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29 GIOVEDÌ 12 GENNAIO 2023 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | C 'è una brezza che si alza dal mare, che si solleva su P i a z z a d e l l a R e p u b b l i c a a Pizzo, il sabato sera. C i r c o n d a t i d a c o p p i e , famiglie e gruppi di amici che ridono bevendo un drink a tarda ora, aspettate, poi guardate il cameriere che vi p o n e d a v a n t i u n p i c c o l o globo di cacao leggermente d e f o r m a t o . È l ' i n c o n t r o autentico con il tartufo di Pizzo, il gelato per cui la città è famosa. Prendete il cucchiaio e tagliate delicata- mente i morbidi gelati alla nocciola e al cioccolato che circondano un centro di cioc- colato caldo e fuso. Avrete solo pochi minuti per man- giarlo finché il gelato non si scioglierà in liquido, ma for- tunatamente il sapore sarà buono in ogni caso. La Sicilia ha la granita e Firenze è probabilmente il luogo in cui il gelato è stato inventato per la prima volta. Tuttavia, la Calabria, famo- sa per cibi come il peperone piccante, la cipolla dolce di Tropea e il bergamotto agru- mato usato per produrre il tè Earl Gray, è anche famosa per il suo gelato, che prende il nome dal fungo dei boschi a cui assomiglia: il tartufo. Con una popolazione di circa 9.000 abitanti, Pizzo Calabro si trova a 30 miglia a nord della sua gemella Tro- pea, decisamente più affasci- n a n t e ( e p i ù t u r i s t i c a ) . Entrambe sono situate nella provincia di Vibo Valentia, ma quest'ultima riceve la maggior parte dell'attenzione per le sue spettacolari viste sulle scogliere, guadagnan- dosi il titolo di borgo più bello d'Italia nel 2021. Ma sarebbe un peccato saltare una visita a Pizzo, il cui pic- colo centro si trova in alto sopra l'acqua, consentendo una facile visione di un tran- quillo paesaggio marino. In una mite serata del fine setti- mana, la piazza è felicemente animata da gente del posto e da occasionali turisti che gironzolano, scattano foto dal punto panoramico o si godono il gelato tipico della città. Pizzo divenne una città nel XIV secolo, quando vi si stabilì una setta di monaci b a s i l i a n i . A n c h e l a p e s c a p r e s e p i e d e , e i n s e g u i t o divenne la sede dell'annuale mattanza del tonno. Seb- bene oggi questa pratica non s i a p i ù c o n s e n t i t a , P i z z o rimane la sede della famosa fabbrica di lavorazione del tonno Callipo e la città è nota per le sue gustose bistecche di tonno. Più tardi, nel 1815, la città vide imprigionato e g i u s t i z i a t o G i o a c c h i n o Murat, cognato di Napoleone ed ex sovrano del Regno di N a p o l i . I l c a s t e l l o p r e s e quindi il nome di Murat. Ma a metà del XX secolo, Pizzo e il Castello Murat sarebbero stati conosciuti per qualcosa di molto più dolce. La necessità è la madre dell'invenzione, come si dice, e questo vale anche per il tar- tufo. All'inizio degli anni Cin- quanta, il panettiere messi- nese Giuseppe de Maria, conosciuto localmente come don Pippo, fu incaricato di p r e p a r a r e i d o l c i p e r u n matrimonio che si sarebbe svolto all'interno del Castel- lo. Non avendo a disposizio- ne gli stampi necessari per la realizzazione del dolce, fu costretto a improvvisare e a confezionare con le mani i gelati di nocciola e cioccolato in forma di palla attorno a un nucleo di cioccolato fonden- te. Per conservarla, avvolse la pallina in carta alimentare e poi la spolverò di cacao. Era nata una dolce invenzio- ne. Oggi, la piazza principale di Pizzo vanta una mezza dozzina di bar e gelaterie che si contendono l'attenzione con le loro