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23 GIOVEDÌ 10 MARZO 2022 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | l e a q u e l t e m p o " , d i c e Francesca. Non c'erano colle- gamenti ferroviari dal paese. "Quel giorno del 1905, mio n o n n o a t t r a v e r s ò g l i Appennini per più di 20 km per raggiungere la città di mare di Paola. Le montagne erano molto più tranquille di oggi, e i lupi incrociavano spesso le orme degli uomini", osserva. "Ci voleva un giorno di cammino, forse di più. E se usavi un carro o andavi a cavallo, ci sarebbero volute almeno 6 ore", dice. "Ha per- corso la stessa strada di San Francesco di Paola quando andò da Paola a Montalto. Sono sicura che mio nonno in c u o r s u o c h i e s e a l s a n t o uomo una protezione specia- le sulla sua famiglia mentre partiva, e anche per se stes- so". Carmine raggiunse final- mente il porto di Napoli, e da lì salpò per New York a bordo del transatlantico Cretic. "Il nonno toccò terra sul suolo americano il 13 marzo 1905. Suo fratello minore era con lui. Nonno aveva 27 anni e suo fratello 17. Avevano pochi dollari in tasca. Erano diretti a Middletown, Pennsylvania, dove viveva il loro cugino Santo Bernardo". Il lungo viaggio attraverso l'oceano fu spaventoso. "La violenza a bordo delle navi si aggiungeva ai pericoli del mare. I sani arrivavano mala- t i " , r a c c o n t a F r a n c e s c a . "C'erano migliaia di emigran- ti sulla nave Cretic quel gior- no, 1.000 passeggeri stipati insieme nella stiva, e mio nonno era uno di loro". "Ci volle tanto coraggio per lui per avventurarsi verso "La Merica", verso quel gran- de luogo sconosciuto dove la g e n t e p a r l a v a u n a l i n g u a diversa. Ma le preghiere della f a m i g l i a s o s t e n n e r o m i o nonno", dice. Nel 1906 Carmine si tra- s f e r ì a P i t t s b u r g h . Q u a l e lavoro specifico abbia svolto per cinque anni non è chiaro. "Le storie che i miei parenti mi hanno raccontato non mi hanno dato le certezze che cercavo", dice. "Forse fu un minatore, un muratore, o forse un operaio in un'ac- ciaieria. Tutte e tre le cose messe insieme sono possibili in un soggiorno di 5 anni in due città diverse". Dopo quei cinque anni, Carmine tornò nel 1910 a Montalto Uffugo, "ma nel 1 9 1 3 , d i e c i m e s i d o p o l a nascita del quinto figlio - Giuseppe, mio padre- decise di fuggire di nuovo", spiega Francesca. "Nonno partì di nuovo per gli Stati Uniti per il benessere dei suoi cinque figli. Voleva dare loro la spe- ranza di un futuro migliore". In quella seconda erculea avventura, fu un passeggero dello Stampalia che arrivò a New York. Sbarcò il 25 otto- bre 1913, dopo 12 giorni di viaggio in terza classe con altri 2.000 migranti. Una volta sceso dalla nave, dovet- te sottoporsi a ispezioni fisi- che e visite mediche. "Gli misurarono l'altezza - 5 piedi e 6 pollici, si legge nel manifesto di bordo", ricorda Francesca. "Annotarono che aveva gli occhi e i capelli castani. In realtà mio nonno a v e v a g l i o c c h i a z z u r r i ! L'ufficiale dell'immigrazione doveva aver pensato che il colore blu non fosse coerente con lo stereotipo degli italia- ni, soprattutto meridionali, che sono tutti scuri!" "Scrissero che non aveva deformità: era sano nel corpo e nella mente. Rilevarono solo un segno di riconosci- mento sulla guancia". "All'anagrafe, i funzionari chiesero la professione, la destinazione, la disponibilità di denaro, eventuali accuse penali, e altre informazioni come "sei un anarchico?". Che lavoro fai? "Il bracciante agricolo", rispose. Alla stazio- ne di immigrazione di Ellis Island annotarono meticolo- samente ogni dettaglio. A Carmine fu finalmente permesso di sbarcare. Questa volta era diretto a Kenosha, Wisconsin. A Kenosha lavorò in una conceria. "Stendere le pelli ad asciugare su mezza- nini