L'Italo-Americano

italoamericano-digital-2-9-2023

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GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2023 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | 13 " Quando ho iniziato a fare il direttore d'or- chestra qualcuno mi disse che ero troppo v e c c h i o . Q u e s t o riconoscimento per me rap- presenta una grande rivinci- ta". Nominato all'edizione 2023 dei Grammy Awards, Enrico Fagone sa di aver rag- giunto un traguardo impor- t a n t e , n o n s o l o p e r c h é i Grammy rappresentano il p r e m i o p i ù p r e s t i g i o s o i n a m b i t o m u s i c a l e a l i v e l l o mondiale, ma anche perché segnano nella sua carriera u n a s o r t a d i r i p a r t e n z a . "Poco prima della pandemia h o a v u t o d e i p r o b l e m i d i salute, mi hanno trovato un a n e u r i s m a c e r e b r a l e " . M i racconta Enrico durante il n o s t r o i n c o n t r o p r e s s o l a Colburn School a Downtown Los Angeles. "Per circa un anno la London Symphony Orchestra mi invitava a diri- g e r e e h o s e m p r e d o v u t o rifiutare. Quando sono guari- to, per me è stato speciale, è stato come rinascere." Ed è stato proprio grazie un album registrato con la London Symphony Orchestra che Enrico Fagone è stato l ' u n i c o i t a l i a n o n o m i n a t o n e l l a s e z i o n e c l a s s i c a e i l secondo italiano nominato n e l l a 6 5 ^ e d i z i o n e d e i Grammy Awards insieme ai Måneskin. Ad averlo portato domeni- ca 5 febbraio a ritrovarsi tra musicisti di fama internazio- n a l e a l l a c e r i m o n i a d e i G r a m m y A w a r d s p r e s s o M i c r o s o f t T h e a t e r d i L o s Angeles è stato il lavoro svol- t o a l l a d i r e z i o n e dell'album Aspire dell'eti- c h e t t a M u s i c a S o l i s . " U n album monografico al quale hanno lavorato i solisti Seun- ghee Lee al clarinetto e JP Jofre al Bandoneon su com- p o s i z i o n i d i V i l l a - L o b o s , Piazzolla e inediti dello stes- so Jofre, compositore argen- tino che ha molti impulsi di diversi paesi e che rappre- senta un ponte culturale tra la musica argentina del tango e la musica contemporanea". Mi spiega Enrico, originario di Somaglia, in provincial di Lodi, ma residente a Lugano dove è primo contrabbasso dell'Orchestra della Svizzera Italiana e insegnante al Con- servatorio. E n r i c o , h a i a p p e n a vissuto un'esperienza unica. Come è andata? È stato incredibile. Vede- re Beyonce, Madonna, Jen- nifer Lopez… ho anche par- lato un po' con Damiano dei Maneskin, ci siamo consola- ti! (ride) Il mondo del pop è un mondo a cui non sono abituato ma che mi ha affa- scinato. Io poi arrivo dal metal, ho iniziato a suonare la chitarra elettrica e infatti ieri è stato fantastico vedere tra i vari musicisti presenti anche il bassista dei Metalli- ca, Roberto Trujillo. Come è iniziata la tua c a r r i e r a d i d i r e t t o r e d'orchestra? Ai miei tempi non c'era u n a s c u o l a p e r d i v e n t a r e direttori d'orchestra, era dif- ficile vedere un maestro gio- v a n e . L o s t e s s o A r t u r o Toscanini, che ha anche una stella sulla Walk of Fame di H o l l y w o o d , h a f a t t o u n a grande esperienza come vio- loncellista fino a quando sera il direttore della New Y o r k P h i l h a r m o n i c s i è ammalato e lui è salito sul palco al suo posto e da lì è s t o r i a . O r a l e c o s e s o n o molto diverse, i direttori d'orchestra spesso non suo- nano nemmeno uno stru- m e n t o e c a p i t a q u i n d i d i vedere direttori giovanissi- mi, i cosiddetti baby-diret- tori. Io sono un po' atipico perché ho fatto prima una carriera in orchestra come contrabbassista e poi quan- do aspettavo il mio primo figlio, circa sette anni fa, mi è venuta voglia di diventare p a d r e a n c h e i n m u s i c a , quindi ho iniziato a studiare c o m p o s i z i o n e e m i s o n o ritrovato in una posizione nuova per me, quasi prema- tura. Con te in questa espe- r i e n z a t i h a a c c o m p a- gnato il tuo assistente e amico, nonché musici- sta, Luca Gabbiani. Sì, Luca dirige una realtà musicale a Casalpusterlen- go, piccolo paese del Lodi- giano. Rincorriamo tutta la vita il sogno di esibirci in città come New York e Los Angeles ma i veri eroi sono q u e l l i c h e s i s p o r c a n o l e mani in provincia. È fonda- mentale aiutare i giovani e fargli capire che la musica classica è una cosa seria, può diventare una profes- sione. Una persona che mi ha aiutato tanto nella mia carriera è stata la pianista Martha Argerich, lei ci tiene molto ad aiutare i giovani talenti e per questo motivo sabato 11 febbraio sarò a Irvine a dirigere l'orchestra giovanile