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17 GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2023 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | S ummonte è un c o m u n e d e l l a provincia di Avel- lino (Campania) dolcemente ada- giato sulle pendici del Monte Partenio, a 700 metri di alti- tudine. Oggi conta 1.485 abi- tanti. Il paese ha una lunga sto- ria, come testimonia il suo stesso nome - di origine lati- na e derivante da sub mon- tis, "sotto il monte" - ma ci sono anche altre tracce del s u o i m p o r t a n t e p a s s a t o : prima fra tutte il suo castel- lo, citato per la prima volta in documenti del 1094. Lì la fortezza era descritta come castello qui dicitur Submon- te, "il castello che appartiene a Submontis", il nome origi- nario del villaggio. S e o s s e r v i a m o l a s u a architettura, il tempo a Summonte sembra essersi fermato al Medioevo: il mae- stoso castello con la sua for- tificazione e la sua torre, ma anche la stessa disposizione del villaggio, con le sue tre strade principali e gli edifici signorili, ricordano molto quei tempi lontani e in qual- che modo misteriosi. Pas- s e g g i a r e a S u m m o n t e è come trovarsi sul set di un film storico o, se preferite, come entrare nel mondo di Re Artù, della Regina Gine- vra e di Lancillotto. In effet- ti, amori tragici e drammi romantici compaiono nella storia di Summonte, che un tempo ospitava la baronessa feudale Francesca Malerba, che si sposò tre volte, nota per la sua bellezza e al cen- tro di molti duelli amorosi. L'angolo più caratteristico d i S u m m o n t e è l a T o r r e medievale, nota come Torre Angioina, che domina la valle e il centro urbano: da qui i visitatori possono gode- re di splendide viste sui din- torni del paese e ci si può i m m a g i n a r e , p e r q u a l c h e secondo, di essere principi e principesse che vivono in tempi diversi e più magici. L'edificio di cinque piani, alto 16 metri, ospita anche u n a m o s t r a p e r m a n e n t e sulla famiglia Doria, feuda- taria di Summonte nel XVI secolo. Il cuore del paese rimane, oggi come secoli fa, la piazza principale, dove si erge il T i g l i o d i S u m m o n t e , u n tiglio di quasi 300 anni che domina maestosamente il p a e s a g g i o u r b a n o . È u n o degli alberi monumentali d'Italia e colpisce per i suoi 3 7 m e t r i d i a l t e z z a e i 9 metri di circonferenza. Da qui si possono fare passeg- giate nell'antico borgo, acco- gliente e ben conservato, di impronta prettamente rina- scimentale. Il patrono di Summonte è San Nicola di Bari, che viene festeggiato il 6 dicem- bre di ogni anno. La Chiesa M a d r e , l a p r i n c i p a l e d e l paese, è una bellezza baroc- ca a lui dedicata, così come l ' A r c o d i S a n N i c o l a , u n tempo principale porta d'ac- cesso al paese. A Summonte c'è molto da fare. Ogni anno, a luglio, il festival Sentieri Mediter- ranei porta in città famosi artisti di musica etnica come Noa, Mario Biondi, Yussou N'Dour e Hevia, che hanno partecipato alle passate edi- z i o n i . S e i n v e c e p r e f e r i t e qualcosa di più tradizionale, allora dovreste provare la Sagra della Castagna, c h e o g n i o t t o b r e c e l e b r a questo prezioso frutto. E poi, naturalmente, ci sono le bel- lissime celebrazioni per il g i o r n o d i S a n N i c o l a a dicembre, un mix tra fede, tradizione e patrimonio cul- turale. S e v i p i a c e v i s i t a r e i m u s e i , p o t e t e v i s i t a r e i l Museo Civico di Sum- monte, ospitato nel castello e suddiviso in due interes- santi sezioni. La prima, Sub- montis Medievalia, è dedi- cata alle armi medievali