L'Italo-Americano

italoamericano-digital-4-20-2023

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GIOVEDÌ 20 APRILE 2023 www.italoamericano.org 5 L'Italo-Americano IN ITALIANO | M a i s e n t i t o p a r l a r e d i A s i a g o C h e e s e o Pomarola? Avete trovato il Parmesan al s u p e r m e r c a t o o u n S a n D a n i e l e H a m p r o d o t t o i n Canada? Brindate con il Pro- sek o nel calice versate un Chianti fatto in California? Arte, cultura, paesaggi ma anche eccellenze alimentari. L'Italia è sinonimo del buon mangiare e la Dieta Mediter- ranea, con la sua piramide della salute su cui poggia la scelta degli ingredienti che finiscono a tavola, è già dal 2010 patrimonio culturale immateriale dell'umanità. Nelle scorse settimane anche la cucina italiana è stata can- didata alla lista Unesco per- ché i tanti prodotti che usa non danno solo piatti e ali- menti che hanno attraversato generazioni e definito territori ma, come ha detto il ministro della Cultura Gennaro San- giuliano, sono "l'essenza stes- sa della qualità della vita e del vivere italiano", un patrimo- nio esperienziale che "rappre- senta un valore aggiunto per la nostra nazione" come ha aggiunto il ministro per l'A- gricoltura Francesco Lollobri- gida. La cucina italiana non è s e m p l i c e m e n t e c i b o o u n ricettario ma un insieme di pratiche sociali, abitudini e gestualità che portano a con- siderare la preparazione e il c o n s u m o d e l p a s t o c o m e momento di condivisione e incontro. E' un rito e un pia- cere ma è anche un elemento culturale fortemente identita- rio, prodotti tipici di un terri- torio, alimenti controllati in una filiera piena di certifica- zioni e, una volta tra pentole e padelle, è certamente espres- sione della creatività naziona- le. M a l ' a g r o a l i m e n t a r e è anche un patrimonio econo- mico. Nel 2022, le esportazioni agroalimentari italiane hanno raggiunto per la prima volta quota 60,7 miliardi di euro. Dopo la Germania, primo mercato per i nostri prodotti (9,4 miliardi di euro) e sopra la Francia che ne acquista per 6,5 miliardi di euro, ci sono gli Stati Uniti che hanno con- s u m a t o o r t o f r u t t a , v i n o , pasta, prodotti da forno, salu- mi e formaggi tricolori per 6,6 miliardi di euro registrando un +18% sull'anno preceden- te. Il Made in Italy a tavola vale quasi un quarto del Pil nazionale e, dal campo alla t a v o l a , v e d e i m p e g n a t i 4 m i l i o n i d i l a v o r a t o r i i n 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione, 230mila punti vendita al dettaglio e 10mila agricoltori in vendita diretta. Tutto ciò, sia il patrimonio culturale sia l'economia, è però sotto attacco. Servire un piatto di pasta usando bacon al posto del Guanciale di maiale e "Roma- no Cheese" fatto con latte di mucca al posto del Pecorino Romano (che come dice il n o m e è f a t t o c o n l a t t e d i pecora) non significa prepa- rare una Carbonara. Se sulla pizza si mette la mozzarella del Wisconsin non si mangia una Margherita napoletana. E in Italia non esiste nessun Fontiago, improbabile mix tra Asiago e Fontina. Non si tratta di fare i puri- sti o gli schizzinosi ma di tutelare il Made in Italy e, in fin dei conti, di non essere ingannati. Anche perché il falso è spesso un prodotto industriale che non ha alle spalle storia, sapori e profumi di un territorio né qualità cer- tificata. E' una brutta copia fatta in luoghi lontani mille miglia dai campi, dai caseifi- ci, dalle cantine in cui nasco- no i prodotti autentici. Il fenomeno dell'Italian Sounding è una truffa. Non ci sono altre parole. Usare immagini come il David o il Colosseo, la ban- diera tricolore, riferimenti geografici o marchi evocativi dell'Italia per commercializ- zare prodotti che non sono Made in Italy è un raggiro ai d a n n i d e l c o n s u m a t o r e . Senza contare che all'econo- mia italiana sottrae oltre 120 miliardi di euro ogni anno, due volte il fatturato dell'ex- port di prodotti originali. Le esportazioni triplicherebbero