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www.italoamericano.org 9 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 28 OTTOBRE 2021 V entiquattro ore: è il tempo che il V e s u v i o h a i m p i e g a t o p e r c a n c e l l a r e Pompei, Ercolano, Sta- bia e Oplontis dalla faccia della terra. Ventiquattro ore e d u e f a s i d e v a s t a n t i : l a prima ha sepolto Pompei s o t t o m e t r i d i c e n e r e ; l a seconda, circa dodici ore dopo, ha distrutto Ercolano e altri villaggi a nord-ovest del vulcano. È attraverso la stratigrafia, la scienza che studia come si stratifica il suolo, che l'abbia- mo scoperto, cosa sarebbe la storia senza la scienza? Ed è di nuovo la scienza - anche se di tipo diverso: l'archeologia - c h e a b b i a m o s c o p e r t o , dopo secoli, che la fine di Pompei non è avvenuta in agosto, ma proprio in questo mese, il 24 ottobre del 79 d.C. A l l o r a , l a z o n a c o l p i t a dalla tragedia era densamen- te popolata, con Pompei che contava circa 20.000 cittadi- ni ed Ercolano circa 5.000. Morirono in 2.000, in una catastrofe così lontana nel tempo ma incredibilmente vivida e chiara nelle nostre menti. Ci sono molte ragioni per cui sia così. Si sa che l'uomo è naturalmente interessato agli eventi disastrosi, o peri- colosi, perché conoscerli è quasi un modo per esorciz- zarli, per tenerli a bada. Poi, c'è il fascino che per molti di noi ha l'antichità e in partico- lare per Roma imperiale: che li si consideri antenati - come fanno molti in Italia - padri della civiltà, senza dimenti- care i Greci, o mitici cittadini di una città mitica, i Romani, la loro cultura e la loro esteti- ca hanno trovato un posto abbastanza rilevante nella vita di molte persone di oggi. P o i , c i s o n o i l d o l o r e e l'angoscia, e il modo in cui noi, oggi, possiamo ancora v e d e r l i . L a t r a g e d i a d i Pompei è incredibilmente viva e incredibilmente cruda, anche dopo 2.000 anni, per- ché le sue vittime sono qui, con noi, e possiamo ancora vedere i loro volti: « R i t o r n o a d e s s o d a Pompei ed ho l'animo pieno di mestizia per uno spettaco- lo miserando. È impossibile vedere quelle tre sformate figure, e non sentirsi com- mosso. Sono morti da diciot- to secoli, ma sono creature umane che si vedono nella loro agonia. Lì non è arte, non è imitazione; ma sono le loro ossa, le reliquie della loro carne e de' loro panni mescolati col gesso: è il dolo- re della morte che riacquista corpo e figura… Finora si è scoverto templi, case ed altri oggetti che interessano la curiosità delle persone colte, degli artisti e degli archeolo- g i ; m a o r a t u , o m i o Fiorelli, hai scoverto il dolo- r e u m a n o , e c h i u n q u e è uomo lo sente». L e p a r o l e a c c o r a t e c h e Luigi Settembrini, lettera- to e patriota italiano, scrisse nel 1863, descrivono vivida- mente un sentimento che, certamente, tutti noi abbia- mo in qualche modo provato stando di fronte alle vittime di Pompei: silenziose, fisse nel tempo, ma che parlano, nella loro plasticità e nel loro tragico, scultoreo movimen- to, dell'attimo stesso in cui h a n n o l a s c i a t o q u e s t o mondo. I calchi di Pompei sono più che archeologia e storia, sono vita e morte, sono amore, amicizia, eventi quotidiani: quando li guar- diamo, vediamo noi stessi, nella nostra routine e nor- malità. Questo è il motivo per cui tutti ci siamo avvici- nati a loro. Indubbiamente, il modo in cui sono arrivati a noi, il fatto che possiamo ancora discernere i loro volti, le espressioni e i movimenti, rende più facile il collega- mento, e questo è possibile grazie all'ingegno e al lavoro d i G i u s e p p e F i o r e l l i , a r c h e o l o g o e d e s p e r t o d i monete di Napoli. Se vogliamo capire come e perché sia stato in grado di creare questi famosi gessi degli abitanti di Pompei, d o b b i a m o f a r e u n p a s s o indietro nel tempo, fino a quella notte del 79 d.C. Come sappiamo, Pompei fu allora interamente sepolta sotto spessi strati di lapilli, pomice e cenere, che causarono il crollo di tetti e case, e la morte di centinaia e centi- naia di persone e animali. Con il passare del tempo, questi materiali si compatta- rono intorno ai corpi, bloc- candoli come nel cemento; m a l a n a t u r a f e c e i l s u o c o r s o , c o m e s e m p r e , e l a decomposizione ridusse per- s o n e e a n i m a l i i n o s s a , lasciando, tuttavia, "impron- te di corpi" cave nella cenere compattata. All'inizio del XIX secolo, gli archeologi capirono cosa fossero questi "spazi vuoti", rendendosi conto della loro importanza. I corpi erano scomparsi, ma la loro ombra era lì, impressa nella cenere in dettagli tridimensionali. N e l 1 8 2 3 , i l d i r e t t o r e d e l principale scavo di Pompei, Antonio Bonucci, rivelò che la forma di una porta era impressa nella cenere, ma fu solo nel 1856 che fu applicata l'idea di farne un calco ver- sando gesso di Parigi nella forma cava. U n a m a n c i a t a d i a n n i dopo, nel 1863 Fiorelli, che era diventato direttore del s i t o d i P o m p e i , d e c i s e d i usare la stessa tecnica per i r e s t i u m a n i , e f u n z i o n ò . Grazie a questo straordinario metodo, un calco completo e incredibilmente dettagliato della persona - o dell'animale o dell'oggetto in questione - p o t e v a r i v e l a r e g l i u l t i m i momenti di vita; fu un'im- mensa scoperta archeologica perché aiutò a capire meglio il modo in cui viveva l'antica gente di Pompei, il modo in cui si vestivano, cosa teneva- no con sé mentre fuggivano disperatamente dalle loro case. I l p r i m o t e n t a t i v o d i Fiorelli riportò in vita quattro p e r s o n e : u n u o m o , u n a donna sdraiata su un fianco, una ragazza e una donna con la pancia gonfia e un braccio che le copriva il viso. Nei pri- m i s s i m i a n n i , i c a l c h i d i Fiorelli includevano anche le ossa e i denti delle vittime, o pezzi dei loro vestiti e oggetti personali; oggi, invece, le ossa vengono solitamente rimosse prima di usare il gesso. Da allora, sono stati fatti più di 100 calchi, riportando alla luce e alla vita più di 100 persone che camminavano per le strade di Pompei due millenni fa. La tecnica di Fiorelli è molto usata oggi. Alla fine del 2020, due vittime sono state identificate nelle ceneri addensate della villa romana di Civita Giuliana, dove sono stati trovati "spazi vuoti" e ossa. Sono stati fatti i calchi di due uomini: uno più gio- vane, tra i 18 e i 25 anni, e un secondo, di circa 30 anni. Erano probabilmente uno schiavo e il suo padrone, uccisi dalla seconda parte dell'eruzione mortale, quella mattina del 25 ottobre del 79 d.C. Stavano cercando, dopo una notte di orrore, di fuggi- re da quella che era la loro casa a Pompei. Il volto umano della tragedia di Pompei, visibile in uno dei calchi di gesso ottenuti grazie al procedimento ideato da Fiorelli (Photo: Enrico Della Pietra/Dreamstime) SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI TERRITORIO TRADIZIONI Dare un volto agli ultimi cittadini di Pompei