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23 GIOVEDÌ 30 GIUGNO 2022 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA Orfeo e Euridice, dipinti da Frederic Leighton (Copyrighted work available under Creative Commons agreement. Author: Wikicommons. License: Public Domain) A vrete letto che l'opera lirica è s t a t a r e c e n t e - mente candida- ta a entrare nel p a t r i m o n i o i m m a t e r i a l e dell'umanità dell'UNESCO: un altro grande risultato per il nostro bel Paese e per il mondo della musica. S ì , p e r i l n o s t r o P a e s e , perché l'opera come la cono- sciamo oggi è nata in Italia! A pensarci bene, non è poi così sorprendente ed è anche abbastanza evidente: la mag- gior parte delle opere, anche quelle composte da artisti non italiani, sono in italiano. In effetti, il legame era - e rimane - così forte che molti cantanti lirici professionisti imparano la bella lingua per eccellere in ogni rappresen- tazione. Per scoprire perché l'Italia è considerata la culla della musica lirica, dobbiamo viag- giare nel tempo fino alla fine del XVI secolo e puntare gli occhi su Firenze. Non è una cosa difficile da fare: Firenze era, all'epoca, bella come lo è oggi. V e d e t e , a l l o r a c ' e r a u n conte, chiamato Giovanni Bardi. Uomo d'arte, uno di quegli individui illuminati che amava intrattenere nel suo salotto altri intellettuali e artisti che la pensavano come lui, per discutere di poesia, musica, letteratura e belle arti mentre, possiamo imma- ginare, gustava del vino rosso toscano deliziosamente ine- briante. Il suo gruppo diven- ne così famoso in città da e s s e r e c o n o s c i u t o c o m e C a m e r a t a F i o r e n t i n a o Camerata dei Bardi, ispiran- dosi al nome del suo mecena- te e del palazzo - Palazzo dei Bardi - dove si svolgeva- no gli incontri. In questa atmosfera vivace e creativa, un'idea si impose subito al centro dell'attenzio- n e : f a r r i v i v e r e l ' a n t i c a e amata arte della tragedia greca, dove tutte le forme di spettacolo - musica, danza, canto e recitazione - si fonde- vano insieme per creare la perfezione teatrale. O alme- no così pensavano Bardi e i suoi amici. Recitar can- tando, "recitare attraverso il canto" era il loro mantra, un'idea che si contrapponeva nettamente alla tradizione c a n o r a d i q u e g l i a n n i , l a polifonia. L'idea, ispirata come detto all'antico teatro greco, era semplice: una voce che canta versi, accompagnata dalla musica. Almeno inizialmen- te, le ambientazioni erano quelle popolari della poesia classica, che in quei decenni godeva anche di un certo revival, ma filtrate dall'esteti- ca e dagli ideali del Rinasci- mento. Soprattutto, il canto e r a v i s t o c o m e u n m e z z o potente per trasmettere emo- zioni più di ogni altra cosa. All'inizio, queste favole pastorali erano un affare pri- vato, qualcosa che gli amici ricchi e colti di Bardi e del suo gruppo rappresentavano nella tranquillità e nello sfar- zo delle loro case, per gli occhi e le orecchie di pochi eletti. È tuttavia da questi primi racconti pastorali che nasce l'opera lirica. E, secondo i m u s i c o l o g i , n o n c i v o l l e molto perché la tendenza uscisse dall'intimità delle case aristocratiche e raggiun- gesse i teatri. La Dafne di Jacopo Peri fu probabilmen- te rappresentata per la prima volta nel 1598, su libretto di Ottavio Rinuccini; di questo primo esempio di opera liri- ca, però, ci è rimasta solo la musica. Nel 1600, gli stessi autori presentarono Euridi- ce: sappiamo che fu rappre- s e n t a t a a P a l a z z o P i t t i , a Firenze. Poco dopo, il nuovo s t i l e d i v e n n e p o p