L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-8-2013

Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel

Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/148922

Contents of this Issue

Navigation

Page 13 of 23

L'Italo-Americano PAGINA  14  Panoramica del piccolo borgo di Albera Ligure Albera Ligure, comune piemontese con 328 abitanti della provincia di Alessandria in val Borbera. La storia del paese, così come la gastronomia, gli usi e costumi, balli e musiche (strumento principe di questa zona è il piffero appenninico che accompagnato dalla fisarmonica, e un tempo dalla müsa, la cornamusa appenninica, guida le danze e anima le feste) si alternano tra Piemonte e Liguria. Le prime notizie del borgo, anche se probabilmente di origini liguri, risalgono al medioevo. Circa mille anni fa, attorno al IX secolo, venne fondata, sulle vestigia di un insediamento romano un'abbazia benedettina, dove trovarono rifugio i contadini messi in fuga dalle invasioni barbariche. Nella frazione Figino si possono ancora osservare i resti di una torre antica, forse un osservatorio per segnalare l'avvicinarsi dei Saraceni provenienti dalla Liguria e dal mare. Con i beni dell'Abbazia, poi decaduta nel XIII secolo, venne creato un feudo signorile ed un'immunità ecclesiastica con a capo un prevosto sotto la diretta protezione papale. All'epoca della fondazione di Alessandria nel 1168 il comune di Albera viene menzionato tra quelli che aderirono alla lotta contro Federico Barbarossa. Verso la metà del XV secolo, il borgo passò sotto la dominazione dei Feudi imperiali liguri ed amministrato da varie famiglie nobili genovesi e tortonesi fino all'abolizione dei feudi imperiali nel luglio 1797. Nel 1861 ritornò ad essere compreso nella provincia di Alessandria. Nel 1929, secondo ordini del partito fascista, il paese fu aggregato al comune di Rocchetta Ligure ma riacquistò l'indipendenza amministrativa, dopo la II Guerra Mondiale, nel 1947. La manifestazione più importante è la Festa del Pane in località Molino ad acqua di Santamaria, il cui forno, fin dal 1700, ha prodotto prelilibate forme di pane. La festa è organizzata dal Comune la domenica successiva a Ferragosto. Patrono del paese è San Giovanni Battista la cui ricorrenza cade il 24 giugno. GIOVEDÌ  8  AGOS TO  2013 Il comune reggiano di Bagnolo in Piano Il castello di Caivano già citato in un documento del 1432 Bagnolo in Piano è un comune di 9.065 abitanti della provincia di Reggio Emilia in Emilia-Romagna. Secondo la tradizione, il toponimo Bagnolo sarebbe derivato da uno dei numerosi corsi d'acqua – il Flumen Baniolus – che attraversavano la piana che in origine altro non era se non un'estesa depressione (la Padusa) poi consolidatasi grazie ai detriti portati a valle dai fiumi. Al 946 si fa risalire la nascita della Bagnolo medievale: il vescovo di Reggio Emilia, Adelardo, assegna la chiesa di Santa Mustiola, posta presso il Castello di Bagnolo, all'illuminazione dell'altare dei martiri Grisante e Daria. Attorno al 1144 si hanno le prime notizie sulla Pieve di Bagnolo, poi denominata Pieve Rossa. Il 1335 segna una data importante: i Gonzaga assumono il dominio che durerà quasi 4 secoli. Nel 1354 Feltrino Gonzaga, inviso al popolo, riedificò la rocca utilizzando pietre ricavate dagli edifici che le sue milizie avevano abbattuto durante la campagna di conquista. Bagnolo affrontò tempi bui all'epoca della guerra di successione spagnola quando (1702) le truppe francesi saccheggiarono il borgo e distrussero la rocca. Estintasi la casata dei Gonzaga nel 1728, il feudo passò nelle mani dell'imperatore Carlo IV che poi lo trasferì al duca d'Este nel 1737. Successivamente agli eventi connessi con la Rivoluzione francese e l'impero napoleonico, il Comune venne ricostituito com'è attualmente con decreto di Luigi Carlo Farini del 4 dicembre 1859. Durante la Seconda Guerra Mondiale Bagnolo in Piano, così come buona parte d'Italia, patì a lungo le sofferenze legate al conflitto. Il 14 febbraio 1945, sotto il Torrazzo (l'unica parte restante dell'antico castello, distrutto per rappresaglia dall'esercito francese di Luigi XIV durante la guerra di successione spagnola), furono fucilati dalla Brigata nera, allo scopo di fiaccare la numerosa resistenza locale, dieci cittadini bagnolesi. Il 3 marzo dello stesso anno, in località San Michele della Fossa, furono giustiziati otto detenuti del carcere di Reggio in rappresaglia della morte di quattro soldati tedeschi. Caivano, comune campano di 37.451 abitanti della provincia di Napoli. Il nome del paese ha origine gentilizia cioè deriva dal nome della famiglia latina Calvius. Ritrovamenti archeologici fanno risalire ad epoca osca i primi insediamenti abitativi. Furono gli Etruschi, nel VI secolo a.C., che effettuando bonifica del paludoso territorio di Caivano, ne resero possibile l'abitabilità. Nel IV secolo a.C. si insediarono i Sanniti. L'attuale territorio