difficili da raggiungere e r a i l s u o c o m p i t o " , d i c e Francesca. Il lavoro compor- tava l'esposizione ai materiali tossici usati per conciare le pelli. Tuttavia, Carmine pote- va mettere da parte dei soldi per la sua famiglia attraverso q u e l l a v o r o p e r i c o l o s o . S e c o n d o l e r i c e r c h e d i Francesca, suo nonno lavora- va alla N. R. Allen & Sons Company, l'unica conceria della città a quel tempo. M a i l 2 3 m a g g i o 1 9 1 5 , quando l'Italia dichiarò guer- r a a l l ' A u s t r i a - U n g h e r i a , entrando nella prima guerra mondiale dalla parte degli a l l e a t i - G r a n B r e t a g n a , Francia e Russia - Carmine decise di tornare a servire il suo Paese. "L'amore per la sua patria, il desiderio di difendere il suolo italiano dove vivevano tutti i membri della sua fami- glia si fece sempre più forte dentro di lui". Carmine era un patriota. Lasciò il lavoro a Kenosha e tornò indietro per unirsi all'esercito italiano. "Stava servendo la nazione italiana, lo stesso Paese che lo aveva spinto fuori dal suo grembo e mandato a nutrirsi a l t r o v e " , c o m m e n t a Francesca. I campi di battaglia gli risparmiarono la vita. E una v o l t a t o r n a t o a c a s a , a Montaldo, si godette i suoi 107 ettari di terra che poté possedere grazie ai soldi gua- dagnati negli Stati Uniti, al lavoro agricolo della moglie in Calabria e all'eredità dei s u o i g e n i t o r i " , r a c c o n t a Francesca. "Ha visto nascere altri due figli, e poi i figli dei suoi figli. Fu felice fino al giorno in cui u n a p o l m o n i t e s i a b b a t t é sulla sua salute, provocando- ne la morte nel 1949". S e b b e n e l a p e n i c i l l i n a fosse quasi impossibile da trovare nella regione all'epo- ca, il farmaco miracoloso lo aiutò, ma poi Carmine ebbe una ricaduta fatale. "Una volta che si sentiva forte - la penicillina aveva avuto il suo prodigioso effetto sul suo corpo muscoloso non abitua- to ai farmaci - volle stare all'aperto". "Voleva stare fuori a sorve- gliare il lavoro dei suoi dipen- denti, nei suoi campi che ora appartenevano ai suoi figli. Ma era una giornata inverna- le di gelido vento di tramon- tana". Francesca ricorda gli occhi di suo padre che brillavano di l a c r i m e q u a n d o l e d i s s e : "Quando ho visto tuo nonno in piedi nel vento gelido quel giorno, ho capito subito che tutto era perduto". Carmine Cavaliere appar- teneva a una famiglia di pic- coli proprietari terrieri, ma solo grazie al denaro guada- gnato negli Stati Uniti il suo patrimonio fondiario rurale poté diventare più esteso. Sua nipote Francesca ama sempre visitare Montalto, un gioiello nascosto intriso del- l'eredità del suo passato cul- turale. E per lei, Montalto significa famiglia. "Amo camminare tra le terre che appartenevano ai m i e i n o n n i " , d i c e . " D a l l a cima della collina alla valle, il mio sguardo diventa il loro sguardo. E sento il loro orgo- glio di aver potuto dare alla loro famiglia il frutto inegua- gliabile di un lavoro onesto". Montalto le regala ogni v o l t a o c c h i n u o v i . " S o n o ipnotizzata da quel cielo così azzurro. Sembra uno schizzo di colore caduto dal pennello di un pittore distratto. E sono affascinata da quelle strade che si insinuano tra le monta- gne come ruscelli magici in luoghi incantati. Quelle colli- ne e quegli oliveti mi incanta- no. Ogni ulivo si erge come un angelo custode che veglia sulla gente". La chiesa della Madonna della Serra, a Montalto Uffugo (Photo courtesy of Giuseppe Cavaliere) GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO La bella cittadina collinare di Montalto, in provincia di Cosenza, è famosa soprattutto per essere il luogo dove il compositore d'opera e librettista Ruggero Leoncavallo visse la sua infanzia e adolescenza Continua da pagina 21