L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-10-2023

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GIOVEDÌ 10 AGOSTO 2023 www.italoamericano.org 7 L'Italo-Americano IN ITALIANO | C Indiana e Michigan con 10. Altro aspetto molto inte- ressante che emerge dallo studio commissionato dal- l'Ambasciata italiana, è rela- tivo all'origine geografica d e g l i i n v e s t i t o r i i t a l i a n i . "Dalla sola Lombardia – si legge - provengono ben 642 investitori presenti con alme- no un'impresa partecipata negli Usa, corrispondenti ad o l t r e u n t e r z o d e l t o t a l e ; seguono il Veneto con 316 investitori, l'Emilia-Roma- gna con 297 e il Piemonte con 151. Il peso complessivo di queste quattro regioni e ` pari ad oltre i tre quarti dei soggetti investitori, ad oltre i due terzi delle imprese parte- c i p a t e e c i r c a a l 9 0 % d e i dipendenti e del fatturato delle imprese partecipate (per queste due ultime varia- bili e ` il Piemonte a dare il contributo più significativo, i n v i r t ù d e l l e a t t i v i t à d e l gruppo Fca-Stellantis)". Il prof. Marco A. Muti- nelli, che da anni studia le strategie delle multinazionali italiane, spiega a L'Italo- Americano cosa emerge dal rapporto, i nostri punti di forza e i settori su cui punta- re, senza dimenticare la leva del made in Italy e l'impor- tanza delle origini italiane di chi opera sul mercato Usa. La ricerca e ` stata affidata dall'Ambasciata italiana al Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell' Università degli Studi di Bre- scia sotto la responsabilità del prof. Mutinelli, che e ` coautore di molti rapporti "Italia Multinazionale" pro- mossi da Ice Agenzia. Lo studio che ha rea- lizzato mostra, al di là dei numeri e delle per- centuali in crescita, la v i t a l i t à d e l S i s t e m a Paese. Si fa impresa, si i n v e s t e i n m e r c a t i importanti, si ha voglia di crescere. Quali sono i nostri punti di forza? Il mercato statunitense è in molti settori il principale mercato mondiale ed è inevi- tabile che ad esso guardino in primo luogo le (poche) grandi imprese, che negli ultimi venti anni hanno effet- tuato investimenti significa- tivi (si pensi a Fiat, Enel, Leonardo, Luxottica, ecc.). Ma particolarmente vivaci sono state anche le imprese di media taglia, che costitui- s c o n o l a p a r t e p i ù v i t a l e d e l l ' e c o n o m i a i t a l i a n a , soprattutto in ambito mani- fatturiero. Stiamo parlando sia dei settori più tradizional- mente caratterizzati come quelli del "made in Italy" (i beni per la persona e per la casa: moda, occhiali, prodotti per l'arredamento della casa, prodotti alimentari e bevan- de), sia di imprese che opera- no nei mercati B2B produ- cendo impianti, macchinari, attrezzature e componenti: spesso queste imprese hanno fatto i primi passi sulla scena i n t e r n a z i o n a l e s e g u e n d o nelle scelte di localizzazione le grandi imprese loro clienti, ma ora che hanno conquista- to un posto spesso di rilievo nelle loro nicchie di mercato, si muovono per essere pre- senti direttamente sui princi- pali mercati di sbocco. Se i punti di forza del "made in Italy" sono noti, quelle di queste imprese risiedono soprattutto nella capacità di dare risposte personalizzate ai loro clienti e nella qualità dei loro prodotti, che le posi- zionano spesso su un target di mercato più alto e sofisti- cato rispetto ai loro concor- renti internazionali, spesso di maggiori dimensioni e più portati a offrire sul mercato prodotti standardizzati. Q u a l i a s u o p a r e r e sono i settori su cui pun- tare e cosa serve a queste imprese che investono nel partenariato com- merciale con gli Usa? Le dimensioni del mercato s t a t u n i t e n s e s o n o t a l i d a offrire grandi opportunità a qualsiasi impresa che sia ben posizionata