creazioni perso- nalizzate: rivisitazioni uniche dei gusti del tartufo e di altre delizie ghiacciate, tra cui la n o c c i o l a i m b o t t i t a . I maestri gelatieri locali - i gelatai - insistono sul fatto che l'imbottita non è unica a Pizzo come il tartufo, ma è comunque presente in quasi tutti i menù e difficilmente si trova al di fuori della Cala- bria. L'imbottita è un tipo di spumone o zuccotto, un des- sert semifreddo e gelato a strati di origine fiorentina. (A differenza del gelato, il semi- freddo è composto da una meringa e da panna montata che viene poi modellata in una teglia di metallo). La versione popolare prevede un guscio esterno di gelato alla nocciola e un interno di semifreddo alla nocciola. Uno stampo per imbottita viene solitamente tagliato in 4 p o r z i o n i , o g n u n a d e l l e quali mostra l'attraente stra- tificazione del dessert. Seb- bene la nocciola sia uno dei gusti più popolari, il dessert può essere trovato anche in altri gusti come cioccolato, fragola o pistacchio. Il modo migliore per stabilire quale sia il gusto giusto per voi è portare un amico e ordinarli entrambi: confrontate il tar- tufo e l'imbottita di nocciola uno accanto all'altro, mentre si fondono delicatamente l'uno nell'altro. I gelatai locali hanno for- mato un consorzio (Consor- zio Gelatieri Artigiani di Pizzo) per preservare la ricet- ta del tartufo e l'impegno verso ingredienti di alta qua- lità, richiedendo di utilizzare solo latte intero, zucchero, tuorli d'uovo, pasta di noc- ciole e cacao per poter porta- re il nome. Anche se in origi- ne si è cercato di ottenere lo status di IGP per il tartufo, e l'etichetta viene talvolta erro- neamente applicata, in realtà non ha ricevuto un riconosci- mento ufficiale dall'Unione Europea. Etichette a parte, il diver- timento sta nel provare il dolce di una delle gelaterie concorrenti, tutte giustamen- te orgogliose del loro mestie- re. C'è il Bar Dante, che oggi ha un nome e una pro- prietà diversi, ma che ospita il luogo in cui il tartufo fu inizialmente creato da Don Pippo, con una targa affissa all'esterno in onore della sto- ria locale. Più avanti nella piazza si trova la Gelateria Belvedere, conosciuta dai locali come Il Gatto, il cui tartufo è ora disponibile in una varietà di gusti: oltre al tradizionale, c'è il pistacchio, la fragola, il caffè/mandorla, i l c i o c c o l a t o e i l l i m o n e . Dall'altra parte della piazza si trova l'immancabile Bar Ercole, dove il proprietario F r a n c o D i I o r g i p o r t a avanti la tradizione del padre Gaetano di preparare ricette di tartufo artigianali e perso- nalizzate fin dagli anni Ses- santa, dopo che l'anziano Di Iorgi aveva imparato da Don Pippo in persona come si preparava questo dolce. La maggior parte di Pizzo si visita in meno di un gior- no. Probabilmente un paio d'ore sono sufficienti. Ma non avete visitato veramente Pizzo se non vi siete seduti in Piazza della Repubblica per un tartufo o una fetta di noc- ciola imbottita. Chiacchierate con i camerieri del Bar Erco- le, abbinate il tartufo a un Amaro del Capo e osservate la vita locale calabrese. Que- sta è la dolce vita, in stile Pizzo. Non preoccupatevi di chiedere come mai il centro di cioccolato del tartufo fuo- riesca così perfettamente dal gelato. "Questa è la domanda da 100.000 dollari", ride Di Iorgi. La preparazione del tartufo di Pizzo, gelato alla nocciola con un cuore di cioccolato caldo (Photo: FVPhotography/Shutterstock) Un racconto sul gelato: scendere al cuore liquido di Pizzo-Calabro SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI TERRITORIO TRADIZIONI