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www.italoamericano.org 13 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 13 GENNAIO 2022 E ravamo seduti nella cucina di Adele Negro ad Albany, CA nel 1993. Eravamo in quattro a contemplare la mo- stra che stavamo per co- struire sulla storia della se- conda guerra mondiale "When Italian Americans Were 'Enemy Aliens'" e come avremmo potuto chiamarla formalmente. Abbiamo pro- vato tutti i tipi di titoli, cer- cando di concentrarci sul fatto che la storia era tutt'al- tro che sconosciuta, ma nes- sun titolo ci sembrava abba- stanza corretto. Poi Pina Piccolo, che all'epoca inse- gnava italiano a Berkeley, disse: "Che ne dite di questo: Una Storia Segreta. In ita- liano, La Storia significa 'sto- ria' ma Una Storia significa sia 'un racconto' che 'una sto- ria'. Quindi Una Storia Se- greta ha due significati: sia 'un racconto segreto' che 'una storia segreta'". Immediata- mente, sapevamo di avere il nostro titolo: Una Storia Segreta: Quando gli ita- loamericani erano "Enemy Aliens". Quel titolo e quella mostra sono diven- tati famosi, anche se ci sono volute settimane e settimane di lavoro da parte di quattro persone che si sono incon- trate e hanno lavorato senza compenso, per renderlo realtà. Tutto era iniziato molto prima, quando ho comincia- to a sentire parlare di questi eventi incredibili (per me) c h e a v e v a n o a v u t o u n impatto sugli italoamericani della West Coast durante la seconda guerra mondiale. Era il 1980, quando ero pre- s i d e n t e d e l l ' A m e r i c a n I t a l i a n H i s t o r i c a l A s s o c i a t i o n ' s W e s t e r n Regional Chapter (AIHA/ W R C , o r a I A S A / W R C , Italian American Studies A s s o c i a t i o n , W e s t e r n Chapter), con sede a San F r a n c i s c o e d i n t o r n i . Continuavo a sentire questi resoconti di ciò che era suc- cesso a 600.000 immigrati italiani in tutta la nazione: doversi registrare e portare l i b r e t t i d i i d e n t i t à r o s a , dover sopportare lo stigma del nome "enemy aliens", migliaia di persone che ave- vano dovuto spostarsi dalle proprie case e osservare il coprifuoco dall'alba al tra- monto, animosità ancora accese tra i pochi che sape- vano e chi no, internamenti e d e v a c u a z i o n i , e m o l t o a l t r o . E s s e n d o n a t o n e l C o n n e c t i c u t e c r e s c i u t o nell'Est, non avevo mai sen- tito una parola di tutto que- sto. Ma mi sembrava impor- tante, e continuavo a insi- s t e r e c h e d o v e v a m o p r o - g r a m m a r e u n a s o r t a d i piano e promuovere la ricer- ca su questa storia di guer- ra. Eppure ogni tentativo di discuterne veniva accolto negativamente: "c'è ancora troppa animosità, troppa vergogna" continuavano a dire le persone, "nessuno ne parlerà". Ero costernato da t u t t o q u e s t o , m a s e n z a informatori volenterosi, non sembrava esserci modo di aprire l'argomento. P o i , n e l 1 9 9 2 , S t e p h e n Fox, storico della Humboldt S t a t e U n i v e r s i t y , f e c e u n l i b r o i n t i t o l a t o T h e U n k n o w n I n t e r n m e n t . Inizialmente aveva sentito parlare di questi eventi in classe da uno dei suoi stu- denti, seguì la pista e decise d i i n d a g a r e . I l s u o l i b r o rivoluzionario ne è stato il risultato. Ma, come i libri sono soliti fare, non ha fatto molta presa sull'ignoranza e l'indifferenza della maggior p a r t e d e l l a n a z i o n e . T u t t a v i a , p e r n o i dell'AIHA/WRC, fu una luce verde. Il gatto era fuori dal sacco, per così dire, e non c'era più motivo di ritardare la divulgazione della storia locale. Nel marzo del 1993, quin- d i , l ' A I H A / W R C s p o n s o - r i z z ò u n a c o n f e r e n z a d i mezza giornata che chia- mammo "A House Divided", che si tenne all'Università di S a n F r a n c i s c o . D u r a n t e quella mezza giornata, un g r u p p o d i o r a t o r i p e r l a prima volta testimoniò pub- blicamente sui modi in cui le restrizioni del tempo di guerra avevano segnato le loro vite e quelle di coloro che conoscevano. Gli oratori includevano la dottoressa R o s e S c h e r i n i , i l g i u d i c e J o h n M o l i n a r i , M a r i a G l o r i a , G i a n B a n c h e r o e Geoff Dunn di Santa Cruz. Nessuno poteva ascoltare ciò che era successo agli ita- loamericani in quei giorni bui senza rendersi conto che molto altro restava da rac- contare. La domanda era: come? Poi, alla fine della conferenza, Maria Gloria, editorialista di lunga data p e r i l g i o r n a l e L ' I t a l o Americano, e che in pre- c e d e n z a a v e v a a i u t a t o a mettere insieme una mostra sulle motociclette di design italiano, suggerì: "Perché non fare una