L'Italo-Americano

italoamericano-digital-4-20-2023

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GIOVEDÌ 20 APRILE 2023 www.italoamericano.org 7 L'Italo-Americano IN ITALIANO | Continua da pagina 5 NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ C Cosa fare per tutelarlo? E' questa la chiave del suc- cesso del Made in Italy tanto amato in tutto il mondo. Il cibo italiano non è solo la summa di prodotti realizzati dalle nostre imprese agricole e alimentari, ma è molto di più. E' appunto il racconto del prodotto, della sua lavorazio- ne e di quello che rappresenta per i territori da cui proviene. Legato indissolubilmente al paesaggio, certo, ma anche ai monumenti, alla letteratura, alla pittura. Coldiretti sta con- ducendo una battaglia su questo fronte. Lo facciamo nei nostri mercati di Campa- gna Amica dove si crea un rapporto di fiducia tra l'agri- coltore che vende direttamen- te i suoi prodotti e il consu- m a t o r e . U n a r e t e c h e è diventato un network mon- diale. Per questo ribadiamo l'importanza dell'obbligo di indicare in etichetta la prove- nienza della materia prima contenuta nel prodotto ali- mentare. E poi servono con- trolli severi che già il nostro ministero dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare sta conducendo. Anche sul web. Ma su questo fronte è neces- sario che ci sia unità di intenti di tutta l'Unione europea, dove invece è ancora difficile la strada dell'obbligo dell'eti- chettatura trasparente che l'I- talia ha adottato. La mozzarella è il for- maggio più popolare in America e il Wisconsin la p r o d u c e p i ù d i t u t t i : 450mila tonnellate. Soli- t a m e n t e f i n i s c e i n u n altro piatto tipico "fatto proprio" dagli americani: la pizza. E' un mercato con cui possiamo compe- tere? Competere con un mercato come quello statunitense con u n g e n e r i c o f o r m a g g i o a pasta molle definito mozza- rella è impossibile. L'Italia n o n p u ò m i s u r a r s i s u l l a quantità, perché non può che essere perdente. Tenga conto che le nostre grandi imprese se paragonate ai colossi mon- d i a l i s o n o p i c c o l e . A n c h e quelle alimentari. E' la qualità il terreno sul quale abbiamo vinto e continueremo a farlo. Lo stesso discorso vale per la pizza, che nel nostro Paese è un trionfo di sapori per i pro- dotti utilizzati e per l'arte di impastare. L'arte dei piz- zaiuoli napoletani è patrimo- nio immateriale dell'Unesco. Dovremmo forse fare una battaglia nazionale per legare il nome "moz- zarella" all'Italia? Come dicevo l'impegno va indirizzato alla tutela della qualità. Abbiamo un grande prodotto tutelato che è la mozzarella di bufala Dop. E comunque nel nostro Paese molte industrie hanno scelto di impiegare latte nazionale. Lo ritroviamo in etichette e r a p p r e s e n t a u n v a l o r e aggiunto. E qui torna ancora u n a v o l t a l a n e c e s s i t à d i ampliare quanto più possibile la tutela delle denominazioni. Siamo assolutamente favore- voli all'internazionalizzazio- ne, ma negli accordi di libero scambio che la Ue ha firmato o s t a f i r m a n d o c o n P a e s i extra Ue riteniamo che sia indispensabile rafforzare le tutele. L'export agroalimenta- re italiano ha cifre record ma potrebbe averle da capogiro se non ci fosse- ro i prodotti Italian Soun- ding, che rubano merca- to. Come contrastare la contraffazione alimenta- re che spesso significa anche prodotti scarsa- mente salutari? Il nostro export agroali- mentare ha raggiunto nel 2022 la cifra record di 60 miliardi e anche i primi mesi di quest'anno confermano il trend decisamente positivo. Siamo soddisfatti? La rispo- sta è no. L'Italia ha le poten- zialità per produrre di più e conseguentemente vendere di più sui mercati mondiali. Un obiettivo ambizioso, ma rag- giungibile. Bisogna incremen- tale la produzione, ma biso- gna anche essere poi in grado di portarla sui mercati. Noi scontiamo un gap logistico che ci ha fatto perdere posi- zioni nei confronti dei nostri competitor. Non abbiamo per esempio strutture distributive che possano veicolare il made in Italy. Nel nostro Paese è comunque stato varato un grande piano di investimenti che prevede interventi impor- tanti per le reti di trasporto, ferroviarie, aeree e portuali. Il mare è una via tutta da sfrut- tare. Siamo convinti che una politica di tutela della nostra agricoltura, in tandem con una strategia infrastrutturale forte, ci possa davvero con- sentire di aggredire quei 120 miliardi di falsi che invadono le tavole di tutto il mondo. E riuscire così a cancellare pro- dotti "monstre" che inganna- no i consumatori come il Par- m e s a o b r a s i l i a n o o i l Reggianito argentino fino al Parmesan. Numerosi anche i salumi clonati, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il sala- me cacciatore e gli extravergi- ne di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano. Tra gli "orrori a tavola" non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco che non è solo la Dop al primo posto tra i vini per valore alla produzione, ma anche la più imitata. Tradizione e qualità sono sotto attacco anche delle nuove mode: la fari- na di insetti per esempio, rappresenta un proble- ma, un rischio o un'op- portunità? Insetti e farine non rientra- no nella cultura alimentare italiana, ma l'Unione europea ha autorizzato quattro di que- sti "novel food" e anche que- s t a è l a g l o b a l i z z a z i o n e . Siamo convinti