della fondazione Music to Save Humanity. È la prima volta per te a Los Angeles, ma sei di casa a New York. Sono stato la prima volta a New York in vacanza con m i a m o g l i e e s i è s u b i t o create una magia particola- r e . A l l a J u i l l i a r d S c h o o l v a d o r e g o l a r m e n t e o g n i anno a insegnare e dopo il primo concerto mi hanno nominato direttore musicale e artistico. Poi per la pande- mia si è bloccato tutto ma ora si sta riprendendo e visi- terò gli Stati Uniti più spes- so. Le università di musica importanti in America sono tre: la Juillard di New York, la Colburn di Los Angeles e la Curtis di Philapdelphia. Quando hanno saputo che ero qui per I Grammy l'inse- gnante di contrabbasso della Colburn, Peter Llyod, mi ha i n v i t a t o . O g n i v o l t a m i r e n d o c o n t o d i q u a n t o amore per gli italiani c'è in America, pensa anche solo a Riccardo Muti che è diretto- re della Chicago Symphony Orchestra. Il sogno Ameri- cano lo sto vivendo sulla mia pelle. C h e d i f f e r e n z a h a i t r o v a t o n e l m o n d o o r c h e s t r a l e i t a l i a n o rispetto a quello Ameri- cano? Una volta ho diretto West Side Story di Leonard Ber- nestein, compositore e pia- nista, una leggenda musica- l e d i N e w Y o r k . I n q u e l l ' o c c a s i o n e m i s o n o r e s o conto che quella è la loro musica, quel tipo di livello in Italia non riesci a ottener- lo. In Italia per esempio fai Verdi e ti viene la pelle d'oca appena l'orchestra attacca. In America hanno questo B r o a d w a y v i b r a t o , c h e è nato qui e qui infatti viene naturale eseguirlo. C o s a h a i i m p a r a t o n e l l a t u a p r o f e s s i o n e viaggiando il mondo? Come direttore d'orche- stra instauri con i musicisti un rapporto di dare e avere, e quando giri tanto il mondo impari a seconda dei vari r e p e r t o r i . I n A m e r i c a c ' è molto più rispetto per l'arte e gli artisti. Anche l'energia del pubblico qui è diversa, forse è un po' troppo rumo- rosa per la musica classica. È s t r a n o m a a n c h e b e l l o vedere le esplosioni del pub- blico. Tra l'altro qui noto un pubblico più giovane, men- tre in Italia è una nicchia più chiusa. La mentalità in Italia è che la musica classi- ca non è un lavoro, invece lo è e come tale va rispettata. Quale è il tuo primo ricordo legato alla musi- ca? Quando mi hanno boccia- to in prima media. In quel momento ho deciso di fare chitarra all'oratorio con un insegnante delle mie scuole. Appena ho imbracciato la chitarra vedevo che le mie mani andavano da sole, con una facilità incredibile. La musica è sempre stata per me una rivalsa, un qualcosa in cui ho sempre eccelso. E h o i n i z i a t o a n c h e u n p o ' tardi perché avevo già 12 a n n i , i n g e n e r e s i p a r t e verso i 6-7 anni. E poi cosa è successo? Dopo la chitarra elettrica quando ho iniziato il conser- vatorio sono passato al con- trabbasso. Da lì poi ho vinto molti concorsi. Ho sempre avuto fame nella musica e il fatto di aver sofferto a livello economico mi ha dato da un l a t o u n a g r i n t a i n p i ù e dall'altro anche una sorta di spensieratezza, un po' come se non avessi nulla da per- dere. Non ho mai avuto nes- sun tipo di aspettative da parte dei miei genitori per- c h é h a n n o s e m p r e f a t t o tutt'altro, quindi quel tipo di pressione non l'ho mai subi- ta. C h e c a r a t t e r i s t i c h e deve avere un Direttore d'Orchestra? Il direttore d'orchestra è c o m e u n ' i n s e g n a t e , d e v e avere empatia, autorevolez- za e un rispetto che gli altri sentono di dargli non per- ché sono obbligati a rispet- tarlo ma perché ha qualcosa d a d i r e . C o m e d i r e t t o r e gestisci l'energia delle mille persone dietro di te, il pub- blico, e delle cento davanti a te, i tuoi musicisti. Allo stes- so tempo devi sentire tutto, che è una dote innata che migliori con lo studio e con la tecnica. E in un secondo m o m e n t o d e v i l a s c i a r e a n d a r e t u t t o , s v u o t a r e l a mente, sentire la musica e lasciare andare la tecnica. Qualche pezzo che hai temuto di dirigere? Quando ho diretto West Side Story a New York per- ché I musicisti conoscevano il pezzo molto bene. Tra i compositori il più difficile è certamente Giacomo Pucci- ni, lui è un ponte culturale, c'è un prima e dopo di lui. È un pioniere del jazz. Dirige- re Puccini è come essere in barca, c'è un continuo cam- bio di tempo e interventi particolari. Enrico Fagone con il suo contrabbasso (Photo: Antonio Mercurio) Enrico Fagone, un Direttore d'orchestra italiano ai Grammy Awards LIFE PERSONAGGI RECENSIONI ARTE MODA BENESSERE

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