L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-18-2023

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www.italoamericano.org 11 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 18 MAGGIO 2023 L a cucina italia- na è conosciuta in tutto il mondo per i suoi prodot- ti genuini e tradi- zionali. Tuttavia, negli ultimi anni, il fenomeno dell'Italian sounding ha rappresentato una minaccia per gli autentici prodotti italiani. Non è raro vedere prodotti "italiani", completi di nomi e simboli italiani, ma senza nulla di ita- l i a n o . T a n t o p e r f a r e u n esempio, una "mozzarella" austro-cinese ha recentemen- te fatto la sua comparsa a Pechino, sugli scaffali dei supermercati, con tanto di gondola e Torre di Pisa sulla confezione ma nemmeno un ingrediente proveniente dal- l'Italia. Il tema dell'Italian soun- ding si estende anche alla ristorazione. Molti ristoranti italiani all'estero non servono autentica cucina italiana, e non è solo questione di ricet- te ma di ingredienti e della loro qualità. Ciò ha portato il ministro dell'Agricoltura ita- liano, Francesco Lollobri- gida, a ritenere che potrebbe essere necessario agire se si vuole proteggere l'integrità della cucina italiana e garan- tire che i ristoranti italiani n e l m o n d o a d e r i s c a n o a determinati standard. Ecco perché Lollobrigida ha recentemente proposto un nuovo codice disciplina- re per i ristoranti italiani all'estero. Il codice mirerebbe a classificare i ristoranti ita- liani in base alla loro autenti- cità, a profilarli sulla base di una serie di linee guida che includono l'uso di autentici ingredienti italiani, ricette tradizionali e presenza di chef italiani. Su La Repubbli- ca, Lollobrigida ha affermato che l'Italia "dovrebbe dire no ai ristoranti che si definisco- no 'italiani' ma usano prodot- ti che non lo sono; dovrebbe d i r e n o a g l i c h e f c h e n o n sanno cucinare italiano e, spesso, finiscono per essere oggetto di scherno". Ha pro- seguito affermando che lo scopo del codice disciplinare sarebbe quello di proteggere l'immagine della cucina ita- liana e impedire l'uso di nomi e simboli italiani da parte di ristoranti che non offrono autentico cibo italiano. Que- sto sarebbe fondamentale nel complesso processo di salva- g u a r d i a d e l p a t r i m o n i o agroalimentare nazionale dai danni economici e di imma- gine causati dal fenomeno dell'Italian sounding: "Si può fare - conclude Lollobrigida - se si certifica ufficialmente, anche attraverso un'apposita normativa, la genuinità dei ristoranti italiani all'estero". Inoltre, il ministro dell'A- gricoltura italiano ritiene che un codice disciplinare favori- rebbe la promozione di piatti d e l l a t r a d i z i o n e i t a l i a n a meno conosciuti e di specia- lità regionali. Naturalmente l'adesione sarebbe volonta- r i a , n o n o b b l i g a t o r i a , e potrebbe essere attuata attra- verso un sistema di certifica- zioni. I ristoranti che soddi- sfano gli standard stabiliti nel codice riceverebbero un cer- tificato di autenticità, che potrebbero esporre nei loro locali. La proposta, tuttavia, ha ricevuto una risposta tiepi- da dal settore della ristora- zione, con alcuni che l'hanno accolta favorevolmente come un modo per proteggere l'au- tenticità della cucina italiana e altri che l'hanno criticata come una forma di protezio- nismo o che l'hanno conside- rata non necessaria e come un'idea che porta solo a ulte- r i o r e b u r o c r a z i a . A l c u n i osservatori si sono spinti oltre e hanno dichiarato che il vero problema dell'idea di Lollobrigida è che ignora la diversa natura della cucina italiana, che non si limita ai p i a t t i t r a d i z i o n a l i e p u ò variare da regione a regione, rendendo più difficile valuta- re ciò che è "canonicamente" italiano. E che dire, hanno concluso altri, delle misure già in atto per promuovere la cultura gastronomica italiana all'estero, come le Settimane della Cucina Italiana che ven- gono organizzate in varie città del mondo, Los Angeles compresa? Nonostante il contraccol- po, le autorità hanno sottoli- neato l'importanza di queste norme, ribadendo che non limiterebbero le attività dei ristoranti italiani all'estero, ma piuttosto assicurerebbero l a p r o m o z i o n e d e l l a v e r a cucina italiana. L'idea di Lollobrigida, a onor del vero, non è nuova: nel 2019 l'allora ministro del- l'Agricoltura, Teresa Bellano- va, aveva firmato con l'agen- z i a d i c e r t i f i c a z i o n e internazionale Asacert e Col- diretti, la principale organiz- zazione degli agricoltori ita- liani, il progetto Ita0039, con l'obiettivo di certificare ogni anno 7.000 ristoranti italiani all'estero. Il progetto si proponeva di offrire un bonus ristorante di 1 miliardo di euro (1,10 miliardi di dol- lari) per i 180.000 ristoranti italiani nel mondo, insieme a un contributo di 5.000 euro (5.500 dollari) ad azienda per acquistare esclusivamente prodotti Made in Italy: Bella- nova sperava di rendere i prodotti italiani una questio- ne di identità nazionale. Seb- bene la sua idea non sia mai stata completamente svilup- pata, Lollobrigida ha certa- mente preso qualche spunto dal progetto di Bellanova. Nonostante le critiche, Lollobrigida sostiene la sua proposta, affermando che è importante tutelare l'autenti- cità e la qualità della cucina italiana ed evitare che i pro- dotti che suonano italiani vengano spacciati per auten- tici. Ciò può essere ottenuto, sostiene, solo attraverso l'at- tuazione di rigide normative volte a valutare e controllare cosa può essere considerato cibo italiano e cosa no. In questo contesto, il suo codice disciplinare servirebbe a sta- bilire un punto di riferimento da seguire per i ristoranti ita- liani all'estero. S e b b e n e c i v o r r à d e l tempo prima che la nuova politica venga predisposta, discussa e infine attuata, le domande sulla sua effettiva necessità faranno riflettere: non è meglio concentrarsi sulla qualità del cibo piutto- sto che sulle ricette? E se alcuni ristoranti non possono accedere a determinati pro- dotti Made in Italy ma, dicia- mo, producono la propria mozzarella, le loro salsicce all'italiana o persino la passa- ta di pomodoro? E che dire delle differenze di approccio, quantità e talvolta ingredienti per la stessa ricetta tra le diverse parti d'Italia o anche nella stessa regione? Gli spunti di riflessione non mancano e, se è vero che qualche norma in più può essere utile per tutelare il nostro patrimonio culinario ed evitare che il consumatore venga tratto in inganno, dob- biamo anche tenere presente che la varietà è una delle bel- lezze della nostra alimenta- zione e che non solo gli italia- ni sanno cucinare buon cibo italiano... Forse, come spesso accade, dovremmo trovare un compromesso e acconten- tarci. D o v r e m m o r e g o l a m e n t a r e i ristoranti italiani all'estero? Una pizzeria italiana a New York (Photo: Rafael Ben Ari/Dreamstime) NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ

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