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GIOVEDÌ 1 DICEMBRE 2022 www.italoamericano.org 37 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO La basilica di Santa Maria di Collemaggio dell'Aquila sorge appena fuori dalla cinta muraria (© Florence Leandri | Dreamstime.com) onori". Questo fu il suo semplice ed inequivocabile atto di rinun- cia. Riconoscendo i limiti umani, dava un esempio eroico di umiltà, e salvava l'unità della Chiesa. Non ci fu alcuna "vilta- de" nel fare "il gran rifiuto", con buona pace di quel Dante Alighieri (1265-1321), che – sempre ammesso che sia Pietro da Morrone il destinatario dei suoi versi diventati celebri – fu sì poeta sublime, ma fu grande anche nella passionalità dei suoi risentimenti (con la sua rinuncia Celestino avrebbe avuto il grande torto, agli occhi del poeta, di aprire le porte del papato a quel Bonifacio VIII (Benedetto Caetani – 1235-1303) che Dante riteneva il principale responsabi- le delle sue disgrazie). Deciso a far ritorno nel suo eremo abruzzese, dopo molte peripezie, fu recluso, vittima della impietosa "ragion di stato" di Bonifacio VIII, suo successo- re, che intendeva sottrarlo alla strumentalizzazione di fazioni a lui avverse, nella rocca di Fumone, dove Celestino rese l'a- nima a Dio il 19 maggio 1296. Sarà l'inizio della gloria in Cielo e in terra. Nel 1313 Clemente V (Bertrand de Got – 1264-1314), il primo papa avignonese, ne riconobbe le virtù eroiche, sia pure limitatamente al periodo precedente alla elezione a papa (pesava l'episodio delle dimis- sioni). Il gesto di rinuncia di Celestino V è stato assai spesso caricato di significati che hanno a che fare più col romanzo che con la storia, la cui nota domi- nante - non bisogna dimenticarlo - è sempre il chiaroscuro. La rivelazione ebraico-cristiana, nel suo realismo "antropologico", come oggi si direbbe, ci parla di una creatura umana che, fintanto che cammina sulla terra, è un angelo con le ali appesantite dal fango del peccato originale. La Bolla della Perdonanza, che invano papa Caetani cer- cherà di sottrarre alla città dell'Aquila, fu opportunità di misericordia data a uomini e donne, dono inestimabile di Celestino V alla sua città che da solo può "giustificare" il suo brevissimo pontificato. Celestino fu maestro di misericordia ed esempio eroico di umiltà. All'umile eremita del Morrone l'effimero e tormentato governo della Chiesa nulla tolse e molto aggiunse alla sua santità, la quale è "intreccio di virtù cristiane con tutte le miserie e umane debolez- ze, che ne sono superate", come ebbe a scrivere un altro papa che meditò le dimissioni, quel Paolo VI (Gianni Battista Montini - 1897/1978) grande e un po' dimenticato. Di umiltà e misericordia ha parlato anche papa Francesco, in visita all'Aquila per la 728esima edizione della Perdonanza, nella sua omelia di domenica 28 ago- sto. Ha usato immagini eloquen- ti. A proposito della misericor- dia, ha evocato la difficoltà incontrata dal pilota dell'elicotte- ro che lo portava all'Aquila ad atterrare a causa della fitta nebbia che era scesa sul capoluogo abruzzese. "Alla fine ha trovato un buco e ci si è ficcato": ha detto proprio così Francesco con quel suo stile semplice e folgo- rante. "La misericordia – ha insi- nuato con un sorrisetto rischiara- to da uno sguardo pieno di luce – è come quel buco: una via di uscita che Dio sempre ci offre". Parlando poi dell'umiltà, virtù cristiana richiamata dal passo del Vangelo del giorno: "Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un GIUSEPPE LALLI N o n s o l o f e d e . Q u a n t a s t o r i a r u o t a a t t o r n o a l l a splendida basilica di Collemaggio dell'Aquila L a Perdonanza "è il dono che papa Celestino V, il 29 settembre 1294, un mese dopo la sua incoronazione, fece alla città dell'Aquila, al tempo dilaniata da dure lotte intestine. La Bolla della Perdonanza, che istituiva il primo Giubileo nella storia della Chiesa, prevedeva l'indulgenza plenaria per i pecca- ti commessi a quanti sinceramen- te pentiti e confessati saranno entrati nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio dai vespri della vigilia della festività di San Giovanni fino ai vespri immedia- tamente seguenti la festività". La traduzione dal latino è di A. Clementi. Pietro da Morrone, al secolo Pietro Angelerio (1209/10- 1296), eremita della Maiella, fu eletto papa il 5 luglio 1294, al termine di un conclave durato più di due anni e ridotto a soli 12 cardinali, e per giunta in lite tra loro. Sulle prime l'eremita, già molto avanti con gli anni, esitò, accettando poi per dovere e facendo, il 28 luglio 1294, in groppa ad un asinello, sull'esem- pio di Gesù, il suo ingresso all'Aquila, sulla spianata di Collemaggio, dove trovò ad attenderlo, insieme ad una nume- rosa ed entusiastica folla, Carlo II d'Angiò (1254-1309), re di Napoli, e suo figlio Carlo Martello (1271-1295). La sede papale fu trasferita a Napoli, all'ombra del potere angioino. L'ex eremita, avvezzo a vivere nelle ristrettezze delle spelonche dell'Appennino abruz- zese, mal sopportando i lussi sontuosi della residenza pontifi- cia, si fece costruire una piccola e sobria cella di legno dove rifu- giarsi per ritemprare lo spirito. Celestino non tardò molto a rendersi conto di essere inganna- to da quelli che lo circondavano, a cominciare dal suo protettore, il re di Napoli. Si approfittava della sua inesperienza nel gover- no della macchina curiale, al tempo già complessa, per strap- pargli prebende e incarichi, molto spesso del tutto immerita- ti. E così il vecchio eremita, con lo stesso spirito di servizio col quale aveva accettato il gravoso peso del pontificato, vi rinunciò. "Io, Celestino V papa, consi- derandomi incapace di questa carica, sia a causa della mia ignoranza, sia perché sono vec- chio e debole, sia anche per la vita puramente contemplativa sin qui da me condotta, dichiaro di volere abbandonare questo incarico che io non posso più rivestire. Abbandono la dignità papale, i suoi impegni, i suoi altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti 'Cedigli il posto!'... Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato" (Lc 14, 1. 7-14). Francesco ha invitato a considerare che per il cristiano non è il posto che si occupa in società quello che conta, ma quello che si occupa nel cuore di Gesù e vicino alla sua croce. Misericordia e umiltà: questa è la lezione che ci viene da Pietro Celestino, l'eremita diven- tato papa. L'errore di questi nostri confusi tempi è quello di aver collocato lo spirito troppo in alto e di aver confinato la san- tità, cioè lo sforzo del cristiano per essere coerente col Vangelo, in una zona rarefatta, irraggiun- gibile agli sforzi umani. Il cri- stiano non ha bisogno di miti, ma di seguire il suo Maestro vivendo nel mondo insieme ai suoi fratelli e non avendo paura di sporcarsi le mani. "Il cielo e la terra, figli miei – scriveva un grande direttore di anime del secolo scorso – sem- bra che si uniscano laggiù, sulla linea dell'orizzonte. E invece no, è nei vostri cuori che si fondono davvero, quando vivete santa- mente la vita ordinaria…".