o l a r e a Roma. È il 1607, tuttavia, a essere r i c o r d a t o c o m e l ' a n n o d i nascita ufficiale dell'opera: fu allora che l'Orfeo di Clau- dio Monteverdi fu rappre- sentato per la prima volta, a Mantova. L'Orfeo, e ancor più l'ultima opera di Monte- v e r d i , l ' I n c o r o n a z i o n e d i Poppea (1643), stabilirono i c a n o n i e l a s t r u t t u r a d e l nuovo genere ed è per questo che sono considerati semina- li nella storia dell'opera. In esse, ad esempio, troviamo l'alternanza tra recitativo e aria, il primo più narrativo, anche se cantato, l'altro più propriamente lirico e musi- cale. Per darvi un'idea, quelle melodie d'opera che conosce- te, come Nessun Dorma o Vissi d'Arte, sono tutte arie. L'opera lirica si diffuse nella penisola nel XVII seco- lo, da Nord a Sud. Abbiamo citato Firenze, Mantova e Roma, ma dobbiamo parlare anche di Venezia: nel 1637, la Serenissima divenne sede del primo teatro pubblico per l'opera, che permise a tutti, dall'aristocrazia ai popolani, di godere di questo nuovo genere teatrale e musicale. Questo, a sua volta, significò che compositori e librettisti dovevano tenere conto di ciò che piaceva e non piaceva alla gente, di ciò che era... beh... di moda. E così, abban- donati i temi e la tragedia greca, entrarono i personaggi storici, l'amore e la comme- dia. Grande attenzione venne data anche ai costumi e alla messa in scena: l'opera come la conosciamo oggi era final- mente arrivata. Dalla nostra amata peni- sola, l'opera lirica conquistò i teatri d'Europa, con grandi compositori internazionali, tra cui Handel e Mozart, che crearono opere bellissime e indimenticabili. Ancora oggi l'Italia rimane la culla e la madre del bel canto. Curiosità italiane: perché l'Italia è la culla dell'opera lirica? T ra tutte le parole d e l g i o r n o c h e a b b i a m o a v u t o finora, insolen- te (een-so-lehn- tai) è probabilmente quella con l'etimologia più interes- sante. In italiano, diciamo che q u a l c u n o è " i n s o l e n t e " quando è molto schietto, al punto da mancare di educa- zione. Insolente significa sfacciato, impertinente, ma anche quello che in inglese si traduce con defiant, che in inglese ha una connota- z i o n e l e g g e r m e n t e m e n o negativa. Lo usiamo in frasi come Ha risposto malamente al professore, è stato un vero i n s o l e n t e o , s o p r a t t u t t o , quando vostro figlio adole- scente si rivolge male a voi, Non ti permettere di par- larmi così! Non essere inso- lente! Ma, come abbiamo detto, è l'etimologia della parola a essere interessante. Vedete, "insolente" deriva dal latino insolens, che si traduce con " i n s o l i t o " . O r a , q u a n d o diciamo "insolito" intendia- mo qualcosa di fuori dall'or- dinario, qualcosa che non vediamo spesso, forse addi- rittura creativo. Ma, esten- dendo ulteriormente il suo significato, può anche voler dire qualcosa - o qualcuno - che non rispetta le regole o l e m a n i e r e c o m u n i . E d è proprio da qui che nasce il nostro "insolente". Insolen- t e s i g n i f i c a i n s o l i t o , n e l s e n s o d i p r i v o d i b u o n e m a n i e r e , d i u n c o m u n e s e n s o d e l d e c o r o e d i u n buon comportamento. - Quell'insolente di tuo fratello non mi ha nemmeno salutato! - You brother is so arro- g a n t , h e d i d n ' t e v e n s a y hello! - Le piace provocare la gente, è un'insolente - She likes to trigger peo- ple, she can be quite insul- ting - Non usare parolacce! Non essere insolente! - Don't swear, don't be rude! Parola del giorno: insolente - quando si è troppo pieni di sé! Photo 79324092 © Antonio Guillem | Dreamstime.com
