L'Italo-Americano

italoamericano-digital-4-20-2023

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31 GIOVEDÌ 20 APRILE 2023 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | G razie a un even- to organizzato d a l C o m i t e s SF, gli italiani e gli italo-ameri- cani di San Francisco martedì 25 aprile potranno comme- morare la fine della secon- da guerra mondiale e la Liberazione dell'Italia dai nazisti. Il Giorno della Libera- zione fu l'apice del movi- mento partigiano, nato nel 1943, che riunì tutti gli attivi- s t i a n t i f a s c i s t i i t a l i a n i d i diversa estrazione – inclusi operai, contadini, studenti – che combattevano sia contro il regime fascista che contro l'occupazione nazista. Quel giorno della primavera del 1945, il Comitato Nazionale di Liberazione dell'Alta Italia ( C L N A I ) , o r g a n i z z a z i o n e politica rappresentativa della Resistenza italiana, annunciò un'insurrezione popolare e uno sciopero generale contro l'occupazione nazista e il regi- me fascista. La cattura e la morte di Benito Mussolini divennero il simbolo della fine dei tempi bui, poiché molti nel nord Italia furono liberati: prima Bologna, poi Milano, poi Torino e Venezia. L'anno successivo, il 22 apri- le, il governo italiano stabilì che il 25 aprile sarebbe diven- tato festa nazionale. Paola Tonelli e Sonia Alioto, rappresentanti Comi- tes a capo dei gruppi Comu- nità e Tradizioni Italiane, e Impresa e Turismo, hanno raccontato i ricordi di questa giornata: "Questo è un evento molto importante per l'Italia. Segna la fine della guerra, ini- ziata a Torino e a Milano e p r o s e g u i t a n e l r e s t o d e l Paese. È stato un momento turbolento della nostra storia, caratterizzato dal conflitto tra fascisti e partigiani ma anche da momenti di grande uma- nità". L'evento di San Francisco coinvolgerà alcuni ristoranti di North Beach con menù speciali per la serata. "Questi ristoratori vogliono mostrare il loro sostegno alla comunità italiana e al Comites; diamo il benvenuto a tutti coloro che vogliono venire a commemo- rare questo giorno con noi", hanno proseguito. Maggiori informazioni sono disponibili s u l s i t o w e b d e l C o m i t e s a l l ' i n d i r i z z o h t t p s : / / www.sfcomites.org/. Il Club Fugazi è il luogo che ospita un dibattito sui fatti del 1945, con testimonial pronti a portare in scena le proprie storie. Tra loro Fran- ca Bannerman, allora una ragazza di 14 anni, testimone del crollo del fascismo e della Liberazione del Paese. Fran- ca, che vive a San Francisco, è nata il 9 giugno 1929 a Mari- no, un piccolo paese vicino a Roma. Suo padre era un ita- liano d'Egitto e sua madre era di Siena. Si erano trasferiti in Italia prima che Mussolini salisse al potere, e suo padre aveva fondato la sua banca. Quando iniziò il regime, tra- ferì tutte le piccole banche in una più grande. Alla fine, come patriota italiano dispo- sto a combattere contro il fascismo, non ebbe altra scel- t a c h e t o r n a r e i n E g i t t o . Ebbero quattro figli: Orietta, Renata, Michele e Franca. A 18 anni Renata sposò il vice console di Cipro, un uomo che aveva conosciuto quando la famiglia trascorreva le vacanze sull'isola. Tre mesi dopo il matrimonio, però, il m a r i t o s i d i c h i a r ò g a y e Renata e la famiglia decisero che sarebbe tornata al Cairo. Renata, le sorelle e il padre dovettero girare per l'Europa per invalidare il matrimonio. Finalmente l'annullamento fu ottenuto a Parigi, e Renata poté ricominciare una nuova vita. Le sorelle vivevano in un convento in Francia quando scoppiò la guerra; in questo modo evitarono di essere portate in un campo di con- centramento. Mentre era in Egitto con la moglie, il padre di Franca riuscì a far scam- biare le sorelle con una fami- glia francese, che finirono a Torino, dove si svolsero molti degli eventi della Liberazione. Oggi Franca ha 95 anni e il ricordo di quei giorni è anco- ra vivo ed emozionante. Ha deciso di scriverne in modo che tutti sappiano come si è svolta quella giornata. Il 24 aprile 1945 era una bella giornata di primavera d o p o u n l u n g o e f r e d d o inverno senza riscaldamento e praticamente senza cibo. Andavo a scuola la mattina. Tornavo a casa per pranzo e nel pomeriggio mi prepara- vo a fare i compiti con la mia amica Marie Louisa, che abi- t a v a a q u i n d i c i m i n u t i a piedi da casa mia all'angolo di una piazza, a pochi