mostra?". Se qualcuno di noi del WRC a v e s s e s o s p e t t a t o c o s a avrebbe richiesto una tale i m p r e s a , o d o v e a v r e b b e potuto portare, Una Storia S e g r e t a s a r e b b e p o t u t a morire in fasce. In realtà, prevalse l'innocenza e accet- tammo di provare. Il personale della mostra e r a c o m p o s t o d a q u a t t r o m e m b r i d e l l a W R C , c h e l a v o r a v a n o p e r l o p i ù a l Museo Italo Americano di San Francisco: Adele Negro, allora presidente della WRC; la dottoressa Rose Scherini, allora curatrice e persona che aveva fatto ricerche su questi eventi quasi da sola per quasi vent'anni; Elahe Shahideh, la nostra designer che aveva già allestito una mostra al Museo chiamata "Out of the Trunk", ed io, che accettai di assumere l'in- carico di direttore del pro- getto. Il direttore artistico d e l M u s e o a l l ' e p o c a , B o b Whyte, aveva accettato di ospitare la nostra mostra, sebbene avesse dovuto supe- rare una considerevole resi- stenza da parte dei membri del consiglio che ritenevano tale progetto "troppo negati- vo". Anche se Whyte preval- se, i dubbiosi riuscirono a limitare il nostro spazio al Museo alle due stanze sul retro. Eppure fummo imper- territi. Scherini iniziò a rac- cogliere i suoi materiali e i s u o i n u m e r o s i c o n t a t t i , a b b o z z a n d o q u e l l e c h e sarebbero diventate le sei s e z i o n i d e l l a m o s t r a : P r e l u d i o a l l a g u e r r a , Internamento, Restrizioni, Evacuazione (per includere materiale sulla situazione dei pescatori), Esclusione e Conseguenze. Shahideh ini- ziò a pensare ai pannelli su cui montare i documenti (in u n a p r e c e d e n t e m o s t r a dall'Italia aveva usato pan- nelli di metallo nero con i documenti attaccati, il che ci diede l'idea di pannelli neri in foam-core su cui apporre i nostri documenti e fotogra- fie) e ai colori e alla disposi- zione dei pannelli narrativi; e io ho iniziato a cercare, soprattutto alla Biblioteca d e l l ' U n i v e r s i t à d e l l a California, giornali e riviste dell'epoca da copiare, quan- do possibile, per la nostra mostra. Trovai anche una t i p o g r a f i a n e l l a v i c i n a O a k l a n d d o v e f a r f a r e i nostri pannelli narrativi e attaccarli ai pannelli rossi di supporto che Elie aveva scel- to. Una volta raccolti abba- stanza materiali, noi quat- tro, aiutati nei fine settima- na da mia figlia Mia, ini- ziammo a costruire i pannel- li. Abbiamo passato giorni al Museo, spruzzando docu- menti con l'adesivo e attac- candoli al foam-core, e deci- dendo come ordinarli. Elie è s t a t a l a c h i a v e d i q u e s t e decisioni, trovando le posi- zioni più accattivanti per i documenti, i colori e i dise- gni che avrebbero funziona- to meglio. Abbiamo anche trovato il modo di usare alcune delle vetrine del Museo per inseri- re oggetti come macchine fotografiche e binocoli che e r a n o d i " c o n t r a b b a n d o " d u r a n t e l a g u e r r a , a l c u n i oggetti domestici che Rose Scudero aveva trovato per noi, e una scatola con lettere che Costanza Ilacqua Foran aveva salvato dal tempo del- l'internamento di suo padre. Rosa Alioto di San Francisco contribuì con reti da pesca e altri attrezzi che Elie mise strategicamente in un ango- lo per mostrare il notevole impatto sui pescatori. Naturalmente, sapevamo di aver bisogno di fondi, ma i tentativi iniziali di assicu- rarli ebbero poco successo. Il California Council for the Humanities aveva respinto la nostra richiesta di finan- ziamento, considerando l'at- trattiva del progetto "limita- ta" e le sue premesse discu- tibili. Molti nella comunità italo-americana rimasero distanti, cauti. Eppure, con l ' i n c o r a g g i a m e n t o d i u n a manciata di sostenitori, la dedizione di alcuni membri (in particolare, Neno Aiello, che ci presentò numerosi i n f o r m a t o r i d i P i t t s b u r g , dove era cresciuto; e Gian Banchero, che non solo ci ha l a s c i a t o u s a r e l a r a d i o a onde corte del nonno nasco- sta sotto il suo letto durante la guerra, ma ha anche dise- gnato l'illustrazione di aper- t u r a c h e i n t r o d u c e v a l a mostra), e l'aiuto di alcune donazioni individuali (Bill Cerruti ci ha dato un soste- gno iniziale con una dona- z i o n e d a l l a s u a S o c i e t à C u l t u r a l e I t a l i a n a d i Sacramento), la mostra ha aperto al Museo il 24 feb- braio 1994. Era l'anniversa- r i o d e l t e r m i n e d e l 1 9 4 2 entro cui migliaia di enemy aliens (gli stranieri nemici) italiani in California erano Una Storia Segreta: genesi e storia Copertina del libro "Una Storia Segreta." HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA RADICI Continua a pagina 15