e rinascimentali utilizzate tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, ma comprende anche interessanti oggetti comuni che i soldati porta- vano con sé, tra cui giochi da tavolo come tria. La seconda sezione è dedicata ai reperti archeologici portati alla luce durante gli scavi effettuati sul terreno del castello. Il cibo è di per sé un'at- trazione a Summonte: se lo visitate in autunno, dovete p r o v a r e l a t r a d i z i o n a l e zuppa di castagne e funghi porcini, un piatto che riuni- sce due dei prodotti tipici di questa zona. Qui si trovano anche le nocciole mortarel- le, il tartufo nero, il liquore nocillo, il caciocavallo, il miele e la soppressata, un tipo di salume secco tipico del Sud Italia. F o r a F e b r a r o c h e m a r s o x é q u a , d i c o n o i veneti: "Via feb- braio, è arrivato marzo!". La simpatica espressione è anche sinonimo di una tradi- zione popolare della regione, chiamata Fora Febraro, che affonda le sue radici nella storia del Veneto e, più in particolare, in quella della Serenissima Repubblica di Venezia. Nella gloriosa Repubbli- ca di Venezia, l'anno inizia- va tradizionalmente il primo marzo, proprio come accade- v a n e l l ' a n t i c a R o m a . I l Capodanno Veneto, cele- brato il 1° marzo, era una festa ufficiale della Repubbli- ca, anche quando alla fine venne applicato il Calendario Gregoriano. Infatti, se da un lato i veneziani ne abbraccia- rono l'uso, dall'altro rimase- ro piuttosto legati al vecchio calendario giuliano, tanto che era comune far seguire a tutte le date l'espressione latina more veneto, ovvero " a l l a m a n i e r a v e n e t a " , i n modo che le persone potesse- ro capire se il documento che avevano tra le mani o che stavano leggendo era datato secondo il calendario grego- r i a n o o q u e l l o v e n e z i a n o (giuliano). Così, i veneziani sapevano che se si scriveva 14 febbraio 1702, more veneto, si tradu- ceva in 14 febbraio 1703 nel Calendario Gregoriano, per- ché l'anno nuovo, alla vec- c h i a m a n i e r a , i n i z i a v a i l p r i m o m a r z o e f e b b r a i o apparteneva ancora all'anno vecchio. Le celebrazioni del Capo- danno veneto, in definitiva, non sono diverse da quelle del Capodanno romano, in aprile, o del Capodanno cine- se. A Venezia c'era - e c'è - un legame tra il Capodanno di marzo, il risveglio della natu- ra e il ritorno del sole. Il Fora Febraro è l'ultimo r e s i d u o d i q u e l l a c h e u n tempo era una tradizione m o l t o i m p o r t a n t e n e l l a Repubblica, ed è festeggiato in modo diffuso nella regio- ne, soprattutto nelle zone di Asiago, Treviso, Padova e Bassano del Grappa. È anco- ra comune, in molte zone del Veneto, festeggiare il Fora Febraro con grandi falò che simboleggiano la rinascita della natura dopo l'inverno e il calore del sole. M o l t o f a m o s i s o n o i f e s t e g g i a m e n t i d i F o r a Febraro di Valdagno, in provincia di Vicenza, dove l'ultimo mese di pieno inver- no viene "ucciso" con forti scoppi, gli schiòchi, prodotti mescolando acqua e carburo di calcio. Anche i bambini partecipano, andando in giro per il paese a colpire pentole e padelle, o attaccando latti- ne di bibite vuote alle loro b i c i c l e t t e . T u t t o q u e s t o r u m o r e h a u n s i g n i f i c a t o simbolico: si ritiene che spa- venti e scacci via febbraio. La tradizione del mese: il Fora Febraro del Veneto La bandiera del Veneto (Photo: Liskonogaleksey/Dreamstime) Il villaggio del mese: Summonte Una veduta aerea del Castello di Summonte (Photo: Lucamato/Shutterstock) SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI TERRITORIO TRADIZIONI