura di Westwood. Dalla sedia Proust creata nel 1978, alla mini-cucina ideata da Joe Colombo nel 1963, l'esposizione curata d a l l ' a r t i s t a o r i g i n a r i o d i Ravenna, raccoglie creazioni iconiche di designer e azien- de italiane dagli anni '40 fino ad oggi. "Volevo fortemente che q u e s t a m o s t r a f o s s e u n a vetrina per i prodotti di desi- gn italiano che sono sul mer- cato americano" mi racconta l'artista le cui opere, oltre ad essere state acquistate da celebrities come Tom Ford e Elton John, sono esposte in diversi musei internazionali, d a l C a s t e l l o d i R i v a r a d i T o r i n o a l L o u v r e d i A b u Dhabi, al Mint Museum in North Carolina. "Ho voluto scegliere pezzi presenti sul mercato a L.A., che fossero disponibili e acquistabili qui. Volevo letteralmente estra- polarli dal negozio, metterli su un piedistallo e dargli l'importanza che meritano". M a t t i a , q u a l e a l t r o aspetto era importante per lei, come curatore d e l l a m o s t r a e a n c h e come ambasciatore ita- liano 2021 del design ita- liano? Per me è sempre fonda- mentale educare il pubblico americano, farlo arrivare alla comprensione della storia che c'è dietro a ogni pezzo. Q u e s t a s e m b r a s o l o u n a sedia? No, è una sedia che è stata disegnata negli anni '40, con una tecnica inventa- ta in Italia e con una filosofia di riciclo per ogni albero che viene utilizzato. E domani se c a m m i n i s u B e v e r l y Boulevard la puoi vedere in una vetrina e comprarla. Quando è iniziata la sua avventura nel mondo del design? A 18 anni ho cominciato a collaborare con l'architetto Giulio Cappellini che a un certo punto ha deciso di apri- re un negozio a Los Angeles, disegnato da Piero Lissoni. Io e mia moglie, che è una fashion designer, avevamo già una mezza di idea di fare un'esperienza all'estero quin- di mi sono offerto per seguire l'apertura del punto vendita. Quando questa esperienza è finita, ho deciso di restare in C a l i f o r n i a e h o i n i z i a t o a lavorare per Diva Group L.A. Oltre a direttore crea- tivo è anche un artista con un'estetica unica. Come si è evoluto il suo p e r c o r s o a r t i s t i c o d a quando è qui? Quando gestivo il negozio per Diva Group il mio lavoro creativo era diminuito molto; la svolta è arrivata quando ho realizzato una collezione ispi- rata a La Brea Tart Pits; ne è uscita un'idea di arte ideata e p e n s a t a p e r c o m u n i c a r e qualcosa. Per me arte e desi- gn vanno di pari passo ed entrambi contribuiscono a creare la mia estetica. Il suo talento artistico e l a s u a g r a n d e c o n o - scenza del design italia- no come si sono sposati con il mercato immobi- liare di Los Angeles? Prima della pandemia ho deciso di aprire con il mio partner, che è un costruttore, Studio Dardo, uno studio di design, di costruzione e di consulenza. Ci occupiamo di costruire e arredare la casa da zero. Io mi occupo dell'in- terior design dalla A alla Z. I n q u e s t o p e r c o r s o c e r c o sempre di spingere le aziende italiane, perché ritengo siano le migliori ma anche perché da quando vivo qui ho sem- pre avuto la voglia di spiega- re e raccontare il prodotto italiano. Abbiamo fatto una casa stupenda che è stata pubblicata su Marie Clare e su AD, dove l'intero progetto, a parte la cucina, era tutto i t a l i a n o . H o o r d i n a t o i l marmo da Carrara e tutti i mobili dall'Italia. Portare il concetto di arredamento ita- liano a L.A. è diventata la mia missione. C o m e è c a m b i a t a l a v i s i o n e d e l p u b b l i c o americano verso il desi- gn italiano? C'è stato un miglioramen- to incredibile. Quando mi sono trasferito qui 17 anni