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GIOVEDÌ 27 GENNAIO 2022 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO S ono trascorsi 77 anni da quel 27 gennaio 1945, quando furono aperti i can- celli del lager di Auschwitz. In quel giorno è stata aperta la porta dell'inferno e l'umanità ha conosciuto il suo aspetto bestia- le: lo sterminio (Shoah). Una delle pagine più nere della storia, provocato da un'i- deologia assurda, pazzesca: l'an- tisemitismo. Hitler lo aveva scritto nel libro Mein Kampf (1925) e Mussolini lo aveva codificato nel Manifesto del raz- zismo italiano (14 luglio 1938), dichiarando, tra i dieci punti: "Esiste una pura razza italiana; è tempo che gli italiani si procla- mino francamente razzisti; gli ebrei non appartengono alla razza italiana". E subito dopo la pubblicazione del Manifesto, arrivarono le leggi contro gli ebrei. Il fascismo si allineava al nazismo. Furono creati campi di inter- namento per ebrei italiani e stra- nieri. E molti di questi campi erano in Abruzzo: Chieti, Casoli, Città S. Angelo, Civitella del Tronto, Corropoli, Isola del Gran Sasso, Lama dei Peligni, Lanciano, Nereto, Notaresco, Tollo, Tortoreto, Tossicia. (cfr. Carlo Spartaco Capogreco, I campi del duce. L'internamento civile nell'Italia fascista 1940- 1943, Einaudi, Torino 2004). C'è una testimonianza poco conosciuta, ma sconvolgente: il diario di Maria Eisenstein, dal titolo L'internata numero 6, sulla sua permanenza nel campo di Lanciano. Una pagina di vita reale, che sembra l'Incipit del romanzo "Il Processo" di Kafka: «La mattina del 17 giugno 1940, sette giorni dopo l'entrata in guerra dell'Italia e sei giorni dopo aver ricevuto la notizia della morte di mio padre in Polonia, alle sette e Giornata della Memoria, 77 anni dopo. Storie di solidarietà abruzzese verso gli ebrei contadini qui sono meravigliosi. Sebbene nessuno abbia detto nulla, cominciano a portare forme di formaggio o pezzi di pane o uova, e presentano tutto con un fare imbarazzato, come se si vergognassero". Giovanni Finzi-Contini, com- ponente della famiglia ebrea resa celebre dal romanzo di Bassani e dal film di Vittorio De Sica, Il giardino dei Finzi-Contini, è spesso tornato a scrivere dei suoi rapporti con Atessa, la cittadina abruzzese che aiutò la sua fami- glia. Nel libro Cara cugina" (2002), scrive: "Temo di amare questa terra… avverto una sorta di corrispondenza biologica, ose- rei dire animale, tra la mia carne e le forme di questo paese sper- duto: quasi che il vento gelido che a sera scende dalla lontana Maiella abbia per me ormai un significato personale e individua- le troppo radicato e profondo: un legame come tra madre e figlio…" . Alla solidarietà dimo- strata dalla gente, Finzi-Contini dà una sua risposta: "…un simile comportamento non può non derivare da consuetudini remote, da una sapiente tolleranza e da un superiore rispetto per l'uomo ormai connaturali a queste popo- lazioni…". Ma, il caso più emblematico è quello del giovane ebreo dicias- settenne di Sulmona, Oscar Fuà. Era stato nascosto, con tutta la famiglia, nelle case di amici sul- monesi. Si verificava a Sulmona ciò che avveniva ad Amsterdam, dove in un edificio di via Prinsengracht 263, viveva nella clandestinità la famiglia Frank. Il celeberrimo "Diario" di Anna Frank descrive l'isolamen- to e la paura di essere scoperti. Ma a differenza dei Frank che furono traditi e deportati nel lager di Bergen Belsen dove morirono, la famiglia Fuà non venne denunciata né scoperta. Anzi, con l'arrivo a Sulmona dei patrioti della Brigata Maiella, Oscar Fuà vi si arruola con l'o- biettivo di contribuire alla libera- zione d'Italia. Dopo pochi mesi, il 4 dicembre 1944, viene ucciso in battaglia a Brisighella, in pro- vincia di Ravenna. Qualche tempo prima, passan- do da Recanati, aveva acquistato una cartolina del paese con alcu- ni versi di Leopardi, indirizzan- dola alla sorella Giuseppina. Non era riuscito a spedirla. Gliela tro- varono in tasca. Ai familiari furono riconsegnati: la cartolina non spedita, un portafoglio, un pezzo di stoffa dei pantaloni. (Cfr. "Terra di libertà, storie di uomini e donne nell'Abruzzo della seconda guerra mondiale" a cura di Maria Rosaria La Morgia e Mario Setta). MARIO SETTA minuti, un ometto in borghese, mal vestito, si presentò a casa mia…». E' vero, però, che molti ebrei trovarono ospitalità e complicità da parte di molte famiglie abruz- zesi, che li accolsero e li sfama- rono. Ne sono testimonianza le memorie dei confinati e dei fug- giaschi, nascosti in Abruzzo: da Ginzburg a Finzi-Contini, da Fleischmann a Pirani, dalla fami- glia Modiano ai Fuà, fino a Beniamino Sadun che, con la madre, si nascose a Scanno, in compagnia dell'amico Carlo Azeglio Ciampi (cfr. "Il Sentiero della Libertà. Un libro della memoria con Carlo Azeglio Ciampi", Laterza 2003), che poi diventerà il 10º presidente della Repubblica Italiana dal 18 mag- gio 1999 al 15 maggio 2006. Nel suo intervento in occasio- ne della commemorazione del 60° anniversario della deporta- zione degli ebrei a Roma il 16 ottobre 2003 disse: "Ricordiamo anche, ed è importante, le migliaia e decine di migliaia di Italiani, civili e religiosi, che aiu- tarono tanti ebrei a nascondersi e a salvarsi, come aiutarono a sal- varsi i militari che rifiutarono di presentarsi alla chiamata di Salò, gli antifascisti fuggiaschi, la Resistenza armata. Ci fu la per- secuzione, ma ci furono anche i Giusti, ci fu un grandioso plebi- scito per la libertà, che salvò l'a- nima e la dignità del popolo ita- liano". Durante l'intervista, durata un intero pomeriggio, gentilmente concessami nella sua abitazione a Roma, Beniamino Sadun, inge- gnere ultraottantenne, al ricordo dell'accoglienza ricevuta a Scanno e nei paesi della Valle del Sagittario, non faceva altro che parlare e piangere. A Pizzoli era stato confinato Leone Ginzburg, che morirà nel carcere di Regina Coeli, il 5 feb- braio 1944. All'età di 35 anni. La moglie, Natalia Ginzburg, nel romanzo autobiografico Lessico famigliare ha scritto: "Avremmo lasciato l'Abruzzo con dispiace- re, come l'avevano lasciato con dispiacere Miranda e Alberto… Partii dal paese il primo di novembre… Mi venne in aiuto la gente del paese. Si concertarono e mi aiutarono tutti". A Navelli, si trovava la fami- glia Fleischmann, con altri ebrei. Uno dei componenti, allora ragazzo, ha raccontato la storia in un libro autobiografico dal titolo Un ragazzo ebreo nelle retrovie (1999), scrivendo: "I Il paese di Scanno, dove si nascose Beniamino Sadun (Ph© Elisa Bistocchi | Dreamstime.com)