L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-28-2021

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GIOVEDÌ 28 OTTOBRE 2021 www.italoamericano.org 40 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Al Museo del Tessuto di Prato la bellezza dei costumi di scena della Turandot pucciniana Chini fu assai azzeccata. L'artista, infatti, aveva vissuto per diversi anni in Thailandia, tornan- do in Italia con centinaia di pezzi d'artigianato cinese, giapponese e thailandese, che servirono da ispi- razione per molte sue opere, tra cui ovviamente anche le sceno- grafie e gli allestimenti dell'opera di Puccini. Oltre 100 di quegli oggetti, oggi conservati nella collezione Chini presso il Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze, co-organizzatore del pro- getto, sono in mostra fino al 21 novembre insieme ai costumi e ai gioielli di scena di Caramba, che erano in pessimo stato e sono stati restaurati, grazie a una campagna di crowdfunding, dal Consorzio Tela di Penelope di Prato per i costumi e da Elena Della Schiava, Tommaso Pestelli e Filippo Tattini per i gioielli. In esposizione, inoltre, ci sono tele dello stesso Chini, provenienti da collezioni private; i bozzetti delle scenografie, anch'essi da collezioni private e dall'Archivio Storico Ricordi di Milano; altri 30 E ra il 25 aprile del 1926 quando, al Teatro alla Scala di Milano, andò in scena la prima della Turandot, scritta da Giacomo Puccini su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni. Fu la rappresentazione postuma di un'opera lasciata incompiuta dal grande composi- tore toscano, morto nel novembre del 1924. Nonostante il finale fosse stato affidato dalla casa editrice Ricordi al compositore Franco Alfano, il giorno della prima il direttore d'orchestra Arturo Toscanini, che pure aveva spinto per affidare ad Alfano la parte mancante, decise di interrompere tutto lì dove Puccini era arrivato a scrivere la versione definitiva. Quella sera, sul palcoscenico, a interpretare la protagonista della storia, la principessa Turandot, figlia dell'imperatore della Cina, c'era la cantante soprano polacca Rosa Raisa, che indossava dei meravigliosi costumi realizzati dallo scenografo, costumista e illustratore Luigi Sapelli, in arte Caramba. Quegli stessi costumi a un certo punto scomparvero. Per decenni nessuno seppe più nulla finché, nel 2018, tanto misteriosa- mente come se ne erano perse le tracce, vennero di nuovo alla luce all'interno di un baule acquisito dal Museo del Tessuto di Prato. Appartenuto a un altro sopra- no, la pratese Iva Pacetti, il baule conteneva materiale del suo guar- daroba, anch'esso dato per perdu- to da anni. Tra i tesori ritrovati c'erano appunto due costumi e due gioielli di scena tra quelli rea- lizzati da Caramba per la prima della Turandot, identificati come tali da Daniela Degl'Innocenti, conservatrice presso il museo pra- tese. A partire da quella incredibile scoperta ecco l'idea di allestire una mostra dedicata alla genesi FABRIZIO DEL BIMBO dell'opera, ai costumi di Caramba, all'allestimento e alle scenografie, che invece Puccini affidò al suo amico pittore Galileo Chini, uno dei grandi protagonisti del Liberty italiano, che aveva già collaborato col compositore toscano per la rappresentazione newyorkese de Il tabarro e per il Trittico. Essendo la Turandot una storia ambientata in Oriente, la scelta di Costumi di Ping, Pong, Pang di Luigi Sapelli (in arte Caramba) della Sartoria Devalle di Torino (Ph courtesy Museo del Tessuto di Prato) SEGUE A PAGINA 41

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