metri da una chiesa. Mi stavo godendo la pas- seggiata, e quando fui vicino alla chiesa, vidi Arturo sui suoi gradini, seminascosto vicino alla porta. Arturo era il mio vicino di sopra all'ot- tavo piano del nostro condo- minio. Aveva quattordici anni, pochi mesi meno di me, per cui lo trattavo come se fossi sua sorella maggiore. Gli ho gridato: "Arturo, che ci fai lassù?" Mi mostrò un fucile. Gridò forte: "Sto difen- dendo l'Italia da quei banditi dei partigiani!" Gli ho chie- sto: "Cosa vuoi dire? I parti- giani sono in montagna! Chi ti ha dato la pistola? Si mise in spalla il pesante fucile e rispose fiero: "Le camicie nere!" (i fascisti). Ho gridato di rimando: "È meglio che tu vada a casa adesso, prima che tua madre scopra cosa stai combinando. Questa volta non sarai in grado di sederti per un secolo! E con questo, me ne andai da Marie Louisa. Eravamo entrambe immerse nei com- piti quando squillò il telefo- no. Era mia sorella maggio- re, Orietta, che, con voce in preda al panico, mi esortava a tornare subito a casa. Ho iniziato a camminare verso casa e, a pochi metri dalla casa di Marie Louisa, ho sen- tito un paio di spari. Mi sono riparata dietro un muro. Quando non ho più sentito spari, sono uscita e mi sono diretta verso la chiesa. A l l ' i n i z i o h o v i s t o u n fagotto sul pavimento vicino ai gradini della chiesa. Poi ho capito che era Arturo. Corsi da lui e, nello stesso tempo, venne da me il prete. Arturo non mi rispose quan- do lo chiamai. Il prete mi ordinò di correre a casa, cosa che feci. Devo esserci arrivata in cinque minuti. Quando sono uscita dal- l'ascensore, Orietta mi stava aspettando. Sono caduta tra le sue braccia. Non riusciva a s m e t t e r e d i c h i e d e r m i : "Cosa è successo, cosa è suc- cesso?". Dopo un sorso d'ac- qua, alla fine le raccontai cosa era successo. Corse su per le scale, dalla signora Valentini, la madre di Artu- ro, per raccontarle del figlio. Tre settimane dopo andam- mo al suo funerale. Ma que- sta è un'altra storia. Noi, tre sorelle, abbiamo c h i u s o a c h i a v e l a p o r t a dell'appartamento e abbia- mo cercato di ascoltare le notizie alla radio, ma tutto ciò che riuscivamo a sentire erano le marce fasciste. Di tanto in tanto si sentivano spari e urla. Il giorno successivo, la radio smise di trasmettere musica e annunciò che la guerra era finita. I tedeschi si erano arresi agli Alleati. All'inizio non potevamo cre- derci, ma quando abbiamo sentito le grida di gioia pro- venire dalla maggior parte degli appartamenti, anche noi abbiamo iniziato a gri- dare, a saltare di gioia e ad abbracciarci. Proprio in quel momento, il 25 aprile 1945, squillò il telefono. Era mio fratello maggiore, Michele, che ci diceva di non uscire di casa perché c'era molta rissa per le strade, fascisti contro partigiani. Partigiani contro fascisti, vicini contro vicini. P o t e v a m o v e d e r e c o s a succedeva nel nostro Corso Lecce dal nostro balcone del settimo piano. C'erano donne vecchie e giovani con la testa nera perché erano coperte di catrame. Sono stati presi a calci, trascinati, gridavano aiuto. I partigiani gli faceva- no così perché credevano che quelle donne fossero fasciste o simpatizzanti tedesche. La gente combatteva dalle case e dai balconi. Il nostro era l'unico grattacielo del quar- tiere in quel momento. Aveva otto piani... Eravamo così in alto al settimo piano che p e n s a v a m o c h e n e s s u n proiettile potesse raggiun- gerci, ma potevamo osserva- re. Questi combattimenti e vendette andarono avanti per cinque giorni. Finché non arrivarono gli americani. Ricordo che il colonnello Fiore di New York governò Torino fino al 1946. Un'at- mosfera triste regnava in città e campagna. Gli ebrei cominciavano a tornare dai campi di concentramento. N o n p o t e v a m o c r e d e r e a quello che ci dicevano e a quello che avevano passato. Se guardate le immagini nei notiziari di quel giorno, 25 aprile 1945, vedrete per- fetti sconosciuti che si bacia- no e si abbracciano gioiosa- mente per le strade di New York. Il 25 aprile 1945, nel Nord Italia – e sicuramente a Torino – non c'era pace". Festa della Liberazione: il 78° anniversario porta con sé ricordi e storie da non dimenticare Franca oggi vive a San Francisco con la sua famiglia: ha 95 anni (Photo cour- tesy of Franca Bannerman) LA COMUNITÀ DI SAN FRANCISCO

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