che non sfon- deranno sul nostro mercato. Forse in una prima fase qual- cuno sarà indotto a provare pizza e biscotti alla farina di grillo o vermi per curiosità. Ma francamente non sono p r o d o t t i c h e m e t t o n o i n discussione la nostra gettona- tissima Dieta Mediterranea. Siamo soddisfatti della scelta fatta dal nostro Governo di imporre trasparenza su questi nuovi prodotti. Un provvedi- mento legislativo obbliga infatti a indicare in etichetta i prodotti che contengono que- ste farine. Inoltre bisogna esporli in scaffali dedicati. E' g i u s t o c h e o g n u n o p o s s a mangiare ciò che vuole, ma senza inganni. E' lo stesso discorso che abbiamo fatto per la pasta o per i salumi. Nulla contro le materie prime estere, ma è importante che non ci sia una nazionalizza- zione subdola. Chi acquista sui mercati nazionali o esteri deve sapere cosa c'è dentro quello che porta in tavola. E la carne sintetica? La carne sintetica è tutto un altro discorso. E' stata la C o l d i r e t t i a d a c c e n d e r e i riflettori su un business che stava crescendo nel silenzio g e n e r a l e . E g i à q u e s t o è sospetto. Non parliamo di prodotti comunque naturali come gli insetti ma di cibi realizzati in laboratorio. Che non definirei neppure cibi, ma medicine, perché i proces- si sono quelli dei farmaci. Da due anni abbiamo lanciato l'allarme sui rischi per la salu- te dei consumatori. E il gover- no ha recentemente varato un provvedimento che vieta nel nostro Paese produzione, c o m m e r c i a l i z z a z i o n e e importazione di carni, latte, formaggi e pesce sintetici. Si tratta infatti di investimenti realizzati da pochi miliardari che nel mondo gestiscono l'hi tech e la farmaceutica che rischiano di distruggere non solo il sistema alimentare europeo e italiano, ma anche di incrinare la stessa demo- crazia del cibo. Concentrare nelle mani di pochi un patrimonio tanto prezioso può davvero portare a scenari catastrofici. Abbia- m o r a c c o l t o o l t r e m e z z o milione di firme e si sono schierati al nostro fianco nella battaglia Comuni e Regioni. Ma ad aprire nuovi squarci è intervenuto nei giorni scorsi un report della Fao e dell'Or- ganizzazione Mondiale della Sanità che hanno offerto un primo spaccato sulla questio- ne. E le conclusioni non sono certo incoraggianti. Sono stati individuati ben 53 pericoli potenziali per la salute che potrebbe compor- tare il consumo di cibi sinteti- ci o, come li definisce lo stu- dio, "Cibo a base cellulare". Il documento mette in eviden- zia rischi che vanno dalle allergie al cancro. Con i cibi in provetta, infatti, si potrebbero trasmettere malattie, infezio- ni, e provocare anche conta- minazioni, oltre agli ormoni il cui uso, vorrei ricordarlo, in Europa è bandito da anni. La r i c e r c a c o n t i n u a , m a n o n vediamo alcuna motivazione per aprire le porte dell'Italia e dell'Unione europea a questi prodotti. Nel nome di una sostenibilità che non è soste- nibile, scusi il giro di parole, trattandosi di processi indu- striali. Ma non regge neanche la motivazione di voler risol- vere così la gravissima emer- genza della fame del mondo che come sappiamo è soprat- tutto un problema di sprechi e di distribuzione. "Non credo che gli 80 Paesi più poveri del mondo potranno mai man- giare carne coltivata, le cui tecniche di produzione sono piuttosto costose" ha detto lo stesso Bill Gates. Sappiamo comunque che sarà una battaglia durissima per gli interessi miliardari in campo. Ma la Coldiretti ha una sola linea: difendere la ricerca, ma quella che fa cre- sce l'agricoltura e la nostra industria alimentare e offre le massime garanzie ai consu- matori. Non quella che vuole distruggere una dieta che è la più bilanciata al mondo e che ha contribuito all'allunga- mento della vita. Certo con le medicine, ma che non devono essere confuse con la tavola. Dai dati Vinitaly, l'Ita- lia del vino sembra conti- nuare a crescere sui mer- cati internazionali. Gli Stati Uniti con Napa Val- ley sono ormai una realtà molto consolidata e com- petitiva. Come possiamo difendere e promuovere le nostre produzioni vini- cole in Usa? Torniamo con il vino alle b e l l e z z e d e l P a e s e e d e l mondo. Le etichette italiane h a n n o c o n q u i s t a t o s p a z i importanti anche negli Stati Uniti. Il 2022 è stato un anno d'oro per l'export di vino nazionale, con oltre 8 miliardi realizzati sui mercati di tutto il mondo. E sul podio dei Paesi che acquistano di più i nostri vini ci sono gli Stati Uniti. Bisogna fare ancora di più. Ecco perché abbiamo contrastato la scelta che stava assumendo la Commissione europea di tagliare gli aiuti alla promozione del vino. Per- ché bisogna essere sempre più presenti sui mercati e quello statunitense è sicura- mente privilegiato per i nostri produttori. Agli italiani d'America che vogliono mangiare italiano cosa dite? Un solo messaggio: non tradite il simbolo del vostro Paese. Mangiare italiano con- tribuisce alla qualità della vita e allora perché accontentarsi di soddisfare solo gli occhi, attratti da colori e simboli che richiamano il Bel Paese, e rinunciare ai sapori veri? "Il cibo italiano non è solo la summa di prodotti realizzati dalle nostre imprese agricole e alimentari, ma è molto di più. E' appunto il racconto del prodotto, della sua lavorazione e di quello che rappresenta per i territori da cui proviene."

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