fa, l'idea del design era sempli- cemente associato al lusso. Se un pezzo costava tanto o sembrava costoso, allora era considerato un pezzo di desi- gn. Cosa sbagliata dal mio punto di vista. Negli ultimi 6- 7 anni tanta gente si è trasfe- rita qui da Londra, da New Y o r k , d a l l a R u s s i a , d a l l ' E u r o p a , i l m e r c a t o immobiliare di conseguenza è c r e s c i u t o m o l t i s s i m o , soprattutto quello delle case da 20, 30 milioni di dollari. Quando queste nuove perso- ne, con un gusto decisamente più sofistico, sono arrivate in città i pezzi del design italia- no sono diventati fondamen- tali per veicolare la vendita di grandi proprietà. Nei proget- ti di cui mi sono occupato negli ultimi quattro anni ho messo insieme aziende che fanno mobili, mattonelle, tappeti, bagni, lampadari, per dare un'anima a queste case che poi venivano vendu- te con tutto dentro, già arre- date. Spesso infatti il com- pratore non ha la capacità di visualizzare come gli spazi possano essere riempiti. Quale è il suo approc- cio quando deve arreda- re un'abitazione? Cerco di capire se la casa ha una sua storia, oppure quali sono le esigenze del cliente. La casa, soprattutto dopo la pandemia, è conside- r a t a u n o d e i l u o g h i p i ù importanti dove noi come famiglia, come artisti, come individui, ci rigeneriamo, abbiamo tempo per noi stes- si. L'obiettivo secondo me è quello di creare un modo di vivere che è adatto alle esi- genze del cliente. I materiali, che io ho studiato moltissi- mo, sono fondamentali. Noi italiani abbiamo un'attenzio- ne e un amore particolare per i dettagli, anche per quanto riguarda i colori che cambia- no drasticamente il mood di una stanza. I n c h e m o d o i l s u o paese natale, l'Italia, e quello che la ospita, gli S t a t i U n i t i , h a n n o influenzato la sua visio- ne dell'arte? Sono molto felice di vivere qui e di essere cresciuto in Italia. Le radici e la cultura che abbiamo noi italiani sono i m b a t t i b i l i , a n c h e s e a l l o stesso tempo avrei difficoltà a vivere in Italia ora. Gli Stati Uniti mi hanno cambiato m o l t o , m i h a n n o d o n a t o nuove prospettive. A livello di gusto mi hanno fatto risco- prire il "Made in Italy", per- ché mi sono reso conto che il nostro patrimonio è incredi- bile. Il paradosso è che sono dovuto andare via per risco- prire e amare ancora di più il nostro Paese. A livello tecni- co invece, quello che mi ha i n f l u e n z a t o m o l t o dell'America sono senza dub- bio le dimensioni. Con i soldi delle ville su cui lavoro si p o t r e b b e c o m p r a r e i l Colosseo! In quanto ambasciato- re del design italiano, quale è il suo personale obiettivo per il futuro? Il mio nuovo goal come ambasciatore del design ita- liano è quello di aiutare le aziende italiane, anche picco- le, che non hanno le opportu- nità o i budget per permet- tersi di aprire un negozio qui. Io ora ho uno spazio incredi- bile, uno spazio storico che una volta ospitava il ristoran- te Spago, chiuso 17 anni fa, che io e il mio partner abbia- mo ristrutturato completa- mente. Lì ho spazio disponi- bile per creare quella che v o r r e i f o s s e u n a s o r t a d i "casa italiana", dove non solo si possano mettere in mostra pezzi di design di aziende ita- liane, ma anche dove poter fare consulenza rispetto al lato creativo, perché spesso un prodotto che va bene in Italia non è automaticamente adatto per il mercato ameri- cano. Mattia Biagi è a Los Angeles da 17 anni (Photo: Andreea Florescu) Alla scoperta della creativita' italiana con l'ambasciatore del design Mattia Biagi LA COMUNITÀ DI LOS ANGELES

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