di Caivano era parte di quello facente capo alla antica città di Atella, distante circa 8 km dall'attuale Caivano. Con la dominazione romana il territorio fu suddiviso in grandi latifondi patrizi, da cui l'altro possibile significato del nome: "fundus Calvanium" cioè proprietà della famiglia Calvanium. Solo nel XII secolo, con l'aumento della popolazione inizia a circolare come "Caivanum". Con l'invasione longobarda la zona appartenne al principato di Benevento. Il territorio fu oggetto di centuriazione sia all'epoca dei Gracchi che in età augustea. La centuriazione più antica sembra aver influenzato la collocazione delle chiese e della torre del castello mentre per l'altra non vi sono tracce evidenti. Con l'avvento dei Normanni, la cui esistenza è attestata da documenti scritti a partire dal X secolo, divenne un casale del Ducato di Napoli. Alfonso d'Aragona occupò Caivano, per conquistare il regno di Napoli circondato da mura, dovette assediare per ben tre mesi il forte castello, ottenendone alla fine la resa a patti. Il castello di Caivano è anche menzionato in un documento del 1432 in cui si parla della consegna delle fortificazioni di Capua. Nel Cinquecento, come risulta anche da una testimonianza in lingua spagnola, l'abitato era composto da tre nuclei: Caivano, il Borgo Lupario e il borgo S. Giovanni. Fino al XVI secolo Caivano fu il più popoloso dei centri ricadenti sul territorio dell'antica Atella, per cedere poi il passo a Frattamaggiore. Con la costituzione murattiana dei comuni, a Caivano furono aggregati i casali di Pascarola e Casolla Valenzano e il territorio di S. Arcangelo, ormai casale disabitato. Se l'arte non c'è, la si crea: due personali a Gubbio di Alberto Baumann e Giovanni Cumbat A Gubbio, alla Galleria Espositiva di Palazzo Pretorio, doppia personale di pittura: "Se l'arte non c'è si crea" di Alberto Baumann e Giovanni Cumbat. Solo l'arte può salvare il mondo e non soltanto per rieducare l'uomo, ma anche per la riqualificazione di alcuni materiali di scarto. "Voli" di Giovanni Cumbat. Tecnica mista del 2009 Su tela o su legno, con stracci, metalli od altri espedienti artistici, Cumbat e Baumann creano, modellano, uniscono, fondono e tanto altro nel loro estro naturale e allo stesso tempo sapiente. La materia diventa un gioco attraverso i colori e le forme che rappresentano quasi per incanto, le loro emozioni. Baumann è un artista poliedrico, la cui opera pittorica si ispira al primo astrattismo, benché nelle sue composizioni siano riconoscibili, in grado o misura diversi, elementi figurativi che danno al suo discorso una personalissima piega filosofica di origine letteraria. Tali elementi si ritrovano nelle sue sculture, per lo più in ferro, spesso ricavate da rifiuti industriali. L'arte di Cumbat resta al di fuori da ogni omologazione: esplode in lui la convinzione di poter realizzare tutto ciò che la fantasia gli detta, con l'uso di materiali e generi di espressione anche appena inventati. Alberto Baumann è nato nel 1933 a Milano, ma è cresciuto in Toscana a Montecatini Terme. È stato giornalista per gran parte della sua vita, ma anche scrittore e poeta. È stato tra i precursori delle televisioni commerciali nelle quali ha creato e diretto delle trasmissioni divenute poi dei format di successo. Dai primi anni ottanta, esprime il suo estro attraverso la pittura e la scultura. Vive e lavora a Roma. L'arte di Alberto Baumann ha trovato immediatamente riscontro positivo negli Stati Uniti d'America. Sono numerosi i suoi collezionisti in California, Florida ed a New York. Giovanni Cumbat nasce invece a Roma nel 1952 da genitori Triestini. Sin dalla tenerissima età dimostra attitudini di grande manualità e creatività. A sei anni segue il padre inviato a ricoprire l'incarico di addetto aereo nautico presso l'ambasciata a Mosca. E in quegli anni Stati Uniti e Russia si fronteggiano in uno scontro definito "Guerra fredda", col timore di giungere allo scoppio di una terza guerra mondiale. Durante questo periodo, il clima politico, il grande freddo, le atmosfere, influenzano profondamente la formazione ed il carattere. I frequenti viaggi in giro per il mondo a seguito della madre, pur giovanissimo, gli aprono il cuore e la mente. Popoli, architetture, colori, immagini in genere così dif- "Una notte un attore" di Alberto Baumann. Tecnica mista su tela del 1987 ferenti tra loro da infondergli un grande desiderio di conoscenza e fornendogli un enorme patrimonio culturale. A diciotto anni realizza la prima scultura con fusione a cera persa in bronzo. Nel 1970 incontra il grande arti- sta Henry Moore in uno scambio breve ma intenso. Nel commiato una frase dell'artista rimase nella testa di Giovanni: "In ciò che fai vedo la tua impronta digitale, prosegui con amore ed entusiasmo". Irrefrenabili le idee e le opere.

Articles in this issue

Archives of this issue

view archives of L'Italo-Americano - italoamericano-digital-8-8-2013