senza la contraffazione ali- mentare. Si stima che negli Stati Uniti si produca fake made in Italy per 40 miliardi di euro e il 90% dei formaggi di tipo italiano siano in realtà fatti tra Wisconsin, California e New York e che queste imita- zioni risultano persino supe- rare la produzione di formag- gi americani come Cheddar, Colby, Monterrey e Jack. L'Italo Americano ha parlato di tutela del made in Italy e futuro dell'alimenta- zione di qualità con Ettore Prandini , dal novembre 2018 presidente di Coldiretti, la principale organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo con un milione e mezzo di associati. F i n a n c i a l T i m e s h a recentemente pubblicato u n a r t i c o l o a d i r p o c o "sorprendente" in cui si attacca la cucina italiana, a cominciare da uno dei suoi prodotti tipici più iconici: il vero Parmigia- no - si dice - è in realtà q u e l l o d e l W i s c o n s i n . Cosa rispondete? Non si può che definire surreale l'attacco a un prodot- to simbolo del made in Italy agroalimentare come il Par- m i g i a n o , f r a l ' a l t r o t r a l e nostre eccellenze più copiate al mondo. Una ricostruzione fantasiosa della storia di un emblema del Belpaese arriva- ta proprio quando la cucina italiana è stata candidata all'Unesco. Possiamo solo rispondere che è davvero dif- ficile ribaltare la storia della cucina del nostro Paese che è il risultato delle tradizioni e della cultura agricola e ali- mentare delle migliaia di Comuni italiani. C'è tanta voglia di Italia nel mondo e si parte proprio dal cibo. Forse è proprio la voglia di agroali- mentare tricolore che ha por- tato al proliferare di tanti falsi che oggi valgono sui mercati mondiali 120 miliardi, il dop- pio delle nostre esportazioni. E allora si crea terreno fertile per strane ricostruzioni stori- che come quella pubblicata su un giornale autorevole quale è il Financial Times. In quell'intervista inti- tolata "Everything I, an Italian, thought I knew a b o u t I t a l i a n f o o d i s wrong", lo storico dell'a- l i m e n t a z i o n e A l b e r t o Grandi smentisce i classi- c i d e l l a c u c i n a o v v e r o d i c e c h e l ' I t a l i a h a costruito una tradizione antica per cibi in realtà più moderni. Una provo- cazione o un danno d'im- magine? Ma si può mai sostenere una simile teoria? Certo si conquistano spazi sui giornali e notorietà. Ma su quali basi? Tutto si può affermare, anche che la terra sia ferma. Ma i fatti parlano. Partiamo dal Parmigiano, il re dei formag- gi. E' realizzato grazie alla sapiente lavorazione del latte prodotto secondo specifici disciplinari. E' legato indisso- lubilmente ai pascoli di deter- minati territori. La storia, quella vera, lo fa risalire al Medioevo e in particolare ai monaci benedettini e cister- censi che volevano un for- maggio che si conservasse bene nel tempo. L'inizio della commercializzazione si fa risalire intorno al 1200. Lo testimonia un atto provenien- te da Genova datato 1254 che cita il formaggio di Parma. Questa è storia documentata. E non fa notizia. Ma la notizia è che il Parmigiano reggiano è nella lista dei prodotti più taroccati, con le copie che hanno superato quelle origi- nali. L'Italia è sotto l'attacco dell'agropirateria. La Coldi- retti lo denuncia da anni e in più occasioni ha mostrato gli orrori che girano nel mondo dai simil parmigiano, ai salu- mi, fino alla pasta e all'olio. Confezioni che di italiano h a n n o s o l o i l t r i c o l o r e o comunque il richiamo a terri- tori come il Vesuvio per le passate di pomodoro. L'Italia è buon cibo e buon vino ma dietro a ogni prodotto c'è cultura e territorio. Quando si compra un prodotto ita- liano si acquista, nei fatti, un pezzo di tradizione. NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ Continua a pagina 7 Giù le mani dal nostro Made in Italy! Una selezione di prodotti Italian-Sounding. Il "fake Made in Italy" è un rischio enorme per la nostra tradizione (Photo courtesy of Coldiretti)

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