L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-29-2023

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spirazione, il materiale per il suo universo espressivo in un gamma vastissima di stimoli visivi, artistici ed emotivi. Non si tratta appunto, di avere più interessi o di essere semplicemente più cose in- sieme ma di capire che usare definizioni ci fa dimenticare della parzialità di cui, in fondo, ci accontentiamo. Lo facciamo per abitudine e per semplifi- cazione ma dovremmo ricor- darci che sono fondamental- mente scorrette proprio perché parziali, frutto di una visione temporanea, di una valuta- zione, un'esperienza personale. Non è corretto pensarle come definitive, conclusive, assolute non solo perchè viviamo in contesti liquidi ma perché noi stessi, prima ancora degli altri, ci evolviamo costantemente. NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 29 GIUGNO 2023 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | L e definizioni ten- dono ad essere im- precise. Se usate per descrivere una persona sono soli- tamente riduttive, non solo perché ciascuno di noi è sem- pre più cose insieme e fa con- temporaneamente più cose, ma perché il cambiamento è una categoria che generalmente sfugge alle descrizioni. Si inca- sella il prima e il dopo, si sta- bilisce come si era e come si è diventati mentre la fase inter- media, quella del durante, del divenire, non entra nelle cate- gorie di rappresentazione. Ma il working in progress, la fase di passaggio, è spesso decisiva per quello che verrà. In quel "mentre" avvengono gli scambi, le connessioni, le me- scolanze, le collisioni e le scelte. Una poesia è intensamente bella una volta composta, quando si ascoltano le asso- nanze perfette, quando le me- tafore disegnano esattamente il mondo fantastico che dà forma alla suggestione emo- tiva. Eppure proprio quando si manipola il testo, quando si scarta una parola per sce- glierne un'altra, quando si pri- vilegia un bagaglio di significati e allitterazioni ad un altro, pro- prio lì ci si trova di fronte alla magia creativa. Ebbene, è questo processo in fieri che dovremmo consi- derare un po' di più soprattutto nel momento in cui osserviamo un oggetto d'arte, un abito di- segnato da uno stilista, un pro- dotto d'artigianato. Perché il risultato finale è la sintesi di una serie di scelte, di ritocchi, di sguardi che hanno valutato, cambiato, modellato, accanto- nato, selezionato e alla fine dato vita al miglior risultato possibile. Arte, moda e artigianato tendono a loro volta a essere incasellati sotto tre diverse pro- spettive, come se ciascun mondo vivesse chiuso in se stesso, come una monade. In- vece, tantissime volte, è pro- prio la contaminazione che of- fre il risultato migliore. In fondo lo stesso made in Italy ne è buona dimostrazione: anzi, è persino difficile separare il saper fare artigianale dal sa- per andare oltre l'ordinario con gusto, senso estetico, prospet- tiva e interpretazione artistica come sanno fare gli oggetti più iconici dell'italianità. Il problema sta nella co- mune tendenza a demarcare, a catalogare, a creare categorie quando invece dovremmo es- sere un po' più disponibili a far convivere più etichette in- sieme. Prendiamo per esempio Giorgio Armani. Nel mondo è per tutti un'icona della moda: "lo" stilista. E stilista Re Gior- gio lo è sicuramente. Eccelle in questa professione dal 1975. Ma l'ultima delle 5 lauree honoris causa che si è meritato, racconta che non è solo il crea- tivo che domina le passerelle mondiali con il suo gusto per il vestire bene tra eleganza e li- nearità. E' stato lui stesso, ri- cevendo la pergamena in Glo- bal Business Management nella sua città natale, Piacenza, a riconoscere che finalmente è stato omaggiato un aspetto in- negabile ma spesso trascurato della sua attività: "Premia, al di là dell'aspetto creativo, il mio ruolo di imprenditore, l'impe- gno e la passione che mi hanno permesso di trasformare un so- gno in un gruppo solido, sim- bolo del Made in Italy". Perchè appunto, a questo gigantesco interprete dello stile italiano, va ascritta anche una notevole e spiccata gestione degli affari della maison dato che ha creato un gruppo che nella moda e nel lusso vanta i primi posti nel mondo. La laurea honoris causa, nelle parole della pre- side dell'università ha ricono- sciuto proprio questi aspetti ri- cordando quanto ha inciso nell'industria italiana della moda che vale un fatturato an- nuo di circa 100 miliardi di euro, dà lavoro a 500mila ad- detti e a più di 60mila aziende: "Ha posto all'attenzione di un comparto determinante per l'e- conomia del nostro Paese, le molteplici implicazioni del suo permanere in una dimensione pienamente umana: dalla pro- mozione del giusto trattamento delle persone che operano nella filiera, alla dedizione sociale; dall'impegno nella pandemia alla responsabilità ambientale. La sfida al consolidato modello consumistico, dai vorticosi ritmi e dalla scarsa cura per la qualità e il bello, è il suo più recente impegno e testimonia la scelta di una dimensione economica che privilegia ciò che dura nel tempo e che non può prescindere dall'interro- garsi serio e autentico sulle ra- gioni etiche delle azioni". Di glamour, la preside Fellegara non ha parlato affatto eppure stava declamando Armani! Incasellare è sempre un'o- perazione per difetto e lo di- mostra anche un altro nome: Antonio Marras, che rifiuta, come si legge nell'intervista nella copertina de L'Italo- Americano, la definizione di stilista. "Definizione" ha ap- punto un contenuto definitivo che non sa tener conto delle contaminazioni a cui l'estroso ed eclettico sardo si espone, in cui si esprime, con cui crea. La sua cifra stilistica sta proprio nel superare i confini tra le arti e vivere il doppio binario espressivo: quello culturale, Marras da sempre si interessa di ogni tipo di espressione ar- tistico-creativa, e quello tec- nico sviluppato in base alla co- noscenza di materie e forme, tessuti e oggetti. Difende con orgoglio una scelta importan- tissima: cerca la creatività, l'i- Definizioni che vanno strette (soprattutto per creativi come Armani e Marras) giancarlo.fadin@protravelinc.com Direct: 818-783-0208

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