nel proprio setto- re e voglia espandere il pro- prio raggio d'azione. La pre- senza e il ruolo delle imprese italiane sui mercati interna- zionali sono spesso sottovalu- t a t i , m a c h i o p e r a c o n l e imprese italiane conosce il loro valore e le capacità di chi vi opera. E' dunque impor- tante che vi siano azioni di sostegno nei confronti delle imprese italiane, sia per far conoscere meglio all'opinione pubblica e ai policy makers locali i punti di forza di un'in- dustria che meno di altre gode della visibilità delle grandi imprese (pensiamo ad esempio all'industria tedesca, svizzera o francese), sia per introdurre nel modo migliore sul mercato locale, attraverso informazioni e contatti, le i m p r e s e c h e p e r l a p r i m a volta approcciano al mercato statunitense. Il rischio è che la conoscenza del "made in Italy" si limiti alla moda, ai mobili e al cibo, quando in r e a l t à l e e c c e l l e n z e d e l l a nostra industria sono invece molto più distribuite di quan- to non si pensi tra i diversi settori. Come può descriverci lo stato economico della West Coast? Le multina- zionali puntano su elet- tronica, automotive, ali- mentare, occhiali e pneu- matici. Quali altri merca- ti di sbocco potrebbero avere successo? Q u e l l i d a l e i n o m i n a t i sono settori estremamente ampi e ricchi di opportunità, che le imprese italiane posso- no sfruttare ancor di più di quanto stanno facendo ora, magari anche investendovi in attività produttive, visto il forte sostegno che il governo a m e r i c a n o s t a p o r t a n d o all'industria manifatturiera statunitense con l'obiettivo di ridurre l'enorme disavanzo commerciale del Paese e la dipendenza dalle importazio- ni, in particolare dalla Cina. Ma alle loro spalle vi sono filiere altrettanto importanti dove vi sono grandi opportu- nità per le imprese italiane: mi riferisco ad attrezzature, macchinari, impianti e com- ponenti - i settori che sottoli- neavo in precedenza - dove tante sono le imprese italiane d i e c c e l l e n z a . M a g r a n d i opportunità vi sono anche nei servizi, settori nei quali le imprese italiane raramente hanno finora saputo conqui- stare un posto di rilievo a livello internazionale. Ci sono segnali di un certo sviluppo della presenza italiana anche in questi settori. Che ruolo hanno gli i t a l i a n i i n C a l i f o r n i a , cioè quanto conta l'origi- n e i t a l i a n a d i t a n t i imprenditori che lavora- no con imprese parteci- pate Usa? La formazione di una forte comunità locale di manager e imprenditori di origine italia- na non può che avere effetti positivi sulla presenza delle nostre imprese negli Usa: vuol dire maggiore facilità nel trovare manager per le loro filiali che già conoscono approfonditamente il merca- t o l o c a l e e l e " r e g o l e d e l gioco", riducendo così i rischi i n e v i t a b i l m e n t e c o n n e s s i all'"andare all'estero" per le imprese che vi investono; al tempo stesso, questi mana- ger e imprenditori manten- gono un forte legame con il paese di origine e questo può portare a nuove opportunità p e r i m p r e s e i t a l i a n e c h e ancora non sono presenti in misura significativa nella West Coast e più in generale negli Usa. L'Ambasciatrice Zappia ha dichiarato che "L'Italia è da sempre un partner affidabile per gli Usa. Puntiamo alla crescita degli investi- menti nelle due direzioni. L'Ambasciata, su impulso della Farnesina, lavora costantemente per raggiungere questo obiettivo" Continua da pagina 5 NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ L'ambasciatrice Zappia con il direttore dell'Italian Trade Agency a Los Angeles, Mattia Biaggi, Alessandra Rainaldi e la ex Direttrice dell'Italian Cultural Institute (Photo